Prelà – Continua a tenere banco la polemica nata dai residenti di zona Piani ad Imperia in merito alla presenza dei profughi ospitati nella casa famiglia gestita dalla cooperativa ” La Goccia”. Ancora un volta a scendere in campo è il sindaco di Prelà Eliano Brizio che da mesi esprime pubblicamente la sua perplessità in merito al ” modus operandi” legato al flusso dei profughi. « Com’è noto- tuona – anche a Prelà vi è una casa famiglia gestita dalla cooperativa ” La Goccia” e anche qui, in alta val Prino, i disagi non mancano.
Ben venga la solidarietà ma fatta con chiarezza e rispetto per i residenti. Soprattutto quando in gioco vi è la sicurezza e non meno importante la salute del singolo. Coincide con il grande esodo, se non sbaglio, l’emergenza malattie vedi malaria e tubercolosi. E la gente ha paura. Come dargli torto?. L’amministrazione di Prelà chiede semplicemente vi siano dei certificati, firmati dall’Asl, dove nero su bianco, sia scritto che il soggetto in questione è sano, privo di malattie trasmissibili. A quel punto ogni dubbio sparirebbe e la convivenza sarebbe decisamente più serena. Spiace leggere sui vari organi di stampa che persone come me, siano mal viste. Addirittura additate quali persone insensibili e cattive. Personalmente – prosegue Brizio – capisco le preoccupazioni espresse pubblicamente da tutti quei genitori di zona Piani. Le capisco perchè le vivo quotidianamente.
Non credo sia corretto definire razzista chi semplicemnte chiede un certificato che tuteli la salute». Brizio, ormai paragonabile ad un fiume in piena, punta il dito anche sulla cooperativa ” La Goccia” rea, a suo dire, di emettere sentenze su tutto e tutti un pò troppo velocemente. «Capisco vi sia il bisogno di lavorare ma , ripeto, sempre in armonia con il contesto. E’ vero che il flusso dei profughi è diretto dalla Prefettura ma è altresì vero che la casa famigli in questione doveva ospitare, come da accordi con il comune, solo nucliei famiilari. La scorsa settimana, ad esempio, abbiamo avuto per due giorni 12 ospiti maschi. Capisco anche che ogni singolo ospite frutti una quarantina di euro al giorno, capisco il fare del bene ma non tollero la poca trasparenza. Io voglio che ogni profugo sia provvisto di certificato medico preciso e dettagliato firmato dall’azienda sanitaria altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti. Infine – conclude – è ora di smetterla di riempirsi la bocca parlando di solidarietà e case famigila. Qui si tratta di centri di accoglienza veri e propri dove anche i bambini rappresentano un numero».
A cura di Alessandra Boero