“Ormai in Italia solo i poveri vanno in prigione, i ricchi non ci vanno”. E’ deluso, amareggiato, ma non si perde d’animo Bruno Rossi, papà di Martina Rossi, a poche ore dalle notizia della scarcerazione dei due giovani condannati per aver causato la morte della figlia appena 20enne, precipitata dalla sua stanza d’albergo a Palma de Maiorca, mentre era in vacanza con le amiche, nel tentativo di sfuggire a uno stupro. Al suo fianco, come sempre, la moglie Franca. Determinati e inseparabili nella battaglia per avere giustizia per Martina.
Morte Martina Rossi: scarcerati i due giovani condannati, le parole di papà Bruno
Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, lo ricordiamo, sono stati condannati a 3 anni di carcere per tentata violenza sessuale . Hanno scontato una parte della pena in regime di semilibertà, lavorando di giorno e tornando in carcere la notte, per poi ottenere dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze l’affidamento in prova ai servizi sociali, Vanneschi nel luglio del 2023, Albertoni nel febbraio scorso. Entrambi svolgono l’affido presso un’associazione di volontariato e durante la notte hanno l’obbligo di non uscire. Termineranno di scontare la condanna a inizio 2025.
“La legge italiana prevede che si possa ottenere un allentamento della pena – dichiara Bruno Rossi a ImperiaPost – quando si verificano determinate condizioni. Questi due non hanno mai riconosciuto la propria colpevolezza, non hanno mai pagato un euro nonostante lo prevedesse la sentenza definitiva di Cassazione, non hanno mai chiesto scusa. Come possono aver ottenuto un’attenuazione della pena? La realtà è che in Italia ormai solo i poveri vanno in prigione, i ricchi non ci vanno. Pensate se i colpevoli fossero stati dei senzatetto o dei migranti cosa sarebbe successo. Senza contare che tutto è stato fatto in silenzio. Solo grazie alla nostra insistenza abbiamo scoperto che il Tribunale di Sorveglianza aveva concesso la scarcerazione e l’affidamento ai servizi sociali.
Ad aprile inizierà il processo civile, abbiamo chiesto come risarcimento danni oltre un milione di euro che vogliamo destinare al sociale. Questi due non hanno neanche mai pagato un centesimo. Se ne sono sempre fregati. Ci troviamo davanti a un atto della Magistratura, che come tale va rispettato, stiamo cercando di capire come muoverci per avere giustizia per nostra figlia”.