Circa 250 persone si sono ritrovate oggi davanti alla ex Caserma Camandone per protestare contro l’ipotesi di realizzazione di un CPR, Centro di Permanenza per il Rimpatrio, a Diano Castello.
L’evento, presidiato dalle forze dell’ordine, è stato organizzato dal Comitato “No al CPR nel Golfo Dianese”, composto dai sindaci del territorio, dagli amministratori di opposizioni, cittadini e rappresentanti delle Associazioni di categoria (Federalberghi, Confcommercio Federturismo Confindustria Assohotel Confesercenti).
Sul palco si sono susseguiti Paolo Saglietto (Confesercenti, Confcommercio e Confindustria), il consigliere comunale Francesco Parrella, il Sindaco di Diano San Pietro Claudio Mucilli, il Sindaco di Diano Marina, vicepresidente del Comitato Cristiano Za Garibaldi e il Sindaco di Diano Castello, presidente del Comitato Romano Damonte.
Presenti numerosi rappresentanti della politica locale, tra cui anche il consigliere regionale del PD Enrico Ioculano e il consigliere provinciale del Pd Cristian Quesada, rappresentanti di diversi gruppi e associazioni, oltre a semplici cittadini.
Al termine degli interventi di vari rappresentanti, alcuni attivisti hanno esposto striscioni e cartelloni per contestare i CPR a prescindere dalla loro collocazione.
Romano Damonte, Sindaco Diano Castello, presidente Comitato No al CPR
“Una manifestazione che mi sembra che che sia iniziata nel miglior modo possibile e dovrà continuare questo no al CPR sempre con più forza, con convinzione nostra e spero anche con convinzione di tutti i nostri referenti politici che abbiamo sul territorio che in questo momento sembra che si siano accorti di questa problematica forse un po’ in ritardo. Ci stanno dicendo ‘Ma voi non avete capito nulla, state tranquilli’, ma noi tranquilli non siamo per niente anzi siamo ancora più diciamo più decisi a dire no e a urlare il no al CPR.
Abbiamo capito bene quello che ci è stato detto, quello che ci è stato chiesto e proposto, è per questo che oggi siamo qua per ribadire il nostro no. Noi ci fidiamo di quello che abbiamo sentito dire, di quello che c’è stato scritto sul verbale che abbiamo controfirmato. In pratica ci è stato detto che nella caserma Camandone si farà un CPR, sì che ci saranno delle valutazioni ma si farà perchè questo è un sito adatto. Questa cosa ci ha impaurito e ci ha preoccupato, ci ha portato a fare questa manifestazione. Saremo ben contenti forse di aver capito male se sarà così per il momento non ne siamo convinti. Ora siamo convinti di quello che stiamo facendo e pensiamo che questo rallentare le cose abbia solo uno scopo di tipo preelettorale e quindi bisognerebbe stare più calmi. Noi calmi non li stiamo per niente e continuiamo a dire no al CPR”.
Cristiano Za Garibaldi, Sindaco Diano Marina, vice presidente Comitato No al CPR
“È banale dire no al CPR, ma non sono banali le motivazioni del No al CPR. Ci sono motivazioni sicuramente dal punto di vista tecnico urbanistico e viabilistico evidenti che abbiamo evidenziato anche in una lettera al Ministero, ma la motivazione principale è palese: non si può costruire un carcere a pochi passi da strutture ricettivo-turistiche, ludiche e residenziali che sono presenti qui intorno.
La preoccupazione continua a essere molto alta, è vero che è uscita allo scoperto la parte politica, quindi il ministro e il Presidente della Regione ci hanno rassicurati, ma l’ipotesi continua a rimanere sul campo e noi siamo decisi a dire no anche solo esclusivamente all’ipotesi, l’ipotesi deve venire stralciata.
Anche in Consiglio Comunale a Diano Marina abbiamo bocciato una mozione di una parte politica proprio per non farla diventare una manifestazione politica e partitica. È un movimento che arriva dal territorio e per il territorio, quindi in campo ci sono soltanto uomini e donne, turisti, imprenditori che lavorano per il proprio territorio e difendono il proprio territorio al di là delle bandiere politiche”.
Paolo Saglietto, presidente di Confcommercio Golfo dianese
Confindustria, Confcommercio e Confesercenti, in rappresentanza delle attività industriali e delle piccole e medie imprese commerciali, ricettive e turistico- ricreative del Golfo Dianese, esprimono preoccupazione e forte contrarietà alla collocazione di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) nelle aree dismesse dell’ex caserma “Camandone”, ipotesi che ci è stata comunicata ufficialmente dai componenti del comitato “No al CPR nel Golfo Dianese” lo scorso lunedì 14 aprile, a seguito di un incontro con il Prefetto di Imperia.
Riteniamo che l’istituzione di un CPR nel Golfo Dianese avrebbe conseguenze negative e gravi sul tessuto economico dell’intero territorio. Le nostre attività economiche, che sono il motore trainante della nostra comunità, subirebbero un danno irreparabile a causa della percezione negativa che si creerebbe attorno alla presenza di un centro di detenzione per migranti in attesa di rimpatrio.
Il Dianese è conosciuto e rinomato per essere il territorio con il maggior numero di presenze turistiche della regione Liguria, quindi l’apertura di un CPR in questa zona potrebbe mettere a rischio questo status, compromettendo la nostra capacità di attrarre turisti e nuovi investimenti.
Una scelta miope, quindi, che non tiene conto né delle specificità del territorio, né del suo valore turistico.
Una scelta inspiegabile, che ignora il passato, il presente e il futuro di tutti noi imprenditori locali, che svilisce il nostro lavoro, i nostri investimenti, le nostre aziende.
Le attività commerciali, i servizi turistici e l’immagine stessa di tutto il territorio del Golfo Dianese meritano più rispetto, più considerazione.
Chiediamo quindi alle Autorità competenti di prendere in considerazione le nostre preoccupazioni e di riconsiderare la loro decisione unilaterale di collocare un CPR nel cuore di un territorio a totale vocazione turistica.
Ma non vogliamo fermarci solo a queste considerazioni: riteniamo che il futuro della caserma Camandone possa essere ben diverso dall’utilizzo per un CPR, che pur interessando solo una minima parte dell’area renderebbe, di fatto, inutilizzabile tutta la rimanente superficie.
Il nostro territorio ha bisogno di spazi, ha bisogno di nuovi investimenti e di nuovi attori imprenditoriali. Strutture abbandonate come l’ex Camandone devono essere adeguatamente utilizzate per rappresentare un volano di crescita per tutte le eccellenze del nostro territorio, a partire dal turismo e dall’agroalimentare: è diventato obbligo di tutti noi pensare ad un
nuovo sviluppo dell’area che permetta di dare prospettive, occupazione e impulso per nuove attività, per dare un futuro ai nostri figli.
Un’ipotesi, quella del CPR, che avrebbe ripercussioni pesantissime su tutto il territorio provinciale, già gravato del fardello dei respingimenti, attuati al confine dalle autorità francesi.
Può una sola provincia, dove è già acuta la tensione sociale, dove è concreto il rischio di situazioni di degrado umano, sopportare un’ulteriore pressione?
Può sopravvivere una provincia se stretta in una “morsa” da levante, e da ponente? Crediamo proprio di no.
È per questo che diciamo no al CPR: per difendere un territorio a vocazione turistica già colpito duramente negli scorsi anni dalla pandemia, che non può permettersi ulteriori frenate.
Le nostre aziende sono per lo più imprese famigliari: con enormi sacrifici, tutti i giorni investiamo la nostra vita e le nostre risorse su questo territorio, che amiamo. Non possiamo accettare di vanificare anni di duro lavoro, ma soprattutto non possiamo accettare passivamente una decisione “imposta dall’alto”, decisa probabilmente da chi non sa nemmeno se il Golfo Dianese è in Liguria o in Trentino Alto Adige, che valuta solo aspetti tecnici e burocratici, che non dialoga ma “impone”, che calpesta tutti i nostri sacrifici ma che probabilmente non ha tenuto conto della nostra tenacia, della nostra resilienza, del nostro amore per il Golfo Dianese.
Francesco Parrella, consigliere comunale