La Corte d’Assise di Imperia (composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati ed Eleonora Billeri), nell’udienza di oggi, nell’ambito del cosiddetto “cold case svedese”, ha rigettato l’eccezione avanzata dal difensore di Salvatore Aldobrandi, l’avvocato Fabrizio Cravero e il processo quindi prosegue.
Il processo in Corte d’Assise va avanti con l’audizione dei testimoni, fra cui madre e fratello della vittima, Sargonia Danka
Salvatore Aldobrandi, 73enne, pizzaiolo originario di Cosenza ma da anni residente a Sanremo, è accusato di omicidio volontario aggravato della 21enne Sargonia Dankha (all’epoca compagna di Aldobrandi), scomparsa il 13 novembre 1995 a Linköping, città della Svezia a 200 chilometri a sud di Stoccolma.
L’avvocato Cravero aveva tentato la carta della improcedibilità, basata sull’articolo 128 del Codice Penale, che stabilisce, al comma 2, che “quando la punibilità di un reato commesso all’estero dipende dalla presenza del colpevole nel territorio dello Stato, la richiesta non può più essere proposta, decorsi tre anni dal giorno in cui il colpevole si trova nel territorio dello Stato”.
I giudici hanno però respinto la sua tesi e il processo prosegue con l’0escussione dei testimoni, a cominciare dalla madre della vittima Ghriba Shabo, dal fratello Ninos Dankha, e ancora dall’ex fidanzato di Sargonia e da due amiche, giunte appositamente dalla Svezia.