Condannato a 1 anno e 4 mesi di carcere. Questa la sentenza pronunciata oggi dal Giudice Antonio Romano, in Tribunale a Imperia, nell’ambito del processo, con la formula del rito abbreviato, che vedeva sul banco degli imputati, con l’accusa di possesso di documenti falsi, Luca Dolce, detto “Stecco”, il 37enne triestino, anarchico, arrestato lo scorso ottobre a Dolceacqua, dopo una lunga latitanza sotto falso nome, dagli agenti della Digos e del reparto speciale del Nocs della Polizia di Stato. Su di lui pendeva una condanna definitiva a tre anni di carcere per reati legati all’ordine pubblico.
Presenti all’ingresso del Palazzo di Giustizia anche circa 20 attivisti anarchici che hanno accolto con applausi l’arrivo di Dolce in Tribunale e hanno seguito il processo in aula. Alla fine dell’udienza, il gruppo ha urlato “viva l’anarchia”.
Imperia: anarchico latitante Luca Dolce condannato a 1 anno e 4 mesi di carcere in Tribunale
Il Pubblico Ministero Enrico Cinnella della Porta, nella sua requisitoria, ha sottolineato che “la responsabilità penale dell’imputato è provata in quanto è stato trovato in possesso di una carta identità riportante la sua foto e i suoi dati, ma il nome di un altro soggetto, che utilizzava con lo scopo di sottrarsi alla carcerazione. La falsificazione è stata confermata dall’analisi peritale. Chiedo l’esclusione della recidiva e la condanna a 1 anno e 4 mesi di carcere”.
L’avvocato della difesa Ettore Grenci del foro di Bologna, da parte sua, ha specificato di non avere commenti sulla falsificazione del documento, in quanto “una relazione tecnica lo dimostra”, concentrandosi sulla valutazione della qualificazione giuridica del fatto. “Non è presente – ha dichiarato il legale – una dicitura sulla validità del documento ai fini dell’espatrio, elemento chiave perchè si possa configurare il reato di possesso di documenti falsi”. Per questo l’avvocato ha chiesto l’assoluzione perchè “il fatto non sussiste” e in via alternativa ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche e l’esclusione della recidiva in quanto il reato prevede una pena già elevata e l’arresto si è svolto in un clima di tranquillità, senza che l’imputato opponesse resistenza.
Il Giudice Antonio Romano ha deciso per la condanna a 1 anno e 4 mesi di carcere, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero.