Unione Popolare, movimento politico che riunisce Rifondazione Comunista e Potere al Popolo, oggi ha fatto il punto sulla situazione della sanità a livello nazionale e locale, ponendo l’accento sulla gravi problematiche esistenti.
Bocciato anche il progetto del nuovo ospedale di Taggia: “Costerà 15 milioni di euro l’anno e sottrarrà risorse ai servizi già carenti”
Spiega Lilli Alampi: “Lo stato disastroso della sanità è sotto gli occhi di tutti e nella esperienza diretta di molti, purtroppo. È il frutto delle scelte politiche soprattutto degli ultimi governi nazionali e della giunta regionale di Toti. La salute è un diritto, non è una merce.
L’affare per le imprese private è il farmaco e la cura delle malattie, il diritto alla salute vuol dire una medicina pubblica che fa prevenzione e come tale non è solo spesa, è risparmio di soldi pubblici proprio perché prevenendo ci si ammala di meno. Prevenzione intesa anche dei molti fattori di rischio, quali gioco d’azzardo, tabagismo, dipendenza dagli zuccheri, alcolismo .
Il ritornello dei soldi che non ci sono per la sanità pubblica è una grande mistificazione: si sono trovati subito per le armi, le banche hanno festeggiato con i dividendi favolosi degli extra-profitti, più o meno come le imprese che erogano energia, alcune partecipate dallo Stato, con le bollette salate e i rincari di oggi. Anche nella nostra provincia, della situazione parlerà Mariano Mij, sempre più si è obbligati a scegliere tra curarsi e mettere insieme il pranzo con la cena.
Parlando di cifre ricordiamo che il Censis dice che l’Italia rischia una sanità per censo. Più che di un rischio potremo parlare di realtà: povertà assoluta per il 10% della popolazione nazionale che già ora non può curarsi mentre il 42% dei cittadini meno abbienti è costretto a rinunciare. Diciamo chiaramente no alle continue privatizzazioni, alle assicurazioni, no alla sanità integrativa.
Quando si spendono soldi per il privato, ed è quello che sta facendo sistematicamente Toti in Liguria, mancheranno quando avremo bisogno di cure costose che solo la sanità pubblica può erogare e garantire. Diritto alla salute vuol dire assistenza medica laica, rispetto delle scelte delle donne e dei cittadini tutti e vogliamo ricordare anche, nel campo della sanità, la necessità di un reale e urgente potenziamento del ‘consultorio’ tra i servizi di base e territoriali, ridotto ai minimi termini nella nostra provincia, insieme al dramma dell’assistenza in campo psichiatrico”.
Renato Donati
Sottolinea Donati: “Parliamo di cifre, siamo uno Stato che spende 75 milioni di euro al giorno per spese militari, una cifra folle. Dobbiamo smontare questo assioma per cui non troviamo i soldi per la sanità, per la scuola, per la cultura, ma si trovano invece per gli armamenti”.
Mariano Mij
Aggiunge Mariano Mij, medico che vive quotidianamente i problemi della sanità: “Il grosso problema dell’accesso alle cure è principalmente legato alle liste di attesa, è un problema che arriva da lontano. Quando il personale sanitario c’era non c’è stata una politica per trattenerlo nei nostri ospedali, nei nostri presidi sul territorio.
Oltre alla carenza di personale sanitario, problema particolarmente sentito in Liguria e nel Ponente ligure, mancano strutture territoriali ambulatoriali, la medicina preventiva è ridotta a pochi esami di screening, le famose case di comunità che avrebbero dovuto compensare il taglio dei posti letto a livello nazionale e regionale, sono ferme, perché manca il personale. Le case di comunità consentirebbero effettivamente di ridurre l’accesso al pronto soccorso, che è l’ultima frontiera per molti cittadini quando non riescono a reperire il medico di famiglia o la guardia medica.
Al momento, in provincia di Imperia, mancano duecento posti letto, i reparti e i pronto soccorso, quindi, sono pieni e inoltre, questo si intreccia con la riabilitazione, i posti di riabilitazione sono carenti e non si riesce a dimettere un paziente dal proprio reparto perché manca la struttura che possa accettarlo per la riabilitazione.
Alla mancanza di medici si è cercato di rispondere con medici delle cooperative, a gettone, ossia medici che sono già impegnati in altri ospedali e che in turni di riposo vengono a fare prestazioni in straordinario che vengono pagate oltre 120 euro all’ora. Oltre a non garantire un’adeguata continuità assistenziale determinano anche differenze di trattamento dei medici che operano nella struttura. Proponiamo che vengano reperiti medici, rimuovendo il numero chiuso dalle università e invitando medici dall’estero, come in Calabria dove sono stati inviati medici da Cuba.
E’ stato privatizzato l’ospedale S.Charles di Bordighera, prima smantellato a Punto di Primo Intervento (PPI ) e poi venduto ai privati ( gruppo GVM ) perché venga ricostituito un Pronto Soccorso coi reparti e servizi di pertinenza come già esisteva 15 anni fa.
Poi c’è la soluzione di chiudere gli ospedali pubblici di Sanremo e Imperia per costruire un nuovo ospedale a Taggia dal costo di quasi 400 milioni di euro, soldi che l’ente pubblico dovrà restituire in 20-25 anni , compresi gli interessi , a chi costruirà l’opera (forse l’INAIL). Insomma almeno 15 milioni di euro l’anno che verranno sottratti ai vari servizi sanitari in Provincia. Un ospedale Unico che non sarà d’eccellenza perché in questi anni è stata persa la Chirurgia Vascolare, la Struttura Complessa di Gastroenterologia (di cui ora è a rischio anche l’attività endoscopica h24) e l‘angiografia interventistica non funziona più quotidianamente da anni. Un ospedale unico dove mancheranno quasi 200 posti letto (al netto di quelli tecnici) per arrivare al corretto numero di 630 posti letto ( 3x 1000 abitanti in una provincia che conta 210 mila persone)”.