23 Novembre 2024 09:51

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23 Novembre 2024 09:51

Imperia: violenze sui disabili a Villa Galeazza, la delusione di una mamma. “Vicenda che fa malissimo, ma i problemi non finiscono cambiando gli operatori. C’è una grave carenza di personale”

In breve: Per molto anni il figlio di Michela Aloigi è stato seguito dall'Isah presso la struttura semiresidenziale in piazzetta De Negri.

È una notizia che fa male, perché la violenza fa sempre male, soprattutto verso persone inermi e indifese“. Queste le parole di Michela Aloigi, mamma di Matteo Baluganti, ragazzo portatore di disabilità gravissima, mancato lo scorso anno all’età di 30 anni, a commento della notizia che vede otto operatori sociosanitari indagati per violenze nei confronti degli ospiti disabili di Villa Galeazza, struttura gestita dalla Cooperativa Jobel e di proprietà della Fondazione ISAH.

Per molto anni il figlio di Michela Aloigi è stato seguito dall’Isah presso la struttura semiresidenziale in piazzetta De Negri.

Imperia: violenze sui disabili a Villa Galeazza, la delusione di una mamma

“È una notizia che fa male perché la violenza fa sempre male, soprattutto verso persone inermi e indifese. Vorrei però andare un po’ più a monte, perché i problemi non si risolvono solamente cambiando gli operatori. Questo non significa giustificare i comportamenti, anzi, sono gesti inaccettabili e chi ha sbagliato deve pagare, ma credo sia giusto anche far luce sulla situazione generale.

Posso dire, basandomi sulla mia esperienza personale, essendo mamma di un ragazzo con disabilità gravissima, che oggi non c’è più, che ho lottato tanto perché c’erano cose che non andavano. Mio figlio Matteo ha frequentato per tanto tempo la struttura semiresidenziale in piazzetta De Negri e aveva delle operatrici splendide che ho sempre nel cuore. Nonostante la preparazione e l’amore, però, sono capitati problemi, incidenti, sviste, trascuratezze, proprio perchè non ci sono abbastanza risorse umane. Dentro la struttura ci sono bambini, ragazzi, uomini molto gravi che hanno bisogno di tanta assistenza e c’è troppo poco personale. È vero che c’è il numero minimo di operatori previsti dalla legge, ma non basta, perché queste persone vanno seguite in tutto e per tutto.

È difficile soprattutto per le persone più gravi e difficili da gestire, quelle che un genitore non è in grado di tenere a casa. Questo non giustifica nessuno, ma se non cambia il sistema, allora non cambierà niente.

La speranza è che questa terribile vicenda serva a cambiare le cose a monte, che gli operatori siano messi in grado di eseguire il loro lavoro nel modo più corretto e sereno possibile. Io sono solo una mamma, non ho le competenze per dire che la gestione non va bene, ma ho vissuto per tanti anni lì dentro e ho visto sulla pelle dei ragazzi quello che può fare la mancanza di tempo, di risorse, di attenzione”.

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