16 Novembre 2024 00:21

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16 Novembre 2024 00:21

“Se fate i bravi”: a Imperia la proiezione del documentario sul G8 di Genova. Il regista: “Ferita ancora aperta, tanto ancora non è emerso. Claudio Scajola? Faceva parte di una macchina molto più ampia”/Video

In breve: Si è tenuta ieri sera, 27 novembre, al Cinema Centrale di Imperia, la proiezione del documentario sul G8 "Se fate i bravi-Genova 2001, il sogno e la violenza".

Si è tenuta ieri sera, 27 novembre, al Cinema Centrale di Imperia, nell’ambito della programmazione 2023-2024 del Cineforum, la proiezione del documentario sul G8 “Se fate i bravi-Genova 2001, il sogno e la violenza”. Presente in sala il regista (che ha realizzato il film insieme ai due coautori Daniele Gaglianone, Fabio Geta) Stefano Collizzolli. ImperiaPost lo ha intervistato.

“Se fate i bravi”: a Imperia la proiezione del documentario sul G8 di Genova, ospite il regista Stefano Collizzolli

Come si raccontano i fatti del G8 Genova 20 anni dopo? Quali difficoltà avete incontrato?

“Più che difficoltà direi opportunità. Il film è nato proprio dall’idea che venti e più anni dopo fosse un momento in cui era possibile provare a raccontare questa storia con la distanza necessaria dovuta al fatto che chiunque era coinvolto era in un’altra fase della vita. La vicinanza è dovuta al fatto che alcune ferite non si sono chiuse, quindi potrebbe sembrare ieri. E comunque non è ancora storia, è ancora per certi versi molto presente. Il film non ambisce a raccontare un fatto troppo vasto, è concentrato sul cercare di capire che cosa fanno 20 anni a una vicenda come quella”.

Tutto nasce anche da una cassetta che è stata rispolverata dopo tanto tempo e che è stata girata anche da lei. Come’è stato rivedere quei filmati e cosa ricorda di quel periodo dato che era presente?

“Io ero a Genova, penso che questo non stupisca chi ci ascolta. In realtà quella cassetta non è il punto di nascita, ma un punto di arrivo. Io, con Daniele Gaglianone, Fabio Geta, i due co-autori del film, iniziamo questa ricerca appunto con l’idea dei 20 anni e cercando però tutte voci altrui, non le nostre. Poi incontriamo una voce particolarmente forte, quello che poi è diventato protagonista del film, che è Evandro Fornasier. Molto tempo dopo un mio collega, Andrea Segre, con cui eravamo a Genova insieme 23 anni fa, mi dice ‘Ste ma sai che io avevo una telecamera secondo me a quell’epoca. Non so, forse ho ancora la mini TV, chi lo sa’. L’ha effettivamente ripescata, avevamo entrambi dimenticato quella cassetta, nessuno l’aveva mai rivista e quindi è un risultato più che un punto di nascita del film, ritrovare un pezzo di video del tutto rimosso. Questa è la parola giusta. Video che in realtà gira quasi sempre Andrea, sono immagini di Segre non mie. Però c’è il me stesso di 22 anni fa, che fa il ‘mona’ per le strade di Genova e anche questo è un pezzo di quella distanza-vicinanza che sta dentro al tentativo del film”.

Cosa si porta dietro di quello che è successo nella sua esperienza personale?

“In realtà io ero a Genova un po’ come cane sciolto. Ho evitato le situazioni peggiori più per fortuna e per caso che per altro. Infatti per tutto il film ricostruiamo il fatto che io e Evandro, appunto il protagonista, eravamo distanti poche decine di metri. E a lui è andata in modo molto diverso, è finito prima in Questura e poi a Bolzaneto. Rimane comunque una ferita che mi rendo conto, tornandoci, quanto è profonda e quanto è ancora aperta. Rimane il fatto che l’unico modo di andarci dall’altra parte, visto che non c’è una verità condivisa su quella storia, non c’è un punto fermo, è quello di attraversarla un’altra volta e provare la condivisione. Il film ha girato molto dopo l’uscita, a Venezia, poi a Firenze, i due Festival in cui è uscito, è quasi sempre stata un’occasione per provare a tornare insieme su quella storia e provare a scongelare delle cose per poi anche uscire dall’altra parte e andare avanti”.

Il documento viene presentato proprio a Imperia, dove il Sindaco è Claudio Scajola che all’epoca dei fatti era il Ministro dell’Interno ed era stato pesantemente criticato. Che idea vi siete fatti? Qual è la vostra opinione?

In realtà era un intero pezzo dello Stato in quell’occasione. Certo Scajola aveva una responsabilità specifica, perché era Ministro dell’Interno e perché a un certo punto, in una dichiarazione, il giorno prima che uccidessero Giuliani, in qualche modo ha detto che questa cosa era possibile. ‘Se qualcuno si vicina alla zona rossa saremo costretti a…’ Però faceva parte di una macchina molto più ampia che aveva organizzato in un certo modo quell’evento. Il Governo di cui Scajola faceva parte, con Belusconi Presidente, si era insediato da pochi mesi. In realtà l’organizzazione era del Governo precedente di centrosinistra, in una continuità di atteggiamento verso ciò che poteva accadere in quelle piazze che è abbastanza uniforme. Poi certamente in quel contesto qualcosa è uscito fuori controllo e qualche pezzo di Stato attorno allo Stato, non credo direttamente il Ministro dell’Interno, forse neanche il Viceministro, il Vicepresidente Fini, qualcos’altro, ha ritenuto di avere mano libera”.

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