21 Dicembre 2024 18:42

21 Dicembre 2024 18:42

Imperia: Rifondazione Comunista attacca le celebrazioni dei Martiri delle Foibe. “La storia non si cambia, basta col revisionismo”

In breve: La nota di Unione Popolare - Rifondazione Comunista con la quale vengono ricostruiti gli eventi legati ai Martiri delle Foibe

In un comunicato, Unione Popolare – Partito della Rifondazione Comunista hanno espresso un duro giudizio contro le celebrazioni del Giorno del Ricordo, nel quale si celebrano le vittime italiane delle stragi compiute dai partigiani comunisti di Tito. Rifondazione Comunista nel merito scrive: “La storia non si cambia, basta col revisionismo”. 

La nota di Unione Popolare – Rifondazione Comunista con la quale vengono ricostruiti gli eventi legati ai Martiri delle Foibe

Ecco la nota di Unione Popolare – Partito della Rifondazione Comunista: “Ricordo che la persecuzione degli sloveni inizia con la fine della prima guerra mondiale quando questi territori passano sotto il controllo italiano. A Trieste e in Istria tra il 1919 e il 1922 i fascisti assaltarono decine di centri culturali sloveni e croati, incendiarono e distrussero le sedi sindacali, le cooperative contadine, le redazioni dei giornali operai e le tipografie. Così scriveva Mussolini nel 1920 “Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”. Insomma fu pianificata una “bonifica etnica” attraverso la chiusura delle scuole slovene e croate, i licenziamenti indiscriminati, gli espropri delle terre fino ad arrivare all’italianizzazione forzata dei cognomi e dei toponimi.

Ricordo che dal 1941, anno della guerra italiana alla Jugoslavia, e per tutti i 29 mesi dell’occupazione dell’esercito italiano, morirono 11.606 sloveni e croati nei quindici lager fascisti costruiti nella ex Jugoslavia, mentre in suolo italiano i campi (tra cui quello di Cairo Montenotte sopra Savona ) in cui furono concentrati e deportati jugoslavi erano almeno 195, per un totale di 98.000 internati. Nel 1941-42 sono da attribuirsi alla responsabilità diretta delle truppe di occupazione italiana almeno 250 mila morti, comprendendo tutti i territori direttamente amministrati e quelli dello Stato Croato dove l’opera delle truppe italiane fu di supporto e affiancamento alle milizie Ustascia filofasciste. I villaggi jugoslavi distrutti dagli italiani furono non meno di 250. Le vittime furono solo in piccola parte conseguenza di operazioni militari vere e proprie.

Ricordo che dopo l’8 settembre del 1943 la repressione nazifascista dell’insurrezione popolare in Istria costò oltre 10.000 vittime e da quel momento fino al termine del conflitto mondiale partì una seconda ondata di occupazione in tutta la ex Jugoslavia con la complicità della Croazia collaborazionista, con una cifra totale di morti che raggiunse il milione di vite umane. Le perdite più alte furono tra i serbi di Croazia e Bosnia e tra ebrei e zingari. Ma per loro non c’è nessun “giorno del ricordo”. Ricordo che a tutto questo i popoli della Jugoslavia dovettero ribellarsi e fu in questo contesto che avvennero le uccisioni di fascisti e collaborazionisti che vanno sotto il nome di “infoibati” e che si creò il clima in cui maturarono vendette personali.

Rifiutiamo dunque le onoranze richieste per i “caduti delle foibe” (commemorazioni, monumenti e lapidi , intitolazione di vie , ecc ), visti i ruoli impersonati dalla maggior parte degli “infoibati”. Nessuno nega l’intimo compianto dei propri morti, ma da qui ad onorare chi tradiva, spiava, torturava, uccideva, ce ne corre! I cosiddetti “infoibati”, addirittura secondo fonti fasciste (il federale Bilucaglia) poi di recente confermate, tra il ‘43 e l’aprile del ‘45 furono circa 500 e altrettanti dopo il maggio ‘45 comprendendo prigionieri di guerra (militari e guardie di finanza), collaborazionisti arrestati dai partigiani successivamente processati e condannati a morte per crimini di guerra e infine vittime di vendette personali.

Inoltre un certo numero di infoibati corrispondono a morti a causa dei bombardamenti nazisti, soldati tedeschi le cui salme sono state estratte proprio dal pozzo di Basovizza. Addirittura nella grotta di S. Lorenzo fu ritrovata la salma di un giovane partigiano ucciso nel 1946 dai fascisti!

L’altro tema che ricorre nel “giornata del Ricordo “ cioè l’esodo degli istriani e dalmati , che si è concentrato soprattutto tra il 1947 e il 1954 , ha ben poco a che fare con la questione “foibe “ in quanto va inserito all’interno del più complessivo fenomeno di spostamenti di massa in Europa che coinvolse decine di milioni di persone . Il più grosso di questi fenomeni fu la cacciata, con il placet di tutte le potenze vincitrici, di oltre 10 milioni di civili tedeschi dai territori a est e a ovest persi dalla Germania nazista.

Degli esuli istriani-dalmati, non solo italiani ma anche sloveni e croati , pochissimi vennero letteralmente cacciati in quanto la stragrande maggioranza se ne andò legalmente in conformità a quanto stabilito nel trattato di pace per volontà dell’Italia, circa il diritto di optare per la cittadinanza italiana per le persone residenti nei territori ceduti dall’ Italia; infatti alla comunità italiana furono riconosciute le scuole di italiano e il bilinguismo, organi di stampa e TV, seggi nelle amministrazioni politiche locali.

Ricordo che l’Europa fu libera grazie al sacrificio dei partigiani (tra cui molti comunisti) e che l’Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza. Quando l’umanità si lascia trascinare dalla febbre del nazionalismo, dalla voglia di supremazia e prevaricazione di un popolo su un altro, dalla guerra imperialista, quando si lascia andare alla violenza, allora la violenza genera altra violenza, fino a coinvolgere tutti indiscriminatamente, chi ha iniziato la violenza e chi, per difendersi, l’ha dovuta utilizzare.

Un’unica lezione bisogna trarre da questi fatti: mai più nazionalismi, mai più violenze , mai più guerre; ed impari finalmente l’uomo, come diceva Brecht, ad essere un “aiuto all’uomo”.

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