Le indagini della Guardia di finanza relative all’organizzazione che faceva capo alle famiglie Gioffrè – De Marte sono andate avanti per oltre un anno e grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, a pedinamenti e appostamenti con riprese fotografiche e video, gli inquirenti hanno potuto raccogliere prove tali da consentire di ricostruire l’organigramma completo dell’organizzazione.
La ricostruzione dell’associazione a delinquere fatta dagli inquirenti e le responsabilità di Michela De Marte per il coinvolgimento dei figli minori
Una ricostruzione talmente precisa da permettere al Pubblico ministero prima e poi a Giudice per il indagini preliminari di poter delineare i contorni del reato di associazione per delinquere.
Nell’ordinanza relativa agli arresti vengono specificati con chiarezza i ruoli di ognuno degli indagati.
Scrive il Gip: Ritiene il decidente che le indagini svolte abbiano permesso di acquisire chiari elementi di prova a sostegno dell’ipotesi associativa nei confronti dei sottoindicati indagati
– Gioffrè Domenico e De Marte Giovanni, Laganà Antonino: costitutori, promotori, finanziatori e capi della struttura, i quali impartivano disposizioni vincolanti per coloro che non avevano parte dirigente nel gruppo criminale.
– De Marte Michela : organizzatrice e moglie del capo in posizione comunque verticistica e sovraordinata, pronta a svolgere diversi compiti in favore dell’associazione (quale staffetta e corriere) in grado di fornire pareri nel corso della trattative e indicazioni ai corrieri in occasione delle trasferte, fornendo anche la password del criptofonino, rendicontando la contabilità dei guadagni dell’associazione, nonché informando l’associazione di ogni notizia utile di cui veniva in possesso (come nel caso dell’arresto del cliente) per tutelare l’associazione.
– Onda Lorenzo : elemento di collegamento tra i vertici GIOFFRE’ Domenico e DE MARTE Giovanni, corriere e venditore al dettaglio.
– Chimenti Giovanni : corriere, venditore e custode dello stupefacente.
– Chirco Lorenzo: corriere e assaggiatore.
– Loda Jhonny: cliente, rivenditore, corriere e custode dello stupefacente.
– Santarpia Vincenzo: cliente e venditore al dettaglio, corriere, staffetta.
– Striglioni Nicolò: cliente all’ingrosso e prestanome.
– Ziella Andrea: : corriere, deputato anche al recupero dei crediti con metodi violenti.
– Nieto Fiss Randy Leonardo: cliente all’ingrosso, venditore al dettaglio, deputato anche al recupero dei crediti con metodi violenti.
– Raso Casanova Antonio Arcangelo: corriere e mediatore nelle trattative per l’acquisto di stupefacente.
– Ciulla Daniel: cliente e assiduo venditore, CASA Alessandro: corriere e venditore.
– Shaba Indrit: cliente, venditore, assaggiatore, deputato anche al recupero dei crediti con metodi violenti.
– Scarcella Giuseppe: fornitore calabrese della cocaina in pietra e dei criptofonini.
– Cavalcante Luca: quale concorrente esterno.
Pesanti accuse per Michela De Marte: avrebbe coinvolto i suoi bambini nel traffico di droga
Gli investigatori si soffermano poi sulla figura di Michela De Marte per la quale decidono che “pur madre di prole di età non superiore ad anni 6 deve essere destinataria della massima misura inframuraria per la sussistenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza.
L’accusa nei confronti di Michela De Marte è la peggiore che si possa ipotizzare per una madre, vale a dire quella di aver in qualche modo coinvolto i suoi bambini nel traffico di droga.
Scrive il Gip nell’ordinanza: “E’ pacificamente emerso che la donna non esitava a coinvolgere la piccola figlia nelle staffette per gli approvvigionamenti all’evidente fine di distogliere le forze dell’ordine da controlli sulla sua autovettura e induceva il fratello minore a perfezionare le cessioni al minuto per conto dell’associazione, inviandolo persino in una zona che ella temeva essere attigua ad una telecamera e, a tal fine, gli suggeriva le modalità più opportune per evitare di essere scoperto dalle forze dell’ordine in ipotesi di controllo: il che certamente concorre a dimostrare l’assoluta mancanza di tutela ed educazione nei confronti del minore, che veniva persino indotto a delinquere.
E’ inoltre emerso dalle intercettazioni ambientali che la donna teneva la bambina nella stessa stanza in cui era presente la cocaina quando parlava col marito dell’adulterazione della stessa e dei guadagni ricavabili dall’adulterazione con l’uso della mannite”.