Anche i consiglieri Edoardo Verda e Debora Bellotti, del Partito Democratico di Imperia, intervengono con una nota in merito alla situazione del ponte di Piani.
Come denunciato dal nostro giornale, infatti, il ponte di Piani, i cui lavori sono in fase conclusiva, risulta molto diverso dal progetto esecutivo. E’ una struttura ad arco e non a trave, non è largo 10 metri, ma 8, non ha ai lati della carreggiata una pista ciclopedonale e una pedonale.
Imperia: nuovo ponte di Piani, la nota del PD
Mamma, mi si è ristretto il ponte. L’annosa e ingarbugliata vicenda del Ponte di Piani si è impreziosita di una nuova – e forse decisiva – puntata con la pubblicazione di un articolo pubblicato sul giornale ImperiaPost.it. Già oggetto di polemiche per il ritardo nella conclusione dei lavori e per le evidenti differenze progettuali rispetto a quanto annunciato (il ponte ha una struttura ad arco e non a trave, non è oltre 10 metri di larghezza ma 8 e non sono stati previsti, ai due lati, la ciclabile e il percorso pedonale), è finanziato con fondi del Dipartimento di Protezione civile e ha visto l’inizio dei lavori nell’ottobre 2022.
Già a gennaio il Comune ha dovuto far fronte a un aumento dei costi di oltre 160 mila euro per un intervento che, secondo le previsioni, avrebbe dovuto terminare a maggio scorso.
Oggi si scopre che “inizialmente si era progettato un ponte ragionevole ed economico” il cui costo “si aggirava intorno ai 3 milioni di euro”. Ma poi si scopre anche che i soldi non ci sono e alla richiesta del Sindaco di restare nel budget si provvede “tagliando tutto quello che era possibile”.
Per non perdere il finanziamento “si mette il progetto a gara nonostante mancasse ancora il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.” Che però, poco dopo, boccia il progetto, ritenedo “non sicuro mettere appoggi dentro l’alveo del torrente”.
Si cambia ancora, quindi, e da un ponte a travata si passa ad un ponte ad arco che, però, costa di più e per stare nel finanziamento si elimina il possibile, “comprese le passerelle, quella ciclopedonale e quella pedonale.” Si salva solo quella che, con ardito neologismo, il progettista chiama “passerella reversibile (!)”: si potrà demolire, in soldoni, “quando verranno realizzate quelle esterne”. Insomma un pasticcio, dovuto alla vulcanica inventiva del primo cittadino che, purtroppo, mal si concilia con le regole della fisica, dell’idraulica e dell’economia. E tuttavia restano ancora, per noi, alcuni punti oscuri: quale progetto è stato effettivamente approvato e finanziato?
Esiste, come crediamo, una fitta corrispondenza tra Comune, Regione e Ministero? Tutte le opere realizzate sono liquidabili?
Domani presenteremo una richiesta di accesso agli atti per vederci più chiaro. Di sicuro c’è che, per l’ennesima volta, non siamo riusciti a fare il passo fondamentale da “uomo del fare” a “uomo del far bene”.