Continua il Calvario di Bruno Rossi e Franca Murialdo, i genitori di Martina Rossi, impegnati ora nella causa civile nel Tribunale di Arezzo. Bruno e Franca hanno chiesto infatti un milione di euro di risarcimento danni a Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due giovani aretini condannati a 3 anni di carcere per aver provocato la morte della giovane studentessa imperiese, precipitata dal 6° piano dell’Hotel Sant’Ana di Palma de Maiorca, mentre era in vacanza con le amiche, 3 agosto del 2011.
I difensori dei due condannati hanno chiesto una perizia per cercare di dimostrare che se Martina è caduta dal terrazzo “in fondo fu anche colpa sua”
Nel corso della causa civile ad Arezzo, i difensori di Albertoni e Vanneschi hanno chiesto una perizia per cercare di dimostrare che se Martina è precipitata da quel terrazzo, “in fondo fu anche colpa sua” e provare così a diminuire il peso del risarcimento economico a favore dei genitori di Martina da parte dei due condannati. Una considerazione che per Bruno Rossi è “aberrante”.
Spiega Bruno Rossi ai microfoni di Imperiapost: “Succede in tanti processi, ma questo forse è più grave, perché ha assunto un forte peso nella cronaca giudiziaria italiana, anche grazie all’intervento di persone che hanno seguito questa vicenda dall’inizio e per questo voglio ringraziare Imperiapost, che ha fatto un lavoro determinato e superiore.
Queste persone hanno svelato i veri aspetti e gli esiti di questa storia e loro questi esiti non li accettano e cercano di rivendicare l’errore giudiziario più grande compiuto nei confronti di cittadini. Questo dopo che hanno cercato di violentare Martina e l’hanno ammazzata e lei si è anche difesa graffiandoli. Ora cercano di farla franca almeno spendendo meno soldi.
Il danno viene quantificato in base a delle tabelle, dove si contano l’età della persona, allo stato sociale, all’attività. Son tabelle che fanno quasi sorridere e comunque noi abbiamo detto dall’inizio che non li vogliamo questi soldi. Noi abbiamo un’associazione che sta lavorando per i deboli, per le donne che subiscono violenza e anche a favore degli ultimi che in questo momento, per esempio, oltre ad essere vecchi e bambini, sono anche i migranti.
A Ventimiglia insieme ad altri gruppi sostituiamo la Caritas per dare da mangiare e anche da bere, visto che hanno chiuso il cimitero e gli hanno levato anche l’acqua. Noi cerchiamo di aiutarli e con quello che alla fine uscirà io spero di aiutare a risolvere questi problemi.
Ho definito questa parte di storia aberrante. E’ una parola tanto brutta. Aberrante è una cosa che ti sale dalle budella, te le strozza e ti fa soffrire. Io ho provato questa sensazione. Non so se sia la parola giusta, perché a volte quando si parla cammina più la lingua che la testa”.