23 Novembre 2024 13:55

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23 Novembre 2024 13:55

PROCESSO PORTO DI IMPERIA. TITOLARI POSTI BARCA CHIEDONO 11 MILIONI DI EURO DI DANNI AGLI IMPUTATI PER TRUFFA/ LE RICHIESTE DELL’AVVOCATO

In breve: Sono iniziate questa mattina le requisitorie delle parti civili: inizia l'avvocato Lorenzo Imperato, rappresenta parte dei titolari di posto barca

tribunale torino

Torino. Sono iniziate questa mattina le requisitorie delle parti civili: inizia l’avvocato Lorenzo Imperato, rappresenta parte dei titolari di posto barca, che difende circa 40 titolari.

In via principale la richiesta nei confronti di Caltagirone, Gotti Lega, Degl’Innocenti, Merlonghi, Conti, Carli, Calzia e Gandolfo è della condanna del risarcimento di tutti i danni. È c’è un ammontare preciso. Si tratta di un ammontare pari alla somma pagata dalla parte civile per acquisire i diritti di godimento dei posti barca. Sono somme certe per contenute negli atti di concessione, pari a 11.5 milioni di euro. Chiediamo inoltre che il risarcimento danni sia immediatamente esecutivo per il rischio concreto del depauperamento del patrimonio degli imputati, alcuni di questi coinvolti anche nell’inchiesta relativo al fallimento della Porto di Imperia SPA, per la mancanza di qualunque gesto che faccia intendere una volontà risarcitoria e per la mancanza di sottrarsi al risarcimento da parte di Caltagirone. La richiesta di risarcimento subordinata si modifica per quanto riguarda il quantum. Il danno si quantifica attraverso i contratti di subconcessione che individuano il corrispettivo per una quota di prezzo moltiplicata per gli anni di concessione. Riteniamo che il danno sia provato.

C’è poi una richiesta danni a parte, relativa all’associazione titolari posti barca. Si richiede una condanna generica pari a 5 mila euro di risarcimento. Pongo in rilievo, infatti, che i fatti in questione hanno leso l’interesse specifico dell’associazione, come emerso anche nel corso dell’istruttoria dibattimentale. Un’associazione che è divenuta una controparte sempre presente al tavolo delle trattative, come confermato da Lunghi, da Benzi, dal Sindaco. Ci sono molte imputazioni, ma il fatto resta unico. Dal delitto di truffa consegue un danno per i titolari di posto barca. Perché le vicende che interessano i rapporti tra Comune di Imperia e Porto di Imperia SPA comportano riflessi sulla posizione giuridica dei titolari di posto barca. I contratti di subconcessione, infatti, restano in vigore sino a che rimane valido il rapporto tra Comune e Porto di Imperia SPA ed è la stessa Acquamare a stabilire questo punto nell’ambito del contratto di subconcessione. Le condotte, in particolare quella di truffa, incidono sul rapporto tra Porto di Imperia SPA e Comune di Imperia. I titolari di posto barca sono i soggetti che hanno permesso ad Acquamare di monetizzare la truffa. L’Acquamare nel contratto di subconcessione inserisce una clausola per cui si stabilisce che con la decadenza della concessione si interrompe il rapporto con la Porto di Imperia SPA e con i titolari di posto barca. Dunque l’Acquamare era a perfettamente a conoscenza dei motivi che potevano portare alla decadenza della concessione.

C’è poi la questione relativa alla destinazione del denaro versato dai titolari di posto barca. Se vi fosse stata buona fede tra Acquamare e titolari di posto barca, questo denaro non sarebbe scomparso. Ancora oggi nulla si sa, in merito alla destinazione dei denari versati dai titolari di posto barca. La distrazione di questa somma conforta il fatto che le somme siano state acquisite in modo illecito. Nulla sappiamo di dove questo denaro sia finito. Parliamo di una quota capitale di 11 milioni e mezzo di euro che nell’arco di 1-2 anni si è azzerata. Zero perché la Porto di Imperia SPA è fallita e non è fallita per caso. Tutto questo impianto fraudolento ha contribuito a condurla al fallimento e alla decadenza della concessione. La mancata contabilità si sapeva che avrebbe portato alla decadenza della concessione. L’opera non sarà mai collaudabile senza la documentazione contabile. Un posto barca oggi non esiste, perché mancano i servizi. Mancano le fogne, i parcheggi, i servizi. Quello oggi esistente ed è la stessa Acquamare a definire nei contratti di subconcessione le caratteristiche di un posto barca. Qui ci troviamo davanti a un imprenditore che acquista uno stabile di lusso e si trova una baracca.

Ci troviamo di fronte a un porto che non esiste. Un porto che non ha vigilanza, che non ha parcheggi, non ha fogne, non ha servizi. Eppure ci è stato detto che è anche colpa dei titolari di posto barca che non pagano gli oneri in un porto che non esiste. Acquamare ha incassato in totale 145 milioni di euro dalla cessione dei posti barca, a cui vanno aggiunti i 95 milioni di euro dei posti barca ancora invenduti. Questi 145 milioni di euro sono scomparsi, compresi gli 11 milioni versati dai miei assistiti. Passiamo poi alla permuta. Dal punto di vista civilistico ci troviamo davanti a un evidente caso di cessione di una cosa presente per una cosa futura. La giurisprudenza civilistica ci dice però che occorre andare a vedere gli interessi delle parti.

E in questo caso non ci troviamo di fronte a una permuta, ma ad un appalto. Gli stessi avvocati della Porto di Imperia SPA e dell’Acquamare nel corso del dibattimento e delle intercettazioni hanno confermato di non credere che si tratti di permuta, ma di un contratto ‘do ut facias’, un contratto analogo a un appalto. L’appalto è sempre tale, che si paghi con denaro o con altri beni. La prova dell’inesistenza della permuta è che Porto di Imperia SPA e Acquamare parlano di compensazione nei loro accordi contrattuali. Non esiste in questo processo un concetto di permuta che renda insensibili ai costi i rapporti tra Acquamare e Porto di Imperia SPA.

Se il costo dell’opera è stato gonfiato, la Porto di Imperia SPA ha pagato in compensazione all’Acquamare molto più del dovuto. Se si può stabilire che la Porto di Imperia SPA è ente pubblico, il danno è diffuso. Se si fossero applicate le leggi amministrative, l’Acquamare poteva avere quell’appalto, poteva entrare nella Porto di Imperia SPA? La riconoscibilità di un ente pubblico è un tema attuale. Un tema che si è posto a livello comunitario. Quali sono gli indici di riconoscimento? La Porto di Imperia SPA doveva costruire un’opera pubblica, perché si tratta di un’opera destinata allo Stato. Dovevano essere seguite le procedure a evidenza pubblica, sia per l’individuazione del socio privato, sia per l’assegnazione dei lavori. Inoltre sono previste dalla concessione le opere a scomputo, che vengono assimilate a un appalto pubblico. La Porto di Imperia SPA, dunque, è un ente pubblico. Per quanto concerne il danno morale ho ritenuto di chiedere un risarcimento pari a un quarto delle cifre investite”.

 

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