28 Dicembre 2024 22:48

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Appalto travel lift: al via processo per quattro imputati accusati di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. La difesa: “Mai mossi da altri interessi se non quelli della GoImperia” / Video

In breve: Marco Mangia e Alberto Caprile sono accusati di abuso d’ufficio, mentre Giancarlo Dolla e Michele Ottavio Lugaresi di turbativa d’asta.

Ha preso il via questa mattina in Tribunale a Imperia, dinnazi al collegio composto dai giudici Carlo Alberto Indellicati, Marta Maria Bossi ed Eleonora Billeri, il processo per l’appalto del travel litf del porto di Imperia che vede sul banco degli imputati Marco Mangia, ex presidente della Go Imperia, Alberto Caprile, direttore generale della Go Imperia, e due imprenditori del settore cantieristica, Giancarlo Dolla e Michele Ottavio Lugaresi.

Go Imperia: in quattro a processo per l’appalto del travel lift

Nel dettaglio, Marco Mangia e Alberto Caprile sono accusati di abuso d’ufficio, mentre Giancarlo Dolla e Michele Ottavio Lugaresi di turbativa d’asta. Il Copi, Consorzio Operatori Porto di Imperia, si è costituito parte civile rappresentato dall’avvocato Alessandro Gallese.

La prossima udienza si svolgerà il 26 settembre 2024 per l’audizione dei testi del Pubblico Ministero Veronica Meglio.

La vicenda

La Go Imperia, il 12 agosto agosto 2020, ha indetto un’indagine di mercato propedeutica alla gara per l’affidamento in gestione del travel lift, invitando sia il Copi (Consorzio Operatori Porto di Imperia), titolare della concessione dell’area cantieristica, sia i suoi consorziati (sette società in tutto, tra cui Imperia Yacht Service e Gente di Mare). Il 18 agosto il servizio viene affidato a un’associazione temporanea di impresa composta dalle società Imperia Yacht Service e Gente di Mare.

L’affidamento verrà successivamente annullato dal Tar Liguria che accoglierà il ricorso del Copi precisando che “la condotta di Imperia Yacht Service e di Gente di Mare è stata connotata da slealtà e scorrettezza”.

Turbativa d’asta

Il reato è contestato a Dolla e Lugaresi che “con mezzi fraudolenti turbavano una gara indetta per conto di una pubblica amministrazione“.

Secondo l’accusa dopo che Corrado Giancaspro, presidente del Copi, comunicò, a seguito di accordo con tutti i consorziati, la volontà di presentare un’offerta pari a 22 mila euro per la gestione del travel, Dolla e Lugaresi avrebbero costituito, conoscendo già l’importo dell’offerta del Copi, in quanto consorziati, un’associazione temporanea di impresa (Imperia Yacht Service-Gente di Mare), presentando alla Go Imperia un’offerta più vantaggiosa (32 mila euro) di quella del Copi e aggiudicandosi il servizio.

Secondo l’accusa, inoltre, i due indagati erano consapevoli, in quanto previsto dallo statuto del Copi, che “eventuali analoghe manifestazioni di interesse provenienti da alcuna delle società consorziate sarebbero state effettuate in violazione delle norme statutarie”.

Abuso d’ufficio

Il reato è contestato a Mangia, in veste di presidente della Go Imperia e della commissione giudicatrice, e Caprile, nella qualità di direttore generale della Go Imperia e responsabile del procedimento. Secondo l’accusa non avrebbero escluso dalla gara l’associazione temporanea di impresa costituita da Dolla e Lugaresi.

Secondo l’accusa l’offerta “era stata formulata conoscendo preventivamente l’importo dell’unica altra offerta che era stata formulata”. Mangia e Caprile, aggiudicando il servizio a Dolla e Lugaresi, “intenzionalmente procuravano a Go Imperia e alla citata A.T.S. (associazione temporanea di impresa, ndr) un ingiusto vantaggio patrimoniale al contempo arrecando un danno ingiusto al Copi ed alle restanti società consorziate”.

Marco Mangia e Alberto Caprile sono difesi dall’avvocato Elisabetta Busuito, del foro di Roma, legale storico del Sindaco Claudio Scajola (difende il primo cittadino anche nel processo in corso a Reggio Calabria), Giancarlo Dolla da Fabio Di Salfo del foro di Genova e Michele Ottavio Lugaresi dallo studio Acquarone di Imperia.

Avvocato Elisabetta Busuito

“Un’eccezione è stata sollevata da altre difese ed era una di quelle eccezioni riguardanti la genericità del capo di imputazione, ma non atteneva alla nostra imputazione, quindi c’è stata un’interlocuzione soltanto delle difese che difendono gli assistiti che sono imputati dell’articolo 353 (turbativa d’asta, ndr).

Per quanto ci riguarda la nostra questione, al di là della decisione del Tribunale, che ovviamente rispettiamo, a mio avviso era fondata perché mancava pacificamente nel verbale del CdA, che è stato depositato soltanto dopo la Costituzione di parte civile, il riferimento esplicito al conferimento dei poteri per fornire il mandato ex articolo 100.

Si tratta di questioni tecniche sulle quali il Tribunale ha dato atto che effettivamente quel verbale si prestava a più di una lettura e quindi non era perfettamente inequivoco. Sono le normali eccezioni che vengono sollevate nel corso dell’udienza.

È stato fissato un calendario piuttosto fitto, il che è utile perché non si perde il filo della vicenda. Avere tante udienze concentrate in un periodo di tempo limitato, agevola sicuramente sia il Tribunale sia i difensori.

Non siamo persuasi di poter dimostrare l’inconfigurabilità del reato, sia sotto il profilo oggettivo, sia soprattutto sotto il profilo del dolo. Assolutamente i miei assistiti non sono stati mossi da nessun interesse che non fosse quello di fare gli interessi della GoImperia.

Quindi siamo convinti che l’istruttoria non potrà che dimostrare la loro non responsabilità rispetto al fatto che ci viene contestato”.

Per quanto riguarda l’abuso di ufficio, che cosa cambia?

“In questo momento siamo, come giustamente rilevava il Presidente del Tribunale all’inizio del processo, in una situazione di reato claudicante, così l’ha indicato.

Al Senato è passata la proposta di legge di abrogarlo completamente, quindi a quel punto diventerebbe un fatto privo di disvalore penale. Però chiaramente dallo Stato ancora una decisione assoluta non è stata presa. Ci sarebbe molto da parlare sul tema dell’abuso d’ufficio e non è certamente questa la sede per poterlo fare.

Io personalmente, al di là di questa vicenda in generale, sono favorevole come tanti altri alla sua abrogazione.

È chiaro che il Tribunale fin tanto che non verrà assunta una decisione definitiva da parte del Parlamento non può che fissare le udienze sapendo però nel proprio retropensiero che esiste la possibilità che a un certo punto, forse anche prima della prima udienza prossima, che comunque è fra 5 mesi, questo reato non esista più”.

 

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