Il Sindaco di Imperia Caudio Scajola è stato interrogato questa mattina in Procura dal pm Barbara Bresci in merito alla vicenda del meccanico Antonio Maiolino.
Scajola, accompagnato dall’avvocato Elisabetta Busuito, suo difensore, è rimasto negli uffici della Procura per circa due ore e mezza, dalle 9,30 alle 12 e all’uscita è apparso piuttosto nervoso. Da quanto trapela sarebbe stato l’ex Ministro a chiedere di farsi interrogare dopo la chiusura delle indagini e la modifica del capo di imputazione a suo carico, da minacce a favoreggiamento.
Scajola era già stato sentito una prima volta il 17 luglio scorso.
“Sono stato in Procura per la vicenda Maiolino. Abbiamo chiacchierato su questa vicenda. Di cosa abbiamo parlato non lo posso dire – ha dichiarato Claudio Scajola ai microfoni di Imperiapost all’uscita dal Tribunale di Imperia – Sono accusato di favoreggiamento perché avrei favorito Maiolino. Ho chiarito come sono le cose, ribadendo che tutto ciò che ho fatto lo rifarei.
Maiolino non l’ho mai visto. Mi sono posto il problema, dovrei farlo venire in Comune così lo conosco”.
Quando l’accusa era ancora quella di minacce al Comandante della Polizia Aldo Bergaminelli, invitato dall’aex Ministro, con veemenza, a chiedere agli agenti di Polizia Locale di interrompere il sopralluogo di polizia giudiziaria in corso nel terreno di Maiolino per alcuni presunti abusi edilizi, Scajola disse che la telefonata al Comandante fu “spinta soltando dal trasporto umano verso un uomo che stava vivendo una situazione drammatica“.
La vicenda
La vicenda che ha portato Claudio Scajola sotto inchiesta prende avvio dalla telefonata che lo stesso primo cittadino di Imperia fece nel giugno del 2022 all’allora comandante della Polizia locale Aldo Bergaminelli, ordinandogli di far interrompere un sopralluogo dei vigili che era in corso in un terreno di proprietà di Maiolino, a Caramagna, nel quale venivano contestati degli abusi edilizi.
Fu lo stesso Bergaminelli a denunciare l’episodio e inizialmente l’accusa formulata nei confronti di Claudio Scajola fu quella di minacce, ora appunto modificata in favoreggiamento. Scajola parlò all’ex comandante anche dell’esistenza di una sanatoria per la pratica Maiolino, Bergaminelli evidenziò che “era stata presentata solo una domanda di sanatoria in bianco. ovvero una domanda priva di qualsiasi documentazione a supporto”.
Stando a quanto si è appreso nel corso dell’inchiesta, attraverso la testimonianza di un vigile, Scajola, per lo stesso motivo, chiamò anche il dirigente del Comune Ilvo Clazia, che però lo liquidò in fretta, dicendogli in sostanza che la pratica era insanabile in quanto la zona oggetto dei lavori da parte di Maiolino era soggetta a vincolo paesaggistico.
E’ corretto ricordare che il meccanico Antonio Maiolino si era spostato in Caramagna per liberare la zona nella quale svolgeva la sua attività, nei pressi di Borgo San Moro, in un’area che lui aveva in concessione dalla Ferrovia e che è stata in seguito interessata dai lavori per la pista ciclabile. Maiolino si trasferì prima della scadenza della concessione proprio per non ritardare i lavori di realizzazione della pista ciclopedonale.