Nessuno stop dei lavori a seguito del rinvenimento di reperti archeologici durante i lavori per la costruzione del parcheggio interrato in piazza Eroi Sanremesi.
I reperti, che richiederanno un recupero sistematico, sono principalmente anfore dell’età romana imperiale, del tipo che era prodotto nella Gallia meridionale, odierna Provenza, ma forse anche nella Liguria di Ponente. Insieme alle anfore, sono stati rinvenuti anche frammenti dei caratteristici “tegoloni” laterizi ad alette rialzate, tutto in quantità notevoli.
Nel 2021 si era svolta la procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico per la costruzione del parcheggio, conclusa con il parere favorevole della Soprintendenza.
Nel parere si faceva già riferimento a uno “strato di consistente spessore caratterizzato da pietre di grandi dimensioni e dalla sporadica presenza di frammenti ceramici di epoca romana, in nessun modo riconducibili a resti archeologici conservati; […] livellamento artificiale da attribuire alla sistemazione dell’area in occasione della tombinatura del torrente San Romolo nel 1913, come documentato in modo esauriente anche dalla documentazione fotografica storica”.
Lo strato di riporto artificiale è stato nuovamente intercettato in questa fase del cantiere, e si presenta più ricco di reperti, non solo romani ma anche medievali e di età moderna.
I grandi sbancamenti dell’inizio del XX secolo hanno già asportato i resti archeologici che si dovevano conservare ai piedi del Battistero di San Giovanni, e questo strato di riporto conserva i residui di quello sbancamento. Il Battistero di San Giovanni, scavato all’interno da Nino Lamboglia, conserva una stratigrafia archeologica molto estesa che copre l’età romana, l’età altomedievale e bassomedievale, fino alle soglie dell’età moderna, e la stessa situazione corrisponde anche in tutto il complesso della Canonica di San Siro e della Basilica concattedrale.
Durante il sopralluogo di giovedì 7 marzo, è stato delimitato il settore del cantiere in cui è conservato lo strato di riporto e la Soprintendenza ha disposto il recupero di tutti i reperti di età antica, medievale e moderna conservati nel terreno, senza alcuna interruzione dei lavori. L’assistenza archeologica è effettuata dalla ditta Dedalo di Sanremo.
Il Soprintendente Roberto Leone spiega che “si tratta di reperti ormai decontestualizzati e fuori posto rispetto alla loro conservazione archeologica, ma con la certezza che provengano da una posizione precisa ci permettono comunque di collegare quelle anfore al centro abitato romano che esisteva nell’area, forse un vicus, di cui conosciamo anche la necropoli trovata in Via dei Cappuccini. Si trattava di un centro minore rispetto alle città, ma era comunque parte delle arterie di comunicazione sia terrestri sia marittime, poiché queste anfore cariche di vino arrivavano certamente via mare”.
“Si tratta di un lembo di 50 metri quadrati, limitato e già intaccato dai tanti sottoservizi urbani. Lo scavo di questo strato di terreno con un mezzo meccanico più piccolo permette di proseguire i lavori e recuperare la totalità dei reperti che poi verranno puliti, inventariati e speriamo anche esposti nel Museo Civico di Palazzo Nota” aggiunge Stefano Costa, funzionario archeologo della Soprintendenza.