22 Novembre 2024 23:26

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22 Novembre 2024 23:26

Imperia: consiglio, via libera all’ingresso di Comune e privato in Rivieracqua. Insorge la minoranza: “Svendiamo l’acqua pubblica, atto scellerato”. Scajola: “Unica soluzione per evitare il fallimento”

In breve: La pratica, presentata dall'assessore al Bilancio Monica Gatti, dopo una discussione piuttosto accesa in particolar modo sulla bontà o meno dell'ingresso del privato, è stata approvata con il voto contrario della minoranza.

Via libera del consiglio comunale di Imperia all’ingresso del Comune di Imperia, con 5 milioni di euro e 500 mila euro (derivanti dall’accordo di ristrutturazione con Amat), nel capitale sociale di Rivieracqua, all’approvazione della bozza di statuto, che prevede l’ingresso del privato al 48%, e ai patti parasociali.

La pratica, presentata dall’assessore al Bilancio Monica Gatti, dopo una discussione piuttosto accesa in particolar modo sulla bontà o meno dell’ingresso del privato, è stata approvata con il voto contrario dell’intera minoranza (tranne la consigliera Mameli, del Gruppo Misto, che si è astenuta).

Monica Gatti

Rivieracqua non è in grado di sopravvivere. Con l’ingresso del privato l’acqua resta comunque pubblica. Con questo atto, con l’approvazione della bozza dello statuto, possiamo dire con piena consapevolezza che siamo vicini al percorso di salvataggio di Rivieracqua, di posti di lavoro, di un servizio idrico integrato che possa funzionare. Il fallimento della società Rivieracqua può comportare il fallimento di decine di imprese. I patti parasociali prevedono garanzie per la componente pubblica”.

Lucio Sardi

“L’amministratore delegato lo deve nominare il pubblico e non, come prevede lo statuto, il privato. Perchè stiamo parlando di un servizio pubblico. Il privato può nominare il presidente del cda, che invece oggi è previsto lo nomini la parte pubblica. L’ingresso del privato è venduto come la panacea di tutti i mali. Il privato entra con 30 milioni di euro e nello statuto è previsto che il privato avrà diritto di una quota aggiuntiva sulle tariffe.

L’esempio di Amat dimostra i rischi di questa operazione. Era una società pubblica che funzionava benissimo, con l’ingresso del privato tutto è cambiato. Tanto che Amat è fallita. La situazione di Rivieracqua è questa non per puro caso, ma perché c’è stata una gestione scellerata di cui nessuno se ne prende la responsabilità politica. Noi stiamo decidendo di un servizio fondamentale. Cancellare l’esito di un referendum lo trovo inconcepibile. Parlate dell’esito delle elezioni solo quando vi fa comodo”.

Deborah Bellotti

“Noi crediamo nel concetto che non si può lucraere su un bene primario. Questa è una pratica che la maggioranza sta discutendo con superficialità. Si vuole procedere all’ingresso di un soggetto privato con il 48%. Abbiamo chi vuole rispettare gli elettori che si sono espressi nel 2011 con un referendum sull’acqua pubblica e chi invece, con una tradizionale politica di destra, vuole privatizzare. Rivieracqua gestita correttamente può funzionare. Certo non gestita come in questi anni, sempre da soggetti vicini all’attuale Sindaco. Rivieracqua può sanare i propri conti senza l’aiuto del privato.

Una società pubblica non deve avere un cda operativo, ma mettere nelle condizioni di lavorare i propri dipendenti. Come Pd abbiamo presentato ricorso al Tar, alcuni creditori si sono opposti alla privatizzazione e chiedono un commissario straordinario nominato dal Ministero. Per noi esiste ancora la possibilità di mantenere la società pubblica, il privato fa i propri interessi e punta al profitto. Il privato ha tutto l’interesse a entrare nel servizio idrico, con regime di monopolio, è un settore che dà grandi garanzie. Gli utili non andranno a beneficio del territorio, ma a danno del territorio. Dare risorsa come l’acqua ai privati è un atto scellerato”.

Luca Volpe

“Parliamo di una società che il nostro Sindaco non più tardi di due anni fa ha definito carrozzone, bidone. L’Ato nel 2012 ha sancito che Rivieracqua doveva essere il gestore del servizio idrico. Ci ricordiamo chi nel 2013 è entrato in questo Comune? Il Sindaco Capacci, con una componente Pd fondamentale in quella amministrazione. Il Comune di Imperia, con il suo massimo esponente, ha permesso che Amat fosse spolpata dal punto di vista tecnico e non si è opposto al fatto che Rivieracqua fosse il gestore. La competenza dell’acqua era della Provincia, si sono susseguiti presidenti Natta e Abbo, socialisti e Pd. Come si può parlare della destra? Il centrosinistra ha portato Rivieracqua ad essere un bidone e noi oggi stiamo cercando di uscire da questa situazione di crisi.

Il Comune di Imperia si assume la grande responsabilità di essere la guida per far uscire Rivieracqua dalle secche. E’ evidente che il privato non regala niente a nessuno. Noi non vogliamo regali, vogliamo investimenti. Perchè Rivieracqua in questo momento non può farli”.

Luciano Zarbano

“Il nuovo statuto di Rivieracqua permetterà di indire una gara europea per l’ingresso di un privato. Si sospetta che il privato, seppur avendo una quota massima del 48%, concorrerà a una ripartizione degli utili del 70-80% del totale. Rivieracqua potrebbe essere salvata con la nomina di un commissario straordinario che manterrebbe la società pubblica, rispetterebbe l’esito del referendum sull’acqua pubblica e garantirebbe i livelli occupazionali. Non è praticabile ne conveniente l’ingresso di un socio privato”.

Ivan Bracco

“Con questa scelta il pubblico sarà soccombente al privato. Non è vero che Rivieracqua se fallisce è un disastro, ma è una soluzione. Perchè interviene il commissario governativo. In Commissione è intervenuta la dott.ssa Brescianini. Le abbiamo fatto una domanda mirata su come è stato gestito l’affidamento sullo studio e sulla programmazione della gara europea per l’ingresso del socio privato. Perché è stato fatto un affidamento diretto e non una gara europea? Si tratta di un appalto da 400 mila euro e rotti e doveva essere fatta una gara. Non è stato fatto facendo leva su un articolo che si riferisce a bonifiche ambientali che nulla hanno a che fare con la gestione del servizio idrico. Non possiamo fare finta che vada tutto bene. Regaliamo l’acqua ai privati. Io come consigliere e come incaricato di pubblico servizio farò presnte queste note agli organi competenti”.

Matteo Fiorentino

“Non ci può essere un piano di ristrutturazione ne tanto meno che siano i Comuni dell’Ato Idrico a ricapitalizzare la società. Il fallimento della società porterebbe al collasso di 500 aziende creditrici, oltre alla dimostrazione di una totale assenza delle istituzioni nella salvaguardia delle aziende. Il fallimento aprirebbe la strada a una gestione interamente privata. Questo elemento cruciale, perché non si può rimanere estranei alle conseguenze delle proprie scelte. Il Comune di Imperia avrà un ruolo fondamentale nella gestione della nuova società e dimostra il nostro impegno. Incredibile come il Pd sia immerso in una confusione totale”.

Enrico Lauretti

“Rivieracqua ha incontrato l’ostitilità della politica. I Comuni dovevano entrare subito in Rivieracqua e adeguare la tariffa. A quest’ora Rivieracqua sarebbe pubblica e funzionerebbe. Rivieracqua è in grado di funzionare, sono addolorato dall’esito di questa pratica. Rivieracqua non è stata sostenuta dalla politica. Però ci sono ancora le condizioni di mantenerla pubblica. Rivieracqua fattura 50 milioni di euro all’anno. Il privato ci metterà 30 milioni e avrà tutto il potere. E allora dico, ci vuole mitezza nella vita. E’ così difficile farsi fare un presito da 30 milioni di euro con un fatturato di 50 milioni? Verranno restituiti di sicuro, perché l’acqua è una certezza nella vita, è un monopolio naturale”.

Giovanni Montanaro

“La grande responsabilità di questa situazione è stata l’inerzia di alcune amministrazioni. Era necessario far confluire in Rivieracqua le altre società esistenti. Il Comune di Imperia non ha fatto nulla dal 2012 al 2018, non c’eravamo certamente noi. Il pubblico deciderà poi le regole in un secondo momento, la gestione rimarrà a Rivieracqua.

Rimango amareggiato che il consigliere Bracco dica che è un bene se Rivieracqua fallisce. Non è un bene assolutamente. Non è vero che basta la tariffa unica per salvare la società. Questa è propaganda, pura demamogia. Il Tribunale ha dato un termine, 31 ottobre. Entro quella data queste pratiche vanno approvate in tutti i comuni, in caso contrario Rivieracqua rischia il fallimento.

La società incaricata per la gestione della gara europea è una società del Ministero, una società interamente pubblica. E’ stata scelta questa società perchè ha già sostenuto altri enti proprio nel settore del servizio idrico”.

Lucio Sardi

“Qual è il bidone? Rivieracqua o il bidone che tiriamo ai cittadini? Questo bidone è nato da soggetti che hanno portato allo sfacelo Rivieracqua perché non ci credevano. Noi stiamo mettendo la pietra tombale sull’acqua pubblica. Gaia Checcucci è stata portata da Toti, come Commissario, per privatizzare Rivieracqua. Dopo due mesi dal suo arrivo ha portato 35 Sindaci, che dovrebbero vergognarsi, a votare a favore dell’ingresso del privato. Ora che la situazione sta migliorando, che la società si potrebbe salvare, noi facciamo entrare il privato per 30 milioni di euro, che sono spiccioli. Si può attingere al finanziamento delle banche perché quello idrico è un servizio sicuro, perché opera in regime di monopolio”.

Luca Volpe

“Voi di sinistra in questi anni non avete fatto nulla che potesse cambiare la storia dell’acqua pubblica in questa provincia. Non è vero che Rivieracqua se fallisce arriva il Commissario, ma agevoliamo invece la privatizzazione”.

Edoardo Verda

“Con l’ingresso del privato ci sarà una maggiorazione delle bollette. Il Partito Democratico è contrario a questa pratica. Il privato, esterno all’interesse pubblico, gli utili che fa se li porta via. Rivieracqua potrebbe generare utili e distribuirli sul territorio, invece svenderemo ai privati”.

Pino Camiolo

“L’acqua è pubblica e tale rimarrà perchè il privato entrerà con una quota di minoranza. L’ingresso del socio privato è stato approvato da 35 Sindaci della provincia. Tra questi, consigliere Sardi, ci sono molti Sindaci che hanno le sue idee, o molto vicine alle sue. Che siano tutti deficienti mi sembra molto strano”.

Claudio Scajola

Dal 2012 al 2018 ero affacendato e non seguivo questo territorio. Io non mi sono mai stancato dal 2018 di definire Rivieracqua un bidone. Perché leggendo lo statuto si capiva che non poteva funzionare quella società. E’ vero che se i comuni fossero stati conseguenti alla nascita di questa società avrebbero dovuto partecipare. E invece il Comune di Imperia, che era a maggioranza sinistra, non è entrato in Rivieracqua. Il Comune di Sanremo, che aveva anche la presidenza della conferenza dei Sindaci sull’Ato idrico, era a maggioranza di sinistra, e non è entrato. Quei Sindaci sono andati avanti senza prendere decisioni. Forse in quegli anni se fossero entrati Imperia e Sanremo può darsi che nonostante quello statuto Rivieracqua non avrebbe accumulato un debito che supera gli 80 milioni di euro.

Quando si dice che Rivieracqua è un bidone il riferimento non è alle capacità tecniche di alcuni, non tutti, in Rivieracqua, ma al numero spropositato di dipendenti e al numero limitato di tecnici. L’organizzazione della società è deficitaria, tanto che non si riescono a riparare le continue falle delle tubature. Mi sono interessato di questo problema per la prima volta nell’autunno del 2018. Era un bolgia. Non c’era il numero legale alle assemble. Ho colto che non c’era mai nessuna possibilità di decisione. L’obiettivo era non far saltare Rivieracqua, che non fallisse. Io non sono un cultore, un organizzatore dei fallimenti. Fu una follia il fallimento della Porto di Imperia Spa. L’altra volta non c’ero, questa volta si e non lo permetterò.

Con il fallimento di Rivieracqua fallirebbero 500 aziende a conduzione familiare che crollerebbero. Con il suo arrivo la Checcucci ha convocato la prima e la seconda assemblea per evitare che Rivieracqua fallisse. Non passò il concordato preventivo di Rivieracqua perche con l’ingresso del Comune di Imperia non era più necessario il concordato, ma si poteva rientrare nel debito. E quindi il Tribunale, dopo diversi rinvii, ha dato come sua decisione che la società potesse fare un piano con i creditori.

Questo piano è stato approvato dall’86% dei creditori. Perché vengono garantiti tutti i creditori al 100% in tre anni. Una salvezza per la comunità intera della provincia di Imperia. Chi si è opposto? L’Acquedotto San Lazzaro, dell’ing Enrile, che è un distributore di acqua nel ponente savonese. Andrei molto prudente. Questo ha fatto ricorso, non tutti gli altri. Forse perchè preferisce il fallimento, come il consigliere Bracco. Chi vi ha detto che se questa società fallisce arriva il Commissario vi ha ingannato. Se c’è il fallimento c’è il tribunale fallimentare. Quello che succede è presto fatto. I 5 milioni che il Comune di Imperia mette in Rivieracqua spariscono perché non siamo creditori privilegiati. Il poco che c’è dentro servirà a pagare al minimo i creditori. Si andrà a gara privata dove non può più entrare il pubblico. Sappiatelo questo.

Ci sono due state delibere unanimi a ricorrere al socio privato, ma ci sono stati tentativi di vedere se si poteva evitare. Quando un anno fa sono stato nominato Commissario, che non è che fosse una carica ambita, quando mi sono preso questa grana ho provato a portare avanti quella che era la decisone unanime della conferenza dei sidnaci. Ovvero evitare il fallimento e creare uno statuto che permettesse alla società di sopravvivere. Abbiamo verificato se si poteva trovare un modo per portare avanti una società interamente pubblica. Abbiamo messo consulenti di prestigio, cattedatrici di Milano e Genova, il professor Pericu, ma questa operazione non si è rivelata possibile. Allora abbiamo provato a verificare se si poteva ricorrere alla mutualità partecipata dei comuni. La risposta è stata zero.

I tempi del Tribunale stringevano e abbiamo chiesto una proroga. Si sono concordate date stringenti. Per avere l’approvazione finale dal Tribunale è necessario elaborare il piano d’ambito, la tariffa unica, la valutazione della società, la stesura dello statuto e dei patti parasociali, l’espletamento della gara per l’ingresso del socio privato entro il 30 giugno. Con la speranza che vengano concorrenti a questa gara. L’acqua è pubblica, ma non è pubblica la gestione dell’acqua. La gestione è una cosa diversa. Abbiamo tempi strettissimi perché se non riusciamo fallisce.

Come facciamo la gara? Noi abbiamo scelto la Sogesid Spa, che è del Ministero dell’Economia. Ci siamo dovuti raccomandare perché per loro è una gara piccola. Abbiamo fatto una videoconferenza per far capire che abbiamo bisogno di tempi stretti. Se non riusciamo a mantenere i tempi il Tribunale non potrà fare altro che prendere tempo. Non penso che chi vuol far fallire Rivieracqua abbia un accordo con il privato. E’ una sciocchezza pensarlo, penso che non si conoscano le cose. Non sappiamo già chi viene. Spero che vengano dei francesi. Non so se questo statuto sia abbasstanza appetibile per un privato. E’ vero che l’amministratore delegato è del privato, ma il cda è composto da 5 consiglieri per una maggiore garanzia al pubblico. Le competenze sono del cda. Le azioni ci sono in base al capitale che si mette. Non è che i comuni non contano più niente, contano di più quelli che ci mettono più capitale, come normale che sia.

Si deve fare una gara per la società che deve allestire il capitolato? Due enti pubblici, Ato idrico e Sogesid Spa, società pubblica del Ministero dell’Economia, hanno la possibilità, prevista dalla norma, di non fare la gara. Se avessimo dovuto fare una gara Rivieracqua era già fallita.

Io spero, ma non sono sicuro, che ciò sia sufficiente a evitare il fallimento di Rivieracqua. Ma da quello che abbiamo valutato, tutti i Sindaci, tutti i consulenti, questa è l’ultima via che ci rimane. Forse se la politica avesse lavorato diversamente noi forse oggi avremmo potuto fare qualcosa di diverso. Credo di averci messo tutto il possibile per fare il meglio nelle condizioni attuali”.

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