16 Novembre 2024 00:21

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16 Novembre 2024 00:21

Imperia: Rivieracqua, debiti per 95 milioni di euro. Creditori chiedono lo stato di insolvenza. “Accordi irrealistici per risolvere la crisi”

In breve: Alcuni creditori di Rivieracqua ne chiedono lo stato di insolvenza e la nomina di un commissario straordinario attraverso un ricorso presentato al Tribunale di Genova.

“Non sussistono dubbi che Rivieracqua si trovi in stato di insolvenza. A sei anni dall’epoca in cui ha iniziato a proporre ipotetiche soluzioni alla propria manifesta crisi ed insolvenza […] ripropone un accordo del tutto indeterminato ed irrealistico.

Sono considerazioni durissime quelle contenute nel ricorso presentato al Tribunale di Genova da alcuni creditori, Acquedotto San Lazzaro Spa, Società Lavori Agricoli e Costruzioni Srl, Seida Srl, Sea Srl Servizi Ecologici e Ambientali, per veder riconosciuta la dichiarazione dello stato di insolvenza di Rivieracqua e l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Una richiesta che, se accolta, bloccherebbe l’iter di privatizzazione avviato dall’attuale amministratore unico Giuseppe Torno e dal Commissario dell’Ato idrico Claudio Scajola rimettendo in discussione il futuro della società. 

Dal documento si evincono le proporzioni della crisi finanziaria di Rivieracqua, con un indebitamento che sfiora i 100 milioni di euro. 

Nelle proposte di accordo di ristrutturazione inviate alle Società a gennaio 2024si leggeRivieracqua ha affermato di avere un indebitamento complessivo, alla data del 30 settembre 2022, pari ad euro 81.399.408,68“.

“Dalla situazione contabile al 30 settembre 2023 si legge ancora– risultano debiti per euro 95.945.939, un totale attività pari ad euro 91.283.707, ricavi delle vendite e delle prestazioni pari ad euro 31.899.956, un patrimonio netto negativo per euro 18.139.032″.

Imperia: Rivieracqua e gli accordi di ristrutturazione “irrealistici”

Nel ricorso, i creditori ricostruiscono le vicende di Rivieracqua, definite “estremamente travagliate sin dall’inizio, comportando bilanci in perdita e un forte aggravio dell’indebitamento”, e le cause del dissesto finanziario della società incaricata della gestione del servizio idrico. Quali?

  • Incapacità di gestire adeguatamente il subentro dagli ex gestori cessati e il trapasso in campo a sè degli impianti termici.
  • Incapacità di esigere i crediti nei confronti dei Comuni.
  • Acquisti a prezzi elevatissimi da Amat di acqua che peraltro Amat aveva acquisito per importi molto più bassi da Amaie.

Il documento contiene anche una critica neanche troppo velata all’operato del Tribunale: “L’ammissione al concordato preventivo (di Rivieracqua, ndr) avveniva solo con decreto depositato il 23 dicembre 2020, mentre tale ammissione veniva revocata dal Tribunale di Imperia con decreto in data 10 novembre 2021. Dalla lettura del decreto emerge chiaramente come la procedura avesse sfiorato qualunque ragionevole previsione temporale, tant’è che, dopo oltre tre anni dalla iniziale istanza, non vi era ancora un piano definito da vagliare, tali e tante erano le variabili ancora del tutto aperte.

E’ tra l’altro significativo ricordare che uno degli elementi sui quali si fondavano il piano e la proposta concordataria era una ‘gara a doppio oggetto’ in virtù della quale si auspicava di ottenere l’ingresso in Rivieracqua di un socio privato che apportasse un aumento di capitale di 21 milioni di euro e un finanziamento di 8 milioni di euro, gara il cui bando avrebbe dovuto essere adottato nei mesi di ottobre-novembre 2020, ma del quale a novembre 2021 non vi era traccia alcuna.  E’ singolare che dopo aver revocato l’ammissione al concordato preventivo (il Tribunale, ndr) non abbia dato corso agli ulteriori adempimenti previsti dalla Legge Fallimentare, affermando che Rivieracqua avrebbe avuto la possibilità di risolvere la sua ‘situazione critica ricorrendo ai vari strumenti che l’ordinamento ha predisposto'”.

Gli accordi di ristrutturazione non andati a buon fine

Rivieracqua – si legge ancora nel ricorso che i creditori hanno depositato al Tribunale di Genova – formulava al Tribunale di Imperia istanza per cercare di far fronte alla crisi mediante la stipula con i creditori di un ‘fascio’ di accordi di ristrutturazione dei debiti. Senonché, Rivieracqua non dava poi ulteriore corso alla procedura. Il passaggio successivo era rappresentato dal ricorso alla composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa (nominato come esperto per la procedura di composizione negoziata il dott. Carlo Amoretti). Neppure la composizione negoziata della crisi dava esito positivo”.

I limiti dell’ultimo accordo di ristrutturazione

A questo punto Rivieracqua tentava ancora una volta il ricorso ad un accordo di ristrutturazione dei debiti. Dall’esame delle proposte, analizzano i creditori, balzano subito agli occhi alcuni elementi significativi:

  • Ancora una volta, alla base del piano della proposta di accordo, vi è il fantomatico ingresso di un socio privato che dovrebbe apportare ben 40 milioni di euro (cifra in costante ascesa, rispetto ai 29 milioni di euro previsti nel 2019-2020 e ai 38 nel 2022) di cui 30 sotto forma di aumento di capitale e 10 sotto forma di finanziamento.
  • Il proposto accordo non comporta nessun effettivo vincolo per Rivieracqua e nessuna reale certezza per i creditori: esso è sottoposto invero, ancora una volta, a condizioni risolutive totalmente aleatorie, tra le quali l’individuazione del socio privato entro il 31 ottobre 2024 all’esito della ormai famosa gara europea ‘a doppio oggetto’ che dovrebbe essere indetta, nonché l’effettuazione del suddetto apporto di 40 milioni di euro da parte del socio privato.
  • Il proposto accordo è palesemente penalizzante per i creditori, posto che, a fronte di nessuna certezza di pagamento, essi dovrebbero assumere l’immediato impegno a non esperire alcuna azione o rimedio a tutela dei loro crediti.
  • Il proposto accordo contiene la minacciosa previsione per cui Rivieracqua, nel ricorso per l’omologazione, chiederà che gli effetti degli accordi di ristrutturazione vengano estesi anche ai creditori non aderenti a tali accordi.

Le durissime critiche all’accordo di ristrutturazione

“Decorsi sei anni dall’epoca in cui Rivieracqua ha iniziato a proporre ipotetiche soluzioni alla propria manifesta crisi ed insolvenza, e dopo l’insuccesso dei tentativi già posti in essere – scrivono i creditoriRivieracqua ripropone un accordo del tutto indeterminato ed irrealistico.

Non vi è nessun elemento che avvalori l’ipotesi per cui la gara a doppio oggetto si farà e comunque l’ipotesi che alla stessa parteciperà qualche soggetto interessato e men che meno che quest’ultimo sarà disponibile a versare l’importo di 40 milioni di euro.

E’ inimmaginabile e in realtà impossibile che una gara europea a doppio oggetto possa essere indetta, espletata e conclusa con l’individuazione del socio privato entro il 31 ottobre 2024.

E’ del tutto indeterminato il termine di altra condizione risolutiva dell’accordo […] Nella proposta non si fa minimamente cenno al fatto che qualche soggetto abbia formulato impegno irrevocabile e garantito a partecipare alla gara e, in caso di vittoria, a versare entro una data determinata, l’importo di 30 milioni di euro a titolo di aumento di capitale (per una partecipazione presumibilmente di minoranza della quale non si conosce neppure la percentuale) e di 10 milioni di euro a titolo di finanziamento.

Nelle premesse della proposta si fa riferimento all’intervenuta approvazione, con decreto del Commissario ad Acta, della Tariffa Unica e del piano di ambito dell’Ato Imperiese. Senonché tale decreto è oggetto di plurime impugnazioni davanti al Tar,

Francamente non si vede come possano ricorrere i presupposti per l’attestabilità e per l’omologazione dell’accordo di ristrutturazione. L’accordo non farebbe altro che prorogare ulteriormente la situazione di totale incertezza, senza alcuna concreta prospettiva di soluzione e di pagamento per i creditori e dunque di fattibilità, e non di meno paralizzando i creditori stessi. E’ dunque evidente che il tentativo di risolvere la situazione di Rivieracqua non può passare per il ricorso agli strumenti sopra descritti, che si sono rivelati e si stanno rivelando palesemente inidonei allo scopo, ma deve semmai svilupparsi seguendo altra via. E’ a tale riguardo che le società formulano la presente istanza, volta ad ottenere la dichiarazione dello stato di insolvenza di Rivieracqua e la sua ammissione alla amministrazione straordinaria”.

 

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