“Tipicamente mafiose le modalità con le quali operava l’associazione capitanata da Gioffrè Domenico“. Lo scrivono nero su bianco i giudici del Tribunale del Riesame di Genova nell’ordinanza con la quale hanno respinto il ricorso contro la misura cautelare del carcere disposta nei confronti di Antonino Laganà, arrestato nell’ambito dell’Operazione Ares condotta dalla Guardia di Finanza di Imperia, in collaborazione con la Direzione Antimafia di Genova, contro il traffico di sostanze stupefacenti gestito, secondo gli inquirenti, dalla famiglia De Marte-Gioffrè e dal gruppo criminale ad essa legato.
È la prima volta che un Tribunale riconosce la presenza di un’associazione criminale operante con modalità mafiose nel territorio dianese.
Diano Marina: Riesame riconosce presenza di un’associazione criminale con modalità mafiose
“La contestazione dell’aggravante mafiosa si fonda correttamente – scrivono i giudici – sull’analisi delle modalità con le quali operava l’associazione capitanata da Gioffrè Domenico, tipicamente mafiose, poiché dirette ad affermare una sorta di egemonia territoriale nell’area del dianese dove gestiva lo spaccio grazie ad una numericamente cospicua rete di venditori, imponendo il proprio monopolio anche grazie alle minacce e all’evocazione del nome della famiglia De Marte- Gioffrè che, per reputazione criminale acquisita, le consentiva di affermarsi nel mercato locale degli stupefacenti, anche senza ricorrere alla violenza. Diverse sono state le occasioni in cui i membri dell’associazione hanno operato con modalità mafiose, perché evocative della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, per la gestione delle piazze dello spaccio sotto il proprio controllo e la regolazione dei rapporti con coloro che riteneva avrebbero potuto minacciare il monopolio del mercato locale degli stupefacenti”.
“Ora è vero – aggiungono i giudici – che in contesti ad alta densità mafiosa il solo accenno alla cosca o ai suoi componenti costituisce un monito sufficiente a indurre gli interlocutori del gruppo a non entrare con esso in contrasto, è altrettanto vero che in contesti meno permeabili all’aggressione mafiosa, l’uso ripetuto della violenza, costituisce certamente uno strumento idoneo a rafforzare la credibilità dell’associazione e delle sue minacce, soprattutto qualora essa si stia costituendo”.
Il Riesame conferma la presenza, a Diano Marina, di un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti con metodi mafiosi anche nell’ordinanza con la quale ha respinto il ricorso contro la detenzione in carcere di Daniel Ciulla.
“L’ampio materiale raccolto a seguito delle intercettazioni effettuate, con modalità ambientali – scrivono i giudici – costituisce un quadro indiziario del tutto solido per ritenere esistente un’associazione che coinvolge più di tre persone e che ha come finalità la commissione di reati in materia di stupefacenti, che non ha remore per utilizzare metodi mafiosi per perseguire le sue finalità.
Nessun dubbio vi è rispetto alla esistenza di un quadro indiziario granitico sul programma criminale indeterminato e costante perseguito dal gruppo. Le conversazioni intercettate e le indagini svolte che hanno permesso di appurare numerosissimi episodi di rifornimento e spaccio danno conto degli elementi costitutivi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità per ritenere sussistente un’associazione rientrante a pieno titolo nella fattispecie di cui all’art. 74 d.p.r. 309/1990″.
“Vi sono gravi indizi – si legge ancora – per ritenere che il gruppo criminale, inizialmente composto da Domenico Gioffrè, Antonino Laganà, Giovanni De Marte, Michela De Marte e Lorenzo Onda che contava di un fornitore in Calabria, fosse operativo già a partire dal mese di maggio/giugno 2021. Altro dato congruo con l’esistenza di un’associazione stabile -in grado di movimentare quantitativi costanti di droga- emerge dall’ammontare dei crediti vantati e non ancora riscossi per un importo di quasi 100.000 euro, già alla data del 11.08.2021 […] Altro elemento che comprova la stabilità del vincolo è il vincolo familiare che lega molti suoi membri e soprattutto chi in chiave accusatoria costituisce l’apparato dirigente dell’associazione: Gioffrè- De Marte -Laganà. Peraltro vi sono numerosissime conversazioni che fanno riferimento all’esistenza di un gruppo che opera illecitamente e in permanenza”.