Dieci condanne in Tribunale a Genova. Questo l’esito del processo nato dall‘operazione “Talos”, le cui indagini sono state condotte dai Finanzieri del Comando Provinciale di Imperia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova.
L’operazione aveva portato all‘arresto di 9 persone e a un divieto di dimora in provincia di Imperia (arresti avvenuti tra Ventimiglia, Sanremo ed Albenga) con l’accusa di appartenere a un’organizzazione criminale che favoriva l’immigrazione clandestina. Coinvolti 5 tunisini e 2 marocchini, oltre a 3 complici (2 tunisini e 1 egiziano).
Le condanne vanno da un minimo di 1 anno e 6 mesi a un massimo di 7 anni e 8 mesi di carcere.
Nel dettaglio, le indagini avevano svelato un sistema che prevedeva il trasferimento di immigrati clandestini o irregolari presenti in Italia, provenienti per lo più dal Nord-Africa, i quali, quasi sempre prima di giungere a Ventimiglia, si rivolgevano ai membri dell’associazione criminale per ottenere illegalmente, previo pagamento di una “tariffa” compresa tra 150 e 300 euro, l’attraversamento della frontiera italo-francese.
Nel corso delle investigazioni era stato possibile ricostruire compiutamente l’organizzazione e l’esecuzione di ben 35 illeciti attraversamenti della frontiera. Le indagini avevano consentito di stimare che il sodalizio avesse illegalmente trasferito nel periodo sottoposto ad indagini tecniche (giugno 2021 – gennaio 2022) centinaia di clandestini, lucrando profitti illeciti per circa 150.000 euro.
Immigrazione clandestina, 10 condanne in tribunale
Ecco nel dettaglio le condanne:
- N.M. condannato a 7 anni e 8 mesi di carcere e 200 mila euro di multa;
- N.E. condannato a 7 anni, 1 mese e 10 giorni di carcere e 193.334 euro di multa;
- N.C.E. condannato a 5 anni, 2 mesi e 20 giorni di carcere e 23.334 euro di multa;
- A.R. condannato a 4 anni, 9 mesi e 10 giorni di carcere e 110 mila euro di multa;
- B.A.S. condannato a 1 anno e 6 mesi di carcere e 18 mila euro di multa;
- G.S. condannato a 4 anni, 9 mesi e 10 giorni di carcere e 286 mila euro di multa;
- E.M. condannato a 4 anni, 8 mesi e 477 mila euro di multa;
- K.M.B.N. condannato a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni di carcere e 73.334 euro di multa;
- Z.M. condannato a 4 anni di carcere e 46.667 euro di multa;
- E.Z. condannato a 6 anni di carcere e 150 mila euro di multa
La ricostruzione delle indagini della Guardia di Finanza
Per compiere i trasferimenti l’organizzazione utilizzava sia l’autostrada che i sentieri montani che si dipanano dalla zona di Grimaldi Superiore a Ventimiglia, tra i quali il noto “passo della morte”. Il passaggio della frontiera attraverso i sentieri di montagna era il più economico (150/200 euro a persona) ma anche il più pericoloso e con maggiori probabilità di essere “intercettati” dalla Polizia francese: i migranti, tra i quali bambini e anziani, venivano fatti transitare lungo sentieri impervi, talvolta a ridosso di profondi precipizi, anche in tempo di notte.
Un’altra via utilizzata per attraversare a piedi la frontiera era costituita dal sedime autostradale nell’ultimo tratto italiano, reso accessibile da varchi ricavati nella recinzione lungo le corsie di marcia, che veniva percorso dai migranti per diverse centinaia di metri, nei pressi del confine di Stato, per poi raggiungere il territorio francese.
Il transito tramite autovetture o camion, che avveniva sempre nottetempo, garantiva maggiori probabilità di successo ed era per tale motivo più oneroso (250/300 euro a persona).
Poteva concretizzarsi secondo diverse modalità: in alcuni casi, i clandestini (da 2 a 7/8 persone) venivano caricati in autovetture o furgoni nell’abitato di Ventimiglia, per attraversare poi a forte velocità la barriera autostradale posta nei pressi del confine di Stato. Nell’arco della stessa nottata venivano spesso effettuati più viaggi.
In altri casi, come ricostruito grazie alle indagini, i migranti venivano raccolti contemporaneamente da diversi sodali in più gruppi di 4/5 persone (per un totale di circa 20 persone) che separatamente, per dare meno nell’occhio, venivano accompagnati, utilizzando il treno, dalla Stazione di Ventimiglia a quella di Ceriale (SV), da dove venivano condotti, sia a piedi che in auto, nei pressi dell’area di Servizio “Piccaro Nord” o di piazzole di sosta non lontane.
Da qui il gruppo, per la maggior parte dei casi all’insaputa dell’autista, veniva aiutato a nascondersi nel vano rimorchio di camion che si ritenevano diretti in Francia.
In un caso, un autista italiano, poi arrestato dalla Polizia francese grazie alla collaborazione fornita dal Centro di Cooperazione di Polizia e Dogana (C.C.P.D.), si rendeva complice del sodalizio, in cambio di un compenso in denaro, trasportando in Francia ben 23 migranti, tra cui donne e bambini, ammassati nel rimorchio in condizioni degradanti.
Nel corso delle investigazioni è stato possibile ricostruire compiutamente l’organizzazione e l’esecuzione di ben 35 illeciti attraversamenti della frontiera. Ad ogni modo, le indagini hanno consentito di stimare che il sodalizio abbia illegalmente trasferito nel periodo sottoposto ad indagini tecniche (giugno 2021 – gennaio 2022) centinaia di clandestini, lucrando profitti illeciti per circa 150.000 euro.
Indifferentemente dalla tipologia di accompagnamento scelta, il pagamento del corrispettivo doveva essere anticipato al primo incontro, o direttamente dal clandestino o da suoi familiari, anche utilizzando sistemi di money transfer.