“Come cittadino ucraino è una mia responsabilità proteggere il mio Paese, la mia casa, la mia gente. Da più di 600 giorni i russi attaccano le nostre città, la nostra economia. E’ una guerra enorme, non si può immaginare quanto è grande. La linea del fronte è di oltre 1000 km e per ogni km ogni giorno abbiamo scontri”. Così il campione ucraino di Karate Stanislav Horuna, ieri, 25 novembre, ospite a Diano Marina, racconta la guerra Russia-Ucraina. Horuna, medaglia di bronzo olimpica, soldato dell’esercito ucraino, è balzato agli onori della cronaca proprio per essere stato richiamato alle armi.
Diano Marina: Stanislav Horuna racconta la guerra in Ucraina
Intervistato dal nostro giornale a margine dell’evento organizzato dalla DKD Karate, Stanislav Horuna ha raccontato come sta vivendo il conflitto.
“Sono un soldato dal 2019, quando la guerra è scoppiata sono stato richiamato per essere reintegrato. Io e altri ragazzi eravamo a Leopoli, aspettavamo che l’esercito russo arrivasse dalla Bielorussia, cosa che fortunantamente non è successa. Avevamo le armi, i fucili, pronti a combattere. Come cittadino ucraino è una mia responsabiltà proteggere il mio Paese, la mia casa, la mia gente.
La situazione è molto critica, per quasi due anni, da più di 600 giorni, i russi attaccano senza sosta gli ucraini, attaccano le nostre città, la nostra economia. Ci attaccano da fronti differenti, senza sosta. E’ una guerra enorme, non si può immaginare quanto è grande. La linea del fronte è di oltre 1000 km e per ogni km ogni giorno abbiamo scontri.
Quasi ogni giorno ci sono allarmi antiaerei in regioni differenti dell’Ucraina perchè la Russia manda droni e missili per attaccare diverse città. Non attacano solo dal fronte, ma attaccano tutta l’Ucraina con missili e droni, la situazione è molto critica e abbiamo davvero bisogno dell’aiuto e del supporto di tutto il mondo. Siamo felici che le nazioni europee, insieme a Regno Unito e Usa ci supportino finanziariamente, con armi e aiuti umanitari. Siamo grati agli italiani per il supporto alla nostra gente, ai nostri rifugiati. Vi siamo grati per le donazioni di denaro e di cibo”.