19 Dicembre 2024 16:06

19 Dicembre 2024 16:06

Imperia: ex preside Istituto Marconi a processo, PM chiede condanna a 4 anni e 2 mesi di carcere. “Comportamenti denigratori continui”. La difesa: “Indagini parziali, nella scuola un gruppo di insegnanti la faceva da padrone e non accettava la Pistorino”

In breve: Il collegio ha rinviato l'udienza al 16 gennaio 2024 per le eventuali repliche del pubblico ministero e la sentenza.

Quattro anni e due mesi di reclusione. Questa la richiesta di condanna pronunciata oggi dal PM Veronica Meglio, in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo che vede sul banco degli imputati l’ex dirigente scolastica dell’Istituto Marconi di Imperia Daniela Pistorino, dinnanzi al collegio composto dai giudici Carlo Indellicati, Francesca Minieri e Antonio Romano. La Pistorino (difesa dall’avvocato Antonino Favazzo) è accusata di peculato d’uso e maltrattamenti (per le accuse di minacce, diffamazione e violenza privata è intervenuta la prescrizione).

La denuncia, lo ricordiamo, è partita da 15 persone offese (tra insegnanti e personale scolastico dell’istituto).

Nel corso dell’udienza di oggi, dopo le dichiarazioni spontanee dell’imputata, il PM Veronica Meglio ha chiesto la condanna a 4 anni e 2 mesi di carcere. L’avvocato della difesa ha chiesto l’assoluzione in quanto i fatti contestanti “non sussistono”. Il collegio ha rinviato l’udienza al 16 gennaio 2024 per le eventuali repliche del pubblico ministero e la sentenza.

Imperia: ex preside Istituto Marconi a processo, PM chiede condanna a 4 anni e 2 mesi di carcere

“Certamente l’Istituto Marconi non era un lager – ha affermato il PM durante la requisitoria – ma dalle dichiarazioni dei testimoni cosa è emerso? È emersa la diffidenza della Pistorino per la ‘vecchia guardia’, quei docenti di ruolo che erano giudicati responsabili di aver denunciato la vecchia preside e che sono stati destinatari di una serie di condotte al contrario di tutti gli altri docenti più giovani verso cui la Pistorino non aveva nessun motivo di astio, diffidenza o sospetto.

La preside arriva in un ambiente dove c’è uno zoccolo duro di insegnanti che sono abituati a fare in un certo modo che lei vuole stravolgere. È umanamente comprensibile tentare di opporre un minimo di resistenza, sempre espressa in modo legittimo, chiedendo spiegazioni, mentre loro erano destinatari di revoche di incarichi, ingiurie e minacce

Dall’istruttoria dibattimentale abbiamo maltrattamenti su tre fronti: nei confronti della Dsga, nei confronti dei collaboratori scolastici e nei confronti dei docenti. È emerso che era impossibile lavorare in segreteria, il personale era definito dalla preside incapace e veniva accusato di voler declassare la scuola. Minacciava di farli trasferire. Per quanto riguarda i collaboratori scolastici, due su tre si erano avvalsi della Legge 104, e la preside aveva reagito dicendo che aveva bisogno di “persone normali non di persone handicappate”. Infine, per quanto riguarda i docenti: gli errori dei docenti sono stati fronteggiati in maniera completamente sproporzionata con la revoca incarichi, sono stati destinatari di espressioni di disprezzo della preside, che reagiva urlando a opinioni diverse dalla sua, come ha fatto anche oggi in aula in tribunale quando ho iniziato a parlare. 

Per quanto riguarda i reati di peculato d’uso (la preside si è fatta andare a prendere a Genova con l’auto dell’Istituto per arrivare a Imperia e per compiere poi il tragitto inverso) e maltrattamenti, chiedo la pena di 4 anni e 2 mesi di carcere”.

Avvocato Antonino Favazzo, difesa Pistorino

“L’indagine è partita con il piede giusto? – si è domandante l’avvocato Favazzo nel corso della propria arringa É possibile non considerare la situazione di contesto nella quale queste vicende si sono verificate? È possibile fare finta che questo Istituto fosse un plesso scolastico che funzionasse alla perfezione e non invece un istituto al cui interno la presenza della dottoressa Pistorino è stata malaccetta da chi in quella scuola, quello zoccolo duro la faceva da padrone, che stabiliva se e chi doveva avere dei privilegi, ovvero gli incarichi altamente remunerativi sui quali quello sparuto gruppo di soggetti aveva messo le mani. Questo è il contesto, non possiamo far finta di non saperlo, perchè è emerso nel corso del processo tramite le testimonianze dei pochi testimoni che siamo riusciti a portare. 

Non sono riuscito a ottenere la disponibilità alla testimonianza, che dovrebbe essere un dovere di un cittadino. Nessuno è voluto venire a rendere il proprio dovere.

L’indagine parte male perchè noi abbiamo un numero di docenti e non docenti prossimo alle 150 unità. Quanti testimoni abbiamo visto? Abbiamo avuto circa 15 denuncianti. Gli altri 135 dove sono? Sono indagini parziali. Ci saremo attesi che si sarebbe sentita a tappeto più gente possibile”.

Al termine dell’arringa, l’avvocato ha chiesto l’assoluzione della propria assistita perchè “i fatti non sussistono”.

 

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