I lavoratori esposti all’amianto hanno scritto una lettera, diffusa poi dalla CGIL sui rischi legati alla possibilità di contrarre un mesotelioma per tutti coloro che sono stati esposti per lungo tempo e hanno lavorato a stretto contatto con l’amianto.
“Nuovi dati dimostrano quanto grande e dolorosa sia la vicenda amianto, perché la storia di lavoratori e famiglie colpite da lutti e dolori è la storia di tanti lavoratori ex esposti che hanno visto morire i propri compagni di reparto e ora vivono il disagio di essere indagati e la preoccupazione di ammalarsi in futuro.
Nelle nostre manifestazioni abbiamo urlato frasi come “l’amianto uccide”: usiamo il presente non a caso, perché l’amianto continua e continuerà ad uccidere come dimostrano i dati dell’ultimo triennio riportati nelle tabelle che documentano come questa letale fibra non provoca solo il mesotelioma pleurico (unica tipologia di malattia professionale monitorata dal registro dei mesoteliomi), ma anche altre terribili malattie.
La nostra è una battaglia per il riconoscimento dei diritti e per dimostrare che la vicenda amianto (a Genova unica città in Italia in cui è stata avviata una indagine con particolare accanimento sugli operai esposti all’amianto) non può essere associata ad una truffa nei confronti dello Stato. Anzi, vale esattamente il contrario: lo Stato italiano, proprietario delle grandi aziende manifatturiere e del sistema delle partecipazioni statali (vedi Italsider oggi Ilva, Fincantieri, Ansaldo ecc.) ha enormi responsabilità per aver fatto lavorare nel tempo migliaia di lavoratori esponendoli al rischio amianto.
La Procura deve accelerare e approfondire le indagini per individuare i responsabili delle tante vittime colpite da mesotelioma che hanno lavorato nelle fabbriche e negli altri settori produttivi genovesi (es. porto ed edilizia). Ci domandiamo perché, nonostante i dati sui mesoteliomi monitorati dal Registro nazionale siano noti da tanto tempo, e nonostante le tante denunce di morti per mesotelioma pervenute in Procura, non si è proceduto prima e con convinzione a dare giustizia a tante famiglie.
Ma giustizia chiediamo anche al Governo che deve dare una soluzione legislativa a questa vicenda restituendo i diritti ai lavoratori ex esposti ripristinando le certificazioni di esposizione revocate dall’Inail.
All’Inail chiediamo di dare risposte immediate rispetto agli approfondimenti tecnici che si stanno facendo sulla partita delle revoche: non siamo disponibili a perdere tempo e, in mancanza di atti concreti, siamo pronti a nuove mobilitazioni nei confronti dell’Istituto”.