22 Dicembre 2024 04:07

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Imperia: “Le donne nella Shoah”, in biblioteca la presentazione del libro di Bruna Bertolo. “Testimonianze a lungo dimenticate. Subirono torture, private della loro femminilità” / Foto e video

In breve: A fine incontro, Umberto Bianchi al violino e Giuseppe Bianchi alla viola, della Scuola di Musica Città di Sanremo, hanno eseguiranno “Schindler’s List Theme” di Jonh Williams.

Biblioteca gremita questo pomeriggio, per l’incontro con Bruna Bertolo, Presidente dell’Unitre Rivoli, in occasione del del 79° anniversario del “Giorno della Memoria”. Bruna Bertolo ha presentato il libro “Donne nella Shoah”, che racconta alcuni momenti drammatici del ‘900, quali la deportazione femminile e le atrocità che ad essa si accompagnarono durante il secondo conflitto mondiale.

Il libro evidenzia le prime testimonianze femminili con gli scritti di Luciana Nissim, Giuliana Tedeschi, Liana Millu, Frida Misul, Alba Valech, e termina con le “Voci di oggi”: Edith Bruck, Goti Bauer e Liliana SegreL’incontro è stato moderato dal giornalista Daniele La Corte. Presenti anche l’assessore del Comune di Imperia Laura Gandolfo, il presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Imperia Giovanni Rainisio, la referente per la provincia di Imperia dell’Aned Annamaria Peroglio Biasa e il presidente della sezione di Imperia dell’Anpi Ugo Mela.

A fine incontro, Umberto Bianchi al violino e Giuseppe Bianchi alla viola, della Scuola di Musica Città di Sanremo, hanno eseguiranno “Schindler’s List Theme” di Jonh Williams.

L’intervista a Bruna Bertolo

Com’è nato questo lavoro?

“Questo lavoro è nato alcuni anni fa quando ho cominciato a fare la ricerca. Ero andata con mio marito, che all’epoca era presidente del comitato Resistenza e Costituzione del Piemonte, ad accompagnare i ragazzi piemontesi ad Auschwitz. Ho visitato il museo di Auschwitz e ho pensato che bisognava scrivere qualcosa che raccontasse la tragedia delle donne nella Shoah. Al ritorno ho cominciato la ricerca e dato che in un libro bisogna sempre avere ben chiaro da dove partire e dove arrivare ho pensato che la cosa più furba fosse quella di inserire nel libro le testimonianze delle donne che si erano salvate e che al ritorno dai campi di concentramento da questo pozzo nero e profondo del 900 che è la Shoah avevano avuto proprio il desiderio di raccontare perché la tragedia che avevano vissuto non doveva essere più perpetuata.

Queste donne lasciarono delle testimonianze scritte che non ebbero un gran successo all’epoca perché si era nell’immediato dopoguerra, la gente non aveva voglia di sentire discorsi tristi, la gente alla fine della guerra voleva ripartire, voleva mangiare un piatto di pasta, voleva ballare, voleva vivere. Quindi questi racconti restarono nel dimenticatoio.

Sono cinque le figure femminili di cui parlo nel libro, ognuna di loro ha scritto una piccola testimonianza che in genere è stata poi ripresa anni dopo”.

Perchè questa differenza nel racconto della Shoah rispetto alle donne?

“Perché è vero che per i nazisti erano gli ebrei i nemici e che si comportarono nello stesso modo verso i giovani, i vecchi, i bambini, le donne e gli uomini però le donne subirono torture che spesso le privarono anche di quelli che sono i momenti normali di una femminilità, penso alla gravidanza, penso alle lo stesso alle stesse mestruazioni. Le donne vennero sottoposte a delle torture che fecero diventare quelli che sono i momenti più belli della vita una tragedia. Questo è il senso di questo libro”.

C’è un un particolare racconto che le è rimasto impresso o a cui particolarmente legata?

“Ricordo con grande con grande intensità e anche con grande commozione la figura di Frida Misul che è riuscita a trovare un minimo di umanità in quell’inferno di Auschwitz Birkenau grazie alla sua voce, Lei era una bravissima cantante, voleva diventare una cantante lirica e quindi nell’inferno di Birkenau, nella baracca cercava di tenere su il morale delle sue compagne cantando delle canzoni. Fu la capò che le chiese di cantare, la stessa capò che l’aveva colpita brutalmente con una sbarra di ferro e che le aveva fatto cadere i tre denti davanti. Lei cantò la canzone Mamma, una canzone famosa dell’epoca, e la capò si commosse e quindi questo è un piccolo luccichio di bene e di bontà che alberga anche negli animi più crudeli ed è per questo che questa storia mi commuove in particolare”.

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