19 Dicembre 2024 13:55

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L’attrice imperiese Giorgia Senesi nel cast del debutto teatrale di Nanni Moretti. “Grande soddisfazione, lavorare con lui è un onore”

In breve: Insieme a lei sul palco Valerio Binasco, direttore artistico dello Stabile, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli.

C’è anche un po’ di Imperia al debutto alla regia teatrale di Nanni Moretti. Nel cast di “Diari d’amore”, dittico composto da due atti unici di Natalia Ginzburg, è presente anche l‘attrice imperiese Giorgia Senesi. Insieme a lei sul palco Valerio Binasco, direttore artistico dello Stabile, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli.

Per conoscere da vicino il dietro le quinte di quest’opera che sta girando l’Italia e l’Europa, ImperiaPost ha intervistato Giorgia Senesi. Ecco cosa ci ha raccontato.

L’attrice imperiese Giorgia Senesi nel cast del debutto teatrale di Nanni Moretti

Com’è nata questa collaborazione?

“Tutto è iniziato circa un anno e mezzo fa, quando sono stata chiamata per fare l’audizione per Nanni Moretti. Ero molto stupita che si occupasse di teatro, ma poi ho saputo che da tempo aveva questo sogno nel cassetto. Ho fatto l’audizione a Roma, nell’agosto del 2022 e non mi aspettavo di essere scelta.

L’ho conosciuto per la prima volta proprio in fase di audizione, dove è scattata un’immediata simpatia reciproca. Ero emozionata, ma di solito mi pongo in maniera semplice. Dopo 30 anni di teatro, provini e incontri, ho capito che quello che conta è essere se stessi. Credo che lui abbia apprezzato e io ero già soddisfatta.

Lui è simpaticissimo, esattamente come nei film. Il provino è stato particolare, perchè si è svolto da fermi e con una videocamera, come se fosse per il cinema. È stata una chiacchierata durante la quale si è evinto che la sua scelta sarebbe andata, oltre che sulla professionalità, anche sulla affinità personale.

A settembre ho saputo di essere presa ed è stata una grande gioia. Rispetto a ruoli degli ultimi due anni, in questo spettacolo ho un ruolo più piccolo, ma Nanni Moretti è un’icona, e sono davvero felicissima di questa opportunità.

Ero un po’ preoccupata per la lunghissima tournée che mi aspettava, dato che non ne faccio di così lunghe da anni, ma è un’esperienza meravigliosa. Fino a gennaio siamo nella prima tranche in Italia e in Francia, poi proseguiremo a maggio e giugno”.

Com’è lavorare con un regista cinematografico a teatro?

“È un’esperienza bellissima e curiosa. Moretti si è da subito posto in maniera aperta e onesta con noi, non ha mai nascosto i suoi timori per il fatto di essere alla prima esperienza su questo fronte. C’è stato un reciproco affidarsi. 

Abbiamo lavorato direttamente sul testo della Ginzburg. Il linguaggio è musicale, lieve. Moretti ci ha fatto ripetere tantissime volte il testo senza interromperci, senza darci indicazioni, per ascoltare e farci trovare un linguaggio musicale affine alla poetica della Ginzburg. Le prima volte ascoltava senza nemmeno guardarci. Noi ci siamo affidati a lui nella sua scelta di procedere in questa maniera e lui si è affidato a noi fidandosi della nostra esperienza per tutti i movimenti di scena. Siamo stati liberi di muoverci e di trovare soluzioni sceniche per accompagnare la musica linguistica. Si è creato subito un bel clima in compagnia. È curioso che utilizzi il gergo cinematografico, come ‘tre, due, uno, azione'”.

Come sta andando la tourneè?

“Sta andando benissimo, è stato un crescendo. Abbiamo debuttato a Torino, dove abbiamo proseguito per 3 settimane. Le prime sere sono andate bene ma è sempre un test per prendere le misure. Il pubblico ride moltissimo e partecipa. Poi abbiamo proseguito con Bologna e Milano”.

Cosa la lega a Imperia?

“Sono cresciuta a Imperia. Non sono nata lì, ma sono venuta a viverci a soli 2 anni. Mio padre, Carlo Senesi, ha insegnato per anni alle Magistrali e al Vieusseux, ha portato il teatro nei Licei di Imperia, collabora con il Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare. Ho frequentato il Vieusseux, dove poi è arrivato Diego Pesaola, alias Zap Mangusta, attore drammaturgo, che propose laboratori teatrali e che mi fece innamorare per questo tipo di lavoro”.

Come è iniziata la sua carriera?

“Dopo il Liceo ho iniziato a frequentare la scuola del Piccolo Teatro a Milano, dove poi sono rimasta. Ho lavorato da subito con Giorgio Strehler, Luca Ronconi, grandi maestri della regia. Ho avuto anche altre esperienze all’estero. A 25 anni sono stata presa per lo spettacolo “L’arlecchino servitore di due padroni” e ho girato il mondo con questo spettacolo.

Successivamente ho avuto due figli, ora grandi, e questo mi ha portato a rallentare con il teatro. Dopo il lockdown ho ripreso moltissimo, anche in tv. Ho fatto parte del cast di Mare Fuori, interpretando Anna Ferrari, la madre di Filippo e Anita.

Ho fatto tante esperienze e ancora il teatro mi dà tante gioie. È un mondo bellissimo, anche se faticoso per il tipo di vita che porta a fare”.

Di cosa tratta l’opera?

“Sono due atti unici basati sui testi di Natalia Ginzburg “Dialogo” (in cui ci sono 2 personaggi) e “Fragole e panna” (5 personaggi). Entrambi sono relativi al tema delle crisi coniugali e dei rapporti interpersonali in una borghesia tra gli anni 60 e 70, dove si inizia a sentire un desiderio di libertà. In queste due famiglie ci sono tradimenti e incomprensioni. Io entro nel secondo atto, sono Letizia, la sorella della protagonista, Flaminia, che viene tradita dal marito Cesare e si vede piombare in casa la giovane amante del marito, Barbara. Flaminia vorrebbe buttarla fuori di casa, ma poi arriva Letizia che cerca di trovare una soluzione, prende Barbara e la porta in un pensionato di suore. Barbara però scappa e non si sa dove sia finita.

L’atto è sostanzialmente un dialogo tra donne, in cui Flaminia rappresenta la donna in crisi e malinconica che si rende conto di non aver vissuto, mentre Letizia, alter ego della sorella, cerca di mantenere in piedi tutta la situazione. È l’unico personaggio non monologante, entra negli ultimi 20 minuti e questo per me è molto difficile. I miei colleghi sono in scena da più di un’ora io arrivo verso la fine. Però in teatro non esistono piccole parti o piccoli attori, si può fare di una piccola scena una cosa preziosa che abbia senso rispetto a quello che succede. Mi piace il mio personaggio perchè porta ironia in un’aria cupa”.

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