Un viaggio straordinario, che inizia in Irlanda e si conclude nella remota Groenlandia, ci mostra la bellezza della diversità e l’universalità dei sentimenti umani attraverso le parole dei bambini. Questo il progetto che si è concretizzato in un libro, dal titolo “Il Giro del mondo in 80 bambini”, scritto da Massimo Baraldi, scrittore originario della Bassa Modenese, cresciuto a Imperia e, nel tempo, diventato comasco.
Il libro raccoglie 80 micro racconti realizzati da altrettanti bambini (40 bambine e 40 bambini, tra i 6 e gli 8 anni) ambasciatori del proprio paese da ogni angolo del globo. I giovani scrittori raccontano la propria idea di sole, luna e nuvole: elementi familiari a chiunque indipendentemente dal livello culturale, dalla fascia sociale di appartenenza e dall’area geografica di provenienza. Il libro, pubblicato da Multimedia Edizioni, è arricchito dalle illustrazioni di Ida Mainenti.
Abbiamo incontrato l’autore Massimo Baraldi per approfondire quest’opera così originale e ricca di spunti di riflessione.
L’intervista a Massimo Baraldi
Come è nato il libro?
“Questo libro nasce da un progetto un po’ bizzarro, è un viaggio. Io adoro viaggiare e ci trovavamo in periodo di pandemia. Il mondo improvvisamente si era rimpicciolito ed era diventato un posto inospitale. Così ho cominciato con un piccolo esercizio di stupore che era fotografare ogni giorno qualche cosa bella vicino a me. Mi sono interrogato sull’idea delle distanze e ho cercato di viaggiare lo stesso grazie agli strumenti fantastici che abbiamo oggi come internet. Proprio grazie a internet ho cominciato a contattare scuole, organizzazioni, istituti sparsi per il mondo e il risultato è questo libro.
Ho selezionato 40 coppie, bambina-bambino, tutti di età compresa tra i 6 e gli 8 anni. Ogni coppia è formata da un’ambasciatrice e un ambasciatore di quel paese, tutti mi raccontano il sole, la luna e le nuvole e dai loro pensieri io ho ottenuto dei micro racconti. Il viaggio comincia in Irlanda a Wicklow e procede per per fusi orari, attraversando tutti e 40 i paesi in ogni continente, nelle località più disparate. Ad esempio dalla Mongolia partecipano dei bambini nomadi e lo stesso in Tanzania. Dopo 126.051 km arriviamo a Nuuk, la capitale della Groenlandia”.
C’è qualcosa che lega tutti questi elaborati nonostante le differenze?
“Assolutamente sì, una su tutte è la capacità di stupirsi. Il senso della bellezza e il senso di profonda gratitudine che hanno per il mondo e per ciò che questo mondo sa dare loro. Questa sensazione viene anche da zone difficilissime perché partecipano anche bambini in zone di guerra come l’Ucraina. Il senso di gioia e di gratitudine non cambia. Ciò che mi interessa molto nel mio lavoro è trovare ciò che unisce al di là delle differenze. Volevo dimostrare che le persone sono tutte uguali, poco importa il colore, la situazione economica, le orecchie buffe o i vestiti bizzarri. Nulla cambia.
Ciò che conta è davvero soltanto ciò che hanno dentro. Partecipano anche dei bambini autistici, per esempio, e sono assolutamente indistinguibili dagli altri”.
Il viaggio passa anche per l’Italia, qual è stata la località scelta e perché?
“Ho scelto Catania perché ho iniziato a ragionare sull’idea di questo progetto mentre ero sulla nave che mi riportava sul continente dopo la aver partecipato all’Etnabook Festival. Guardavo le due coste, una così vicina all’altra, in quel momento unite da un ponte di nuvole, e lì ho cominciato a pensare sulle distanze e su ciò che ci unisce al di là dell’idea dei confini. Ho immaginato un viaggio a cavalcioni di di una nuvola e ho trovato alcuni altri elementi che fossero comuni a tutti, come il Sole, la Luna e le nuvole”.
Sei arrivato anche sull’Isola di Pasqua?
“Sì, l’Isola di Pasqua è stata la tappa che mi ha dato più soddisfazione. È stato complicato prendere contatti, ma lì ho conosciuto Geisha Bonilla, dirigente scolastico in un istituto di Hanga Roa, selezionata recentemente tra i migliori 10 insegnanti del mondo. I suoi ragazzi sono organizzati in un parlamento quindi tutte le decisioni a livello scolastico vengono prese anche considerando il contributo dei bambini”.
C’è un legame con Imperia?
“Certamente c’è un un legame fortissimo. Mi sono trasferito qui quando avevo 6 anni e tutte le scuole le ho frequentate qui, ho tutti gli amici. È una città che mi è rimasta nel cuore. Vladimir Majakovskij, il poeta, diceva che non si può dimenticare una città con cui si è diviso il freddo e io credo che valga anche per quella dove hai conosciuto il mare”.
Non ci resta che aspettare le tue presentazioni qua a Imperia.
“Ci stiamo organizzando con la Libreria Ragazzi, Tiziana Ameglio si è innamorata di questo progetto e ha deciso di proporlo nelle scuole. È cominciata una collaborazione con la Casa della poesia di Baronissi a cui appartiene la Multimedia edizioni che ha pubblicato questo questo libro. Sono i piccoli rapporti che creano poi delle grandi occasioni e delle grandi opportunità”.