23 Novembre 2024 08:44

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23 Novembre 2024 08:44

Imperia: festa della liberazione, da piani a Piazza della Vittoria le celebrazioni per il 25 aprile. “Oggi siamo di nuovo a rischio, vanno recuperati quei valori soprattutto per le nuove generazioni”/Foto e Video

In breve: La manifestazione è terminata in Piazza della Vittoria con la cerimonia dell’alzabandiera e gli onori ai caduti

Si sono svolte questa mattina, giovedì 25 aprile, in piazza della Vittoria, a Imperia, le celebrazioni in occasione del 79° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Celebrazioni 25 aprile: da Piani a piazza della Vittoria un inno alla libertà

Le commemorazioni sono iniziate a Piani, presso il Monumento ai Caduti. La delegazione si è poi spostata nei cimiteri di Porto Maurizio e di Oneglia, dove sono state deposte delle corone di alloro ai caduti durante la guerra.

La manifestazione è terminata in Piazza della Vittoria con la cerimonia dell’alzabandiera, gli onori ai caduti con la deposizione di una corona di alloro e la benedizione di Don Giampiero Serrato. L’orazione ufficiale è stata tenuta dal giornalista Franco Manzitti.

Presenti i rappresentanti delle associazioni di partigiani, i cittadini e le massime autorità civili e militari della provincia di Imperia tra cui il Sindaco e presidente della provincia Claudio Scajola, il Senatore Gianni Berrino, il Procuratore Alberto Lari, il Prefetto Valerio Massimo Romeo, il Questore Giuseppe Felice Peritore, il Comandante provinciale dei Carabinieri Marco Morganti, il Comandante della Capitaneria di Porto Matteo Prantner e il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Omar Salvini

Il discorso del Prefetto Valerio Massimo Romeo

“Oggi noi ricordiamo i martiri partigiani che durante la Resistenza hanno dato la loro vita per garantire a noi oggi di vivere in una società libera e democratica. 

Senza il loro sacrificio l’Italia probabilmente oggi non avrebbe avuto quella bellissima Costituzione che è una delle opere d’arti, sia giuridiche, che morali, forse la migliore di tutto il mondo

E allora noi oggi dobbiamo essere grati a quanti sono morti per noi durante il periodo della Resistenza

Voglio citarne uno fra tutti, Felice Cascione, partigiano di Imperia. Era un ragazzo di 26 anni, che è cresciuto senza il padre. Si è laureato in medicina.

A Genova iniziarono ad avere sospetti sulla sua appartenenza ai valori, alla lotta della resistenza e dei partigiani. Dovette poi trasferirsi a Roma, ma anche lì ebbe i problemi per la sua indolde libera, fino a quando poi si laureò a Bologna

A Bologna entrò in lui l’ideale di libertà, di democrazia. E con 13 uomini iniziò nelle nostre montagne la battaglia per liberarci dal dominio nazifascista

Era un uomo buono Crescione, era un medico che non solo lottava per la libertà, ma quale capo di quel gruppo che aveva creato, assisteva anche i feriti, assisteva gli amici ammalati.

C’è un passo che vorrei ricordare: riuscirono a far prigionieri due fascisti, gli amici di Cascione volevano fucilarli. Cascione si oppose e disse ai loro amici, guardate che loro non hanno avuto la fortuna che ho avuto io di avere una mamma che mi ha insegnato i valori della libertà e della democrazia. Non solo non li uccisero, ma Cascione divideva il pane con loro ma poi fu tradito e fu barbaramente ucciso.

Alla sua memoria, a quanti sono morti per la libertà oggi deve andare il nostro ricordo. Senza la Resistenza noi non avremmo avuto la Repubblica Italiana e la Costituzione”. 

Il discorso del sindaco Claudio Scajola

“Sono trascorsi 79 anni dalla fine della dittatura e dalla riconquista della libertà. Ogni anno per ragioni anagrafiche ci avviciniamo al momento in cui gli eventi qui ricordati non saranno più testimoniati dai protagonisti dell’epoca. 

Ed è proprio in quel momento, quando la testimonianza viva viene meno, che l’impegno delle istituzioni, a partire da quelle scolastiche, deve diventare più forte evitando la facile ma rischiosa strada della retorica e altresì quella del nozionismo vuoto di senso.

La Resistenza non è un fatto storico come un altro. Non è la battaglia delle termopili, non è la guerra dei cent’anni. Il 25 aprile rappresenta per noi italiani un fondamento della nostra società

In questo senso, l’orazione ufficiale che terrà Franco Manzitti, che è una storica e raffinata penna del giornalismo ligure, che ringrazio per aver accettato l’invito ad essere oggi qui con noi, ci permetterà di riflettere con l’eleganza che lo contraddistingue su un significato più profondo delle celebrazioni odierne. 

Come ricordato, nel manifesto realizzato quest’anno per le celebrazioni è impressa una frase di Calamandrei, andate nelle montagne dove caddero i partigiani perché lì è nata la nostra Costituzione. Da quel sacrificio, soprattutto di giovani, delle di più diverse origini e appartenenze culturali, la neonata repubblica se per prendere ispirazione per dare il meglio di sé 

Tutte le forze politiche seppero mettere da parte le proprie differenze ideologiche, all’epoca molto più significative di oggi, per costruire insieme la casa comune della nuova Italia

Chi oggi piega al suo piacimento il significato del 25 aprile in un modo o nell’altro tradisce quei valori di unità e coesione che rappresentarono la liberazione e l’inizio dell’esperienza repubblicana e democratica.

 Il 25 aprile non può e non deve essere un giorno divisivo. Il 25 aprile è festa degli italiani, è la festa di tutti. Buon 25 aprile, viva l’Italia, viva l’Europa”. 

L’intervista al Giornalista Franco Manzitti

“Una giornata molto emozionante per un giornalista come me che ha avuto il piacere e l’onore di tornare in questa terra dove ho lavorato tanti anni per una celebrazione ufficiale, per un discorso molto diverso da quelli che siamo abituati a fare noi giornalisti o a scrivere. 

La commemorazione di un tempo lontano, importante, decisivo che in qualche modo torna, che torna prepotentemente con i suoi temi oggi in un mondo così diverso, come ho detto, così pericoloso, in cui si rischia di mettere in discussione i fondamenti di quella giornata storica del 25 aprile del 1945, la liberazione, la fine della guerra, la fine della dittatura e soprattutto quello che conta di più, la pace conquistata dopo tante sofferenze, tanti morti, tanto sangue, tante divisioni. 

Purtroppo oggi siamo di nuovo a rischio e allora quei valori vanno recuperati e quel processo che ha incominciato allora in qualche modo va ripreso, soprattutto per le nuove generazioni che forse non hanno conosciuto bene questa storia, anche per colpa delle nostre generazioni che non l’hanno scritta come forse andava scritta, non hanno messo a posto le cose, non hanno fatto in modo che quelle divisioni in qualche modo trovassero, non dico un risanamento, ma una collocazione più precisa nella distribuzione delle responsabilità, ma anche nei destini di chi ha combattuto quelle battaglie, chi le ha vinte e chi le ha perse”. 

Che cosa ne pensa del caso Scurati e delle polemiche sul governo Meloni? 

“Sono proprio la conseguenza del fatto che la storia non è stata sistemata. Al di là del gesto della censura, se si può chiamare così, 

emerge la ferita aperta di tante vicende che non vengono riconosciute nell’interezza delle loro responsabilità e nel fatto che una parte politica, quella probabilmente più vicina allora a chi aveva perso, fa fatica a usare le parole, perché il problema è semplicemente quello, usare le parole che sono parole nate da quel 25 aprile, soprattutto la parola antifascista. 

Bisognerebbe affrontare questo termine in modo meno perentorio nel suo giudizio politico. C’è stato un percorso da condannare fatto di morti, di persecuzioni, di guerre sbagliate. Quel percorso va cancellato, la parola antifascista identifica chi allora era contro quelle violenze, quelle guerre e questo è il suo peso. Ed è per questo che è difficile che venga pronunciato da chi si collocava più da quell’altra parte”

Le celebrazioni a Piani

Gli onori ai caduti nel cimitero di Porto Maurizio

Gli onori ai caduti nel cimitero di Oneglia

25 aprile: le celebrazioni in piazza della Vittoria

A cura di Alessandro Moschi

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