Scoppia il caso a Piani di Imperia per il trasferimento, nei giorni scorsi, di circa 20 profughi subsahariani, dalla casa di accoglienza di Prelà all’oratorio della Chiesa Nostra Signora dell’Assunta di Piani, entrambe le strutture gestite dalla locale parrocchia. Un trasferimento che ha creato grande preoccupazione tra alcuni genitori dei bambini che frequentano le classi seconda, terza e quarta e quinta, della scuola elementare Littardi e che sono iscritti al catechismo che si tiene nell’oratorio che da pochi giorni ospita i 20 profughi.
I genitori minacciano di ritirare i propri figli dal catechismo se il parroco Don Antonello Dani non troverà una soluzione alternativa per ospitare i 20 profughi che, per la cronaca, arrivarono nel luglio scorso a Genova Pegli a bordo della Alpine Loyalty dopo essere stati tratti in salvo (erano a bordo di un peschereccio naufragato), al largo di Capo Passero, in Sicilia, dall’equipaggio della petroliera battente bandiera di Singapore proveniente dal porto turco di Kanakkale.
I genitori hanno deciso di esprimere tutte le loro perplessità e preoccupazioni in una lettera che hanno inviato alla redazione di ImperiaPost. Ecco il testo.
“Siamo un nutrito gruppo di genitori della scuola elementare “Littardi” di Piani di Imperia. Vorremmo evidenziare il problema che nasce dal fatto che nei locali dell’oratorio della Chiesa Nostra Signora dell’Assunta sono ospitati una ventina di profughi di origine subsahariana, arrivati a Imperia il 6 luglio dopo essere stati accompagnati dalla petroliera Alpine Loyalty che li ha tratti in salvo al largo di Capo Passero, in un primo momento ospitati a Prelá.
Lunedì mattina all’entrata dei nostri figli a scuola abbiamo avuto la notizia che i profughi sono ora ospitati nei locali dell’oratorio, proprio di fronte all’ingresso della scuola, da qui nasce il problema che i locali servono per il catechismo e noi genitori siamo molto preoccupati per l’eventualità della propagazione di malattie che potrebbero contagiare i nostri figli, visto che si sono ripresentate a distanza di decenni patologie tipo scabbia e tubercolosi che in Italia ormai erano praticamente inesistenti, e non ultima la grave epidemia di ebola che si sta proprio diffondendo nei paesi d’origine di questi profughi.
Ieri mattina, poi, verso le 12.30, è arrivato un pullman con altri profughi, i quali dopo essere scesi si sono presentati al cospetto degli addetti della Cooperativa La Goccia e di due operatrici della Croce Rossa, che li hanno intervistati e richiesto le generalità coperti da mascherine. Quindi ci chiediamo, siccome gli operatori erano protetti da queste mascherine, allora c’è possibilità di contagio? Allora che cosa dobbiamo fare noi genitori?
Chiediamo a chi di dovere di informarci sulle possibilità di spostare i suddetti profughi in un’altra sede più consona e lontano dalla scuola dove i nostri figli passano una buona parte della giornata, in quanto non ci riteniamo tranquilli per la salute degli stessi. Da anni ormai quei locali erano adibiti al catechismo e ora nessuno si sente di portare li i propri figli a fare dottrina”.