Grande partecipazione, nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 23 novembre, presso la biblioteca delle Suore Clarisse ad Imperia, all‘incontro di Libera con Rosaria Costa. Vedova di Vito Schifani, uno dei tre poliziotti uccisi nella strage di Capaci, Costa ha presentato il suo libro autobiografico “La mafia non deve fermarvi”.
“La mafia non deve fermarvi”: a Imperia l’autobiografia di Rosaria Costa, vedova Schifani
L’incontro è stato organizzato dal presidio “Rita Atria” di Libera Imperia. Oltre cento le persone presenti in sala, tra cui molti giovani, a testimoniare quanto la vicenda sia sentita anche dalle nuove generazioni.
Tra il pubblico il Procuratore Capo Alberto Lari, il Questore Giuseppe Felice Peritore e le massime autorità civili e militari del territorio.
L'intervista all'autrice Rosaria Costa
“Ripercorro in questo libro dalla mia adolescenza vissuta in una borgata, alla vita con Vito Schifani il poliziotto che è morto nei tragici fatti del ’92 con la strage di Capaci.
Non è soltanto un libro tragico, è un libro di speranza e di fede, di lotta alla mafia. Racconto anche in che modo uno può avere la speranza, in che cosa aggrapparsi quando abbiamo delle difficoltà nella vita.
Un messaggio da lasciare alle nuove generazioni? Non perdete mai la speranza, siate sempre ottimisti. La vita è troppo bella, bisogna viverla. Viverla”.
“I mafiosi non vedranno Dio – ha affermato Rosaria Costa nel corso dell’incontro – Questi balordi non vedranno Dio. Nessuno mai mi ha contattato per dirmi ‘mi dispiace’. Il perdono non può esistere. Questi signori non saranno felici. Mio figlio indossa la divisa e sono felice perché questo ragazzo è riuscito ad avere un’infanzia serena. Quella bomba è entrata in casa nostra e anche nelle vostre case.
Ricordo ancora come ho saputo della strage di Capaci. Mi chiama un amico e mi dice ‘Rosaria dov’è Vito?’. E io ‘perche?’.
‘C’è stato un attentato al giudice Falcone e ci sono dei morti’ mi risponde.
Ho chiamato la Questura e mi hanno detto non sapevano niente, di guardare il telegiornale.
Palermo era il centro della raffineria di droga. Vivevamo in un contesto brutto. Credo di aver fatto bene ad andare via. La Sicilia è meravigliosa, ma ho preferito prendere questo bambino e andare via. Io ho trovato una famiglia in Liguria. Mi trovo bene, mi ricorda la Sicilia.
Dobbiamo cercare di andare avanti, aggrappandoci a qualcosa. Non ho voluto essere ‘piatosa’, come si dice a Palermo. Da una tragedia, dall’esplosione di una bomba, può nascere un’esplosione di cambiamento. Non dimenticherò mai quei poliziotti.
Per anni non ho creduto nella giustizia, perchè sono sicura che la verità su quella strage non la sapremo mai. Bisogna credere nelle istituzioni oggi, ma in quel momento è stata nascosta la verità. I macellai, come Totò Riina, ammazzavano in un altro modo. Mi sono messa il cuore in pace, non sapremo mai la verità”.
Parla Maura Orengo, referente di Libera
“Oggi c’è la presentazione della sua autobiografia. Ci racconta tutte le sue vicende, a cominciare dalla sua infanzia a Palermo e la sua vita col marito Vito Schifani. Come mai ha risposto in quel modo e ha letto in quel modo la lettera nella chiesa di Palermo, che ha lasciato un segno in tutta la nostra storia e poi le vicende successive.
Una storia di riscatto e di recupero, di meravigliosa famiglia nuova che si è creata. È un grande segno di speranza.
È anche però un segno forte sulla violenza della mafia, che ci dice che la mafia non deve essere lasciata agire, perché la mafia è violenta anche quando non uccide.
Uccide i nostri giovani, le loro speranze per il futuro. Gli dà dei lavori che sono illegali e li portano a finire in carcere.
Per quanto riguarda le ultime vicende su Imperia e nello specifico quello che è successo nell’ultimo Consiglio Comunale, sulla Commissione Antimafia, lei cosa ne pensa?
“Ci siamo già espressi su questo, sulla mafia non bisogna tacere anche se si ha un minimo segno bisogna agire subito. Mi sembra che le ultime notizie ci abbiano dato ragione.
Le popolazioni vanno informate e preparate per poter reagire non per essere acquiescenti o fare silenzio”.
“Quella di Rosaria è una storia importante per ognuno di noi – ha affermato Maura Orengo durante l’incontro – La violenza mafiosa non fa male solo quando uccide con le bombe. I nostri ragazzi sono a rischio per lo spaccio di droga che c’è dappertutto. La mafia uccide sogni e speranze dei nostri figli e di noi genitori. Dobbiamo sgridare anche noi stessi e dirci che mondo abbiamo costruito. Maria Rosaria ha dato una speranza con il suo esempio. Sarà un esempio per i suoi cari e per tutti noi.
La mafia si sta comprando tante zone nel Nord Italia. Anche in Liguria. Ed è stato possibile perché i liguri non hanno detto no alla mafia. Hanno trovato delle occasioni per guadagnarci. Non pensare che non sparano più e va bene così. Bisogna denunciare anche le piccole cose, che poi non sono così piccole. Lo abbiamo visto con le ultime indagini”.