29 Dicembre 2024 02:47

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IMPERIA. FUGA DAL CARCERE, DISPOSTA L’ISPEZIONE DEI LUOGHI IL 2 FEBBRAIO. IL MARESCIALLO TEVEROLI: “L’ALLARME FU TACITATO VOLONTARIAMENTE”

In breve: Si è tenuta questa mattina, presso il Tribunale di Imperia, una nuova udienza del processo per la fuga dal carcere di Imperia, avvenuta nel luglio del 2009, del tunisino Farah Ben Faical Trabelsi.

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Si è tenuta questa mattina, presso il Tribunale di Imperia, una nuova udienza del processo per la fuga dal carcere di Imperia, avvenuta nel luglio del 2009, del tunisino Farah Ben Faical Trabelsi.

Sul banco degli imputati, oltre al tunisino evaso e mai ritrovato dalle forze dell’ordine, due agenti della Polizia Penitenziaria del penitenziario imperiese, Elia Leonardo, ora in pensione, e Felice Serafino, tuttora in servizio. Nel corso dell’udienza è stato sentito come testimone il Maresciallo Davide Teveroli, che ha rivelato gravi discrasie negli orari dei gruppi di telecamere del sistema di sorveglianza e che l’allarme, scattato alla fuga di Trabelsi, venne tacitato volontariamente da un operatore.

Il perché, però, resta un mistero. La difesa ha chiesto l’ispezione giudiziaria dei luoghi del carcere interessati dalla fuga, che si terrà il prossimo 2 febbraio. “Il sistema di allarme del carcere, ancorché complesso e efficiente, ha una grossa lacuna. I vari gruppi di telecamere hanno una discrasia anche di 20-30 minuti per quel concerne l’orario. Abbiamo cercato di sincronizzarli, ma senza grossi riferimenti, se non un orario compreso tra le 13.59 e le 14.40.

Abbiamo tralasciato qualsiasi riferimento all’interno del carcere. Ci siamo messi sotto le varie telecamere con un orologio in mano, sincronizzato. Così abbiamo sincronizzato l’intero impianto. Da una serie di calcoli è emerso che l’allarme scattò alle 14.27. Nel dettaglio, l’area piacimento di Trabelsi attraverso la rete metallica è iniziato alle 14.24, la fuga è terminata alle 14.26 e 20 secondi.

In tutto l’azione è durata 2 minuti e 20 secondi. Le telecamere riprendono tutto il percorso di Trabelsi. Normalmente, quando suona l’allarme, i monitor della sala regia zoommano sull’area incriminata. Successivamente c’è l’allarme sonoro. Trapelai ha toccato due punto sensibili del sistema di allarme, prima quando era a cavalcioni sul muro, ma l’allarme era disattivato, poi quando si è aggrappato ai fili tesi e in quel momento è suonato l’allarme.

Non è però possibile stabilire a che volume. L’operatore infatti può tacitarlo o abbassarlo. Dalle telecamere si evince che nella sala regia c’erano altri agenti, ma non sappiamo per quale motivo e a quale titolo. Quello che è certo è che qualcuno, quando è scattato l’allarme, lo ha tacitato volontariamente. Nelle riprese appare Trabelsi con una corda in bocca fatta con del lenzuolo di cotone intrecciato e annodato. Una corda della lunghezza di 250 cm.

La corda era abbastanza voluminosa, del diametro di 14 cm, certamente più grande di una pallina da tennis. Dalle riprese non si capisce dove Trabelsi dove possa aver preso questa corda e neanche dove possa averla nascosta. La corda si inizia a vedere quando Trabelsi è a cavalcioni sul muretto e la tiene in bocca. Non l’ha mai utilizzata per la fuga, perché in un primo momento si affaccia e vede che c’è il movimento di una persona, un agente che sta uscendo. Si nasconde e poi, quando il campo è libero, salta giù senza corda perché c’era una tettoia che riduceva l’altezza del salto. È impossibile stabilire l’orario esatto indicato dalle telecamere il giorno della fuga“.

LA RICOSTRUZIONE DELLA FUGA

Il detenuto Trabelsi venne arrestato nel 2008 per un cumulo di pene. Venne tradotto presso il carcere di La Spezia per traffico di stupefacenti. Condannato a 10 anni di carcere, venne poi trasferito a Imperia, con fine pena 2025. Il carcere di Imperia venne però considerato incompatibile in relazione alla pena e alla tipologia di reato, per cui venne disposto il trasferimento di Trabelsi in altra sede.

Il trasferimento era previsto per il 7 luglio, ma Trabelsi tentò il suicidio, per cui il comandante della Polizia Penitenziaria decise di posticipare il trasferimento, senza però adottare particolari cautele. Proprio il 7 luglio 16 detenuti, intorno alle 13.15, accedettero al campetto del penitenziario e vennero registrati dall’agente incaricato. Tra loro c’era anche Trabelsi.

Successivamente Trabelsi riescì a evadere, ma al ritorno in cella nessuno si accorse di nulla, probabilmente perché l’agente incaricato non effettua la conta dei detenuti. Ad accorgersi della mancanza di Trabelsi poteva essere l’agente incaricato del controllo delle celle, ma all’uscita non si preoccupa dell’assenza del tunisino in quanto convinto dell’avvenuto trasferimento nel carcere di Marassi, in realtà posticipato per il tentato suicidio.

Gli agenti si accorgeranno della mancanza di Trabelsi intorno alle 22, quando viene chiamato in servizio un agente assegnato al piano del tunisino evaso a causa di un malore accorso ad un detenuto. L’allarme, però, non scatta subito, ma solo dopo circa 2 ore, perché inizialmente la ricerca interessa l’interno del carcere, ipotizzando che Trabelsi si sia nascosto nel penitenziario in quanto l’agente Serafino sostiene di aver visto Trabelsi al rientro dal campetto e di averci parlato. Evaso dal carcere di Imperia Trabelsi ha chiesto un passaggio in macchina a un agente della Polizia Penitenziaria di Sanremo, sostenendo di aver litigato con la fidanzata. Sceso all’altezza di Arma di Taggia, Trabelsi ha fatto perdere le proprie tracce

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