23 Dicembre 2024 02:05

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Imperia: cold case svedese, tensione in aula con due testimoni. “Rischiate la falsa testimonianza, siete qui per dire la verità”

In breve: Davanti alla Corte d'Assise sono comparsi due conoscenti dell'epoca di Aldobrandi. Entrambi hanno negato di conoscere Sardonia e, in parte, negato di conoscere l'imputato, smentendo le dichiarazioni da loro stessi rilasciate alla polizia svedese.

Momenti di tensione questo pomeriggio nel corso del processo sul cosidetto “cold case svedese” che vede sul banco degli imputati il 73enne Salvatore Aldobrandi, accusato di omicidio per la morte di Sargonia Dankha, la 21enne scomparsa il 13 novembre 1995 a Linköping, città della Svezia a 200 chilometri a sud di Stoccolma.

Davanti alla Corte d’Assise (composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati ed Eleonora Billeri), sono comparsi due conoscenti dell’epoca di Aldobrandi. Entrambi hanno negato di conoscere Sardonia e, in parte, negato di conoscere l’imputato, smentendo le dichiarazioni da loro stessi rilasciate alla polizia svedese all’epoca dei fatti. Più volte sono stati richiamati dal presidente Indellicati che li ha avvertiti del rischio di incorrere reato di falsa testimonianza. 

Imperia: processo Aldobrandi, le testimonianze

G.M.

“Ho vissuto in Svezia per circa 39 anni. Dal 76 fino a pochi anni fa. Aldobrandi è stato uno dei tanti italiani con il quale a volte ci siamo incontrati. Amici? No, assolutamente. Ci incontravamo sporadicamente in una piccola città. Ci si incontrava al pub, in casa, al ristorante. Carattere? Non ricordo bene. So che aveva avuto dei procedimentali penali per i quali ero stato interrogato all’epoca. So che Aldobrandi è stato processato in Svezia per la scomparsa della sua fidanzata. Lei non l’ho mai vista, ne mai conosciuta. Aldobrandi credo avesse una pizzeria e un club, una discoteca.

Ricordo una serata tra connazionali per giocare a poker, a casa mia. Chiamavamo Aldobrandi, Samuel, o almeno, è il nome con cui l’ho conosciuto io. Quella sera mangiammo e giocammo a poker, una serata per risollevare il morale di Samuel che doveva essere ricoverato lunedì. Samuel aveva una ferita su una mano. Era un’abrasione proprio sopra le nocche. Non più vecchia di 2-3 giorni. Samuel alla domanda su come si era procurato la ferita rispose che erano affari suoi, che non dovevano interessare. Quando Samuel è rilasciato è venuto da me e io gli dissi che volevo prendere le distanze.

La sera della cena Samuel era strano, non era come lo conoscevo. Era allegro, faceva particolarmente lo stupido. Non sembrava lo stesso di prima. Il suo comportamento era molto freddo nel suo modo agire. Sembrava assente.

Sardonia? Si in effetti l’ho vista qualche volta. La loro chimica non combaciava. Era una ragazza che non mi piaceva. Aldobrandi aveva delle relazioni e dei figli, ma non so con chi.

Si, in effetti con Albobrandi provammo ad aprire un’attività insieme. Provammo insomma a fare degli affari, ma non eravamo amici”.

R.C.

“Ho vissuto in Svezia due anni. Dal 93 al 95. Io con questo Aldobrandi non ho avuto niente a che fare. Non c’era un rapporto di amicizia. Io avevo 23-24 anni, frequentavo piu persona della mia età. Andavo nel locale di Aldobrandi per passare la serata, per ballare. Lo vedevo li, buonasera e buongiorno.

Siamo andati a funghi una volta? Si, in effetti. Sargonia Danka non l’ho mai vista. Non ho mai telefonato ad Aldobrandi. Una serata abbiamo fatto una partita di poker a casa di Giovanni Marino.

C’era anche Aldobrandi. Aveva dei graffi sulla mano.  Aldobrandi e Sargonia litigavano spesso, ho pensato a questo, era un chiacchiericcio che c’era in città. Della scomparsa della ragazza ne parlavano tutti. Il giorno della cena non lo sapevamo, l’abbiamo saputo il giorno successivo.

Quella serata Aldobrandi aveva un atteggiamento normale. Nego di aver mai dormito da Salvatore Aldobrandi. Dissi alla Polizia che ci avevo dormito? Lo nego, non è possibile.

Non ho mai più visto AldobrandiSanrem0? Si in effetti sono andato a Sanremo tempo dopo a mangiare la pizza nel locale di Aldobrandi. Non sapevo però che lavorava li. Ero con mio cugino”.

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