27 Dicembre 2024 00:17

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Imperia: cold case svedese, in aula testimone chiave. “Aldobrandi mi disse ‘L’ho ammazzata’, ma non mi fece mai il nome di Sargonia”

In breve: Davanti alla Corte d’Assise (composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati ed Eleonora Billeri) Jovanovic, gestore di un club a Linköping, ha raccontato i rapporti che lo legavano ad Aldobrandi al momento della scomparsa di Sargonia. 

Aldobrandi mi chiese aiuto, ma non capivo il senso, mi ricordo che era molto stressato. Dal suo racconto ebbi la sensazione che ci fosse un cadavere da qualche parte, in qualche appartamento. Poi mi disse ‘l’ho ammazzata’. Non mi disse mai di aver ucciso Sargonia. Sono io che lo pensai quando vidi la notizia della scomparsa della ragazza“. Lo ha dichiarato questa mattina in aula Slobodan Jovanovic, testimone chiave nell’ambito del processo sul cosidetto “cold case svedese” che vede sul banco degli imputati il 73enne Salvatore Aldobrandi, accusato di omicidio per la morte di Sargonia Dankha, la 21enne scomparsa il 13 novembre 1995 a Linköping, città della Svezia a 200 chilometri a sud di Stoccolma.

Davanti alla Corte d’Assise (composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati ed Eleonora Billeri) Jovanovic, gestore di un club a Linköping, ha raccontato i rapporti che lo legavano ad Aldobrandi al momento della scomparsa di Sargonia. 

Testimone Slobodan Jovanovic

“Ho vissuto in Svezia dal 1992 fino al 2010, ogni tanto ci torno. Ero allenatore di club di calcio e svolgevo attività commerciali, gestivo un club. Se ho avuto alcuni problemi con la Giustizia? Sì, perchè non ero registrato come associazione quindi la Polizia fece una retata al club e mi arrestò per 2 settimane. Dopodichè mi risarcirono perchè non provarono niente.

Nel ’95 conoscevo Salvatore Aldobrandi perchè lui aveva una discoteca nella stessa cittadina. Ci conoscevamo, ma non c’era una relazione di amicizia. Quando chiudevano le discoteche tutti venivano nel mio locale, un club dove poteva entrare chi aveva la tessera. Non c’era competizione tra il mio locale e la discoteca di Aldobrandi, erano due realtà diverse.

Tutti ci conoscevamo nella piccola cittadina, ci vedevamo quasi ogni giorno senza avere contatti stretti. Si sapeva che aveva qualche frequentazione femminile. Se mi ricordo chi era la sua fidanzata? Non mi ricordo esattamente, ma si sapeva che si frequentava con Sargonia. Forse li vidi insieme qualche volta.

Sono stato interrogato dalla Polizia e sono stato chiamato diverse volte negli anni. Il motivo? Dicevano che c’erano degli indizi e volevano sapere se sapevo qualcosa.

Quello che ho detto alla Polizia svedese è la verità. Mi hanno contattato perchè ero molto conosciuto al tempo, conoscevo tutti quindi potevo sapere qualche dettaglio in più.

In un primo incontro, Salvatore è venuto da me a chiedere aiuto per qualcosa, ma non mi ricordo bene. Probabilmente aveva bisogno di aiuto perchè stava ristrutturando la discoteca e aveva bisogno di personale.

Confermo, come dissi alla Polizia, che il 13 novembre 1995 Aldobrandi era venuto da me nel mio locale, era molto nervoso e agitato, mi chiese se potevo prestargli una macchina. Capii che si trattava di qualcosa di molto urgente. Io rifiutai e Salvatore lasciò il locale.

Confermo che lo stesso giorno Salvatore tornò nel locale dicendo di aver rimediato una macchina e chi la guidava. Mi chiese aiuto di nuovo, ma non capivo il senso, mi ricordo che era molto stressato. Dal suo racconto ebbi la sensazione che ci fosse un cadavere da qualche parte, in qualche appartamento. Aldobrandi disse che aveva bisogno di aiuto per spostare qualcosa dall’ascensore fino alla macchina. Mi parlò di sacchi neri della spazzatura. Non vidi mai nessun cadavere. Non mi ricordo altro, confermo quello che ho detto nel verbale.

Salvatore dichiarò, facendo vedere con la mano al lato della testa, di aver fatto qualcosa a una donna. Parlò di un’ascia, me lo ricordo. Emerse anche che quello che doveva essere spostato erano vestiti. Avevo capito che c’era qualcosa che non andava, Salvatore era molto nervoso, psicotico. Grondava sudore, era blu intorno agli occhi che erano rossi all’interno. Ero confuso, avevo capito che aveva fatto qualcosa di serio. In quel periodo avevo subito anche la guerra, non avevo paura di queste cose, avevo perso la fiducia nelle persone. Avevo paura che mi tirasse dentro in qualche storia, volevo tenermi distante.

Aldobrandi non mi disse mai di aver ucciso Sargonia. Mi disse l’ho ammazzata’. Sono io che lo pensai quando lessi la notizia della scomparsa della ragazza. 

Nel 1995 dichiarai che Salvatore era disponibile a darmi del denaro in cambio, che mi sarebbe sempre stato grato e che sarebbe stato sempre disponibile per me. Aldobrandi parlava di 80/100 mila corone svedesi come rimborso.

Sargonia? Tutti conoscevano lei e la sua famiglia”.

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