Il Partito Democratico imperiese si unisce alle parole del segretario provinciale Cristian Quesada e torna ad esprimere piena solidarietà al nostro giornalista, Mattia Mangraviti, fatto oggetto di minacce irricevibili e di uno sguaiato attacco verbale, da parte del sindaco Claudio Scajola e dell’assessore Antonio Gagliano, in occasione del Consiglio comunale del 12 febbraio scorso.
“Lo ringraziamo di aver avuto il coraggio di denunciare ciò che molti hanno ben chiaro ma che, per motivi diversi, fanno finta di non vedere. Nel nostro paese si stanno moltiplicando attacchi alla libertà di stampa degni di altri tempi e il nostro partito, anche in questi giorni, è stato in prima fila a livello nazionale per difendere la libertà di parola.
E in città per contrastare una modalità di amministrare becera che considera il mandato affidato dai cittadini come un privilegio e licenza di operare senza regole, di sopraffare senza rispetto alcuno delle persone e del loro ruolo. In questi mesi abbiamo affrontato nel merito molte questioni importanti che riguardano la città, presentato proposte supportate da atti e fatti, prendendo posizione a tutela dei cittadini, dei lavoratori, e delle famiglie di Imperia.
Proposte respinte con l’arroganza di chi non comprende di essere “pro tempore” e di rappresentare una minoranza degli imperiesi, sebbene legittimato a governare dal voto. Voto che gli ha consegnato, come detto con estrema chiarezza da Mattia Mangraviti, per 5 anni le chiavi del Comune ma non la patente di monarca. Ciò non significa che la stampa non sia criticabile. Anche noi in questi giorni siamo stati in profondo disaccordo con alcune posizioni palesemente settarie. Ma questo non giustifica e non gustificherà mai attacchi, insulti, minacce. Abbiamo apprezzato l’accorato appello all’etica che non è un valore astratto ma un pilastro fondante del contratto sociale, che privilegia il merito, la capacità, l’impegno non la furbizia, il potere per il potere, l’arroganza sinonimo di forza.
Non ci faremo trascinare in questa deriva fatta di minacce, allusioni, attacchi personali. Lo stagno maleodorante della violenza verbale, dell’insulto, della delegittimazione non sarà mai il nostro campo di battaglia politica. Una incontinenza verbale che negli ultimi mesi ha avuto un crescendo rossiniano e che dovrebbe preoccupare non solo gli imperiesi ma anche chi la manifesta.
Da sedicente uomo di cultura e delle istituzioni dovrebbe avere scolpita a fuoco, di fronte a sé, ogni giorno, la massima di Voltaire “non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” e non il suo sguaiato rovescio andato miseramente in onda lunedì scorso”.