È stato presentato nei giorni scorsi in Comune a Diano Marina “Noi ci abbiamo creduto”, il primo libro del Generale delle Truppe Alpine, Marcello Bellacicco. Bellacicco, oggi Consigliere di opposizione della città degli aranci, racconta la sua esperienza in Afghanistan.
“Noi ci abbiamo creduto”: il Generale Marcello Bellacicco racconta la sua missione in Afghanistan.
“Mi sono sempre considerato un po’ un’anima libera, nel senso che ho sempre detto quello che pensavo e pensavo quello che dicevo. Nella recensione ho scritto, senza fare sconti a nessuno, ma neanche a me stesso, perché indubbiamente bisogna cercare di essere obiettivi.
È un libro che mi ha emozionato, la sua uscita mi ha emozionato, perché è il lavoro mio, ma col contributo di tanti. Nel senso che ho avuto testimonianze da parte di militari, ufficiali, sottufficiali e graduati che erano con noi e che ho riportato integralmente.
Perché ognuno doveva mettere il proprio sentimento nei confronti di quella missione in Afghanistan, che è stata dura. Abbiamo subito delle perdite. Penso sia stato veramente una dimostrazione di efficienza, di efficacia, di professionalità e di umanità da parte dei soldati.
Il libro si sarebbe dovuto intitolare la nostra missione in Afghanistan. Con quello che è successo ad agosto del 2021, ho ricevuto un sacco di telefonate e di messaggi da parte di chi era con me, giù in Afghanistan. Ma allora comandante ne valeva la pena?
Compresi anche i genitori di Caduti. La mia risposta è stata che noi eravamo militari e quindi dovevamo fare il meglio in quello che ci veniva detto di fare.
In più c’è stata la componente Afghanistan che ci ha coinvolto e in più c’è stata anche la bontà del sistema della missione, perché se avessero continuato a lasciare un tot di militari ancora per un po’ di tempo, secondo me l’Afghanistan ne sarebbe uscito bene. La risposta è stata noi ci abbiamo creduto, ma credo che ci possiamo credere ancora.
Perché c’è un embrione di resistenza in Afghanistan, fatto dalle giovani generazioni. Queste giovani generazioni sono cresciute con la nostra presenza e quindi sono cresciute in maniera diversa e non accettano quello che stanno subendo da parte dei Talebani.
Quindi qualcosa è servito indubbiamente, qualcosa abbiamo seminato. Ecco perché il titolo noi ci abbiamo creduto.
Volevo sottolineare che ci sono anche testimonianze di Civili, diplomatici, operatori di Hong, giornalisti. proprio per avere una una visione completa di tutti quelli che erano giù e con cui abbiamo lavorato”.