Imperia: inaugurata nell’atrio del “Cremlino” la mostra fotografica su Felice Cascione. “Figura più emblematica della Resistenza imperiese”/Foto e Video
In breve: La mostra, realizzata dall'Anpi, dall'Istituto Storico per la Resistenza e dalla Fivl, resterà aperta fino a mercoledì 24 aprile
Nell’atrio dell’ex palazzo comunale di piazza Dante, “Cremlino”, è stata inaugurata questa mattina una mostra fotografica dedicata alla figura del medico e comandante partigiano Felice Cascione “U megu”.
La mostra, realizzata dall’Anpi, dall’Istituto Storico per la Resistenza e dalla Fivl, resterà aperta fino a mercoledì 24 aprile e sarà visitabile dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19. La documentazione fotografica è stata fornita dal ricercatore Pino Fragalà.
Ugo Mela Vicepresidente dell’Anpi di Imperia
Spiega il Vicepresidente dell’Anpi di Imperia Ugo Mela: “Quella di Felice Cascione è stata una delle figure, se non la figura più emblematica e carismatica della Resistenza imperiese. Come tutti sappiamo, Cascione è stato un grande sportivo, pallanuotista e faceva parte della nazionale italiana alle Olimpiadi, ma soprattutto la sua opera è diventata importante prima come medico, aveva ottenuto la laurea peregrinando in diversi università d’Italia, perché lo seguiva la sua fama di antifascista e di conseguenza trovava tutti gli ostacoli possibili, poi come comandante partigiano ed eroe.Una persone che oltre a fare il comandante partigiano, nei momenti un po’ più tranquilli provvedeva, facendosi accompagnare da qualche amico, ad andare a soccorrere e curare la gente delle vallate del dianese e dell’andorese. Una persona incredibile.Ci lascia gli ideali di uguaglianza, dei diritti civili, della democrazia, che purtroppo troppo stesso vengono calpestati. La Costituzione stessa, nata dalla Resistenza, è quello che dobbiamo seguire come indicazione per gli ideali di un vivere civile, con una società che tiene conto dell’uguaglianza, della democrazia e della libertà, cose che spesso oggi vengono meno.Cascione in una lettera a Giacomo Castagneto “Mumuccio” fa quasi il suo testamento spirituale e dice che il suo futuro, ed eravamo nel ’42, non era quello di fare il medico, ma prioritariamente di poter insegnare all’Italia i dogmi del vivere civile e dell’uguaglianza. Per questo ha lasciato una traccia indelebile con il suo vivere e il suo operato”.