È Enrico Lauretti l’ospite dello speciale de “Il gatto e la volpe“. La rubrica di ImperiaPost, giunta alla sedicesima puntata, è condotta dai giornalisti Mattia Mangraviti e Gabriele Piccardo.
Nel corso della puntata, Enrico Lauretti, candidato Sindaco, consigliere comunale di “Società Aperta”, ex dirigente della Provincia di Imperia e dei Comuni di Imperia, Diano Marina e Alassio, ha trattato vari argomenti. Dalla scelta di tentare l’avventura politica alle proposte di candidatura del centrodestra, nel 2018 e del Pd, nel 2023, passando per i rapporti con il Gruppo Misto, con Claudio Scajola e con Ivan Bracco.
“Il gatto e la volpe”: ospite il consigliere comunale di Società Aperta Enrico Lauretti
Perché hai deciso di entrare in politica?
“Io la ritengo un dovere morale la politica, perché noi viviamo in mezzo alla gente, abbiamo degli eredi, dei figli o delle persone comunque che verranno dopo di noi e quindi secondo me abbiamo un dovere morale di agire per migliorare il nostro vivere comune. Il senso alto della politica è quello cercare di creare una società migliore. Ma guardate che l’umanità è andata avanti grazie alla politica. Siamo passati dall’età della pietra a un continente come l’Europa dove ci sono diritti civili c’è pace da 80 anni e si vive bene. C’è libertà e c’è protezione sociale e questo grazie alla politica”.
Nel 2018 il centrodestra ti aveva chiesto di fare il Sindaco, tu hai rifiutato. Ti sei pentito?
“Fu una richiesta che intervenne molto tardivamente. Da parte di chi? Il centrodestra liberale, Marco Scajola. Io avevo un impegno col sindaco di Albenga Giorgio Cangiano, persona rispettabilissima, che quando mi assunse a fare il dirigente ad Albenga mi chiese esplicitamente se volevo candidarmi a sindaco. Perché allora, a dicembre del 2017, non mi avrebbe preso. Io cercai di verificare un po’ la situazione qua, non c’erano certezze e decisi di andare ad Albenga. Poi ho onorato la parola che gli avevo dato. Devo dire che in quel momento le forze sovraniste erano diventate egemoni nel centrodestra e io, conoscete la mia posizione, io sono un liberale, un europeista, un Democratico. La presenza della Lega, che aveva superato Forza Italia alle politiche del marzo 2018, e di Fratelli d’Italia, che allora era convintamente antieuropeista, mi creavano un disagio morale e culturale. E’ stato un insieme di situazioni. Mi sarebbe piaciuto fare il Sindaco, perché io sono molto convinto delle mie competenze e delle mie capacità e anche questa base culturale che mi sostiene per me è di grande aiuto. Fu una decisione sofferta perché mi dispiaceva non dare questo contributo alla città però hanno prevalso le valutazioni di carattere ideale, la parola data e la distanza che oggettivamente io provo per la Lega e per il sovranismo e il nazionalismo. Perché il sovranismo e il nazionalismo han portato solo a guerra in Europa e sono 80 anni che non abbiamo più una guerra non dimentichiamocelo. Ci sono le europee, cittadini andate a votare, votate i partiti europeisti”.
Nel 2023 invece ha provato ad avvicinarti il Pd per candidarti Sindaco…
“Effettivamente è stato il PD ad avvicinarmi, molto tempo prima, un anno prima. Antonio (De Bonis, ndr), ma non c’era solo lui. C’era anche Fulvio Vassallo, persona di cui ho stima e che rispetto. Mi fecero un discorso che avrebbero ho potuto…se io mi fossi candidato. Io dissi che avevo intenzione di candidarmi con una mia lista autonoma e poi purtroppo durante le trattative sono emerse nella sinistra, nel centrosinistra posizioni diverse. La mia candidatura non è stata ritenuta adeguata, io rispetto queste decisioni. Io non penso di essere né il fenomeno né quello che migliore di tutti, penso di avere molte capacità e che sarei stato un ottimo sindaco, però ovviamente si può vederla diversamente”.
In consiglio comunale hai fatto un discorso molto articolato su Rivieracqua, dicendo che è una società che potrebbe tranquillamente camminare con le proprie gambe e che non c’è bisogno di fare entrare il privato. Vorresti ,insomma che rimanesse pubblica…
“Io ho sempre sostenuto che Rivieracqua sarebbe stato bene che rimanesse una società pubblica. Perché ci fu un referendum nel 2011, da un lato, che fu chiarissimo. E fu sulla gestione, l’ho detto anche in consiglio, non fu sull’acqua pubblica genericamente. Voleva il referendum che la gestione fosse del pubblico. Poi ci credo convintamente, io sono per l’economia sociale di mercato, credo nell’economia di mercato, nella concorrenza, nel ruolo dei privati, quando è necessario. Ma con un bene che è un monopolio naturale, che consumiamo tutti
e consumeremo sempre tutti, perché faremo a meno di tutto, ma non dell’acqua, dobbiamo cercare un bel management pubblico e lasciare da parte i profitti. Ci sono persone serissime, capaci, in gamba, che fanno e risolvono i problemi. Rivieracqua ha fatto delle ottime opere in questi anni. Anche attualmente stan facendo il raddoppio del Roja, se lo fanno loro senza privati”.
Secondo te è vero che sarà Iren sicuramente a entrare?
“Ma questo io non lo dico. Non lo posso dire. Ha un ruolo importante in Italia, ci tiene moltissimo– Ma perché ce l’aveva già in Amat questo ruolo. Ha cercato di mantenerlo e successivamente ha fatto indubbiamente una resistenza fortissima a Rivieracqua e fece ricorsi al Tar che tra l’altro vincemmo. Sicuramente cercherà di vincerla quella gara.
Secondo me però è negativo che ci sia il privato di mezzo. In una società che fattura 50 milioni di euro all’anno, che è già in utile nel 2023, è in utile nel 2024, dove farà 4-5 milioni di euro, quello che ho domandato al Sindaco è se era necessario introdurre un privato, se non si poteva riuscire con le banche a farsi dare 30 milioni di euro, che sono quattro soldi a fronte del fatturato. Sono convinto che una società pubblica potrebbe meglio erogare il servizio e anche avere un futuro più positivo, piuttosto che una che comunque dovrà sempre contrattare tutte le decisioni col privato che poi come ho detto avrà un ruolo dominante”.
Secondo te con l’ingresso dei privati le tariffe aumenteranno?
“Non c’è questo automatismo. Sinceramente le tariffe dovevano comunque aumentare, perché erano bassissime, ma non potevano aumentare perché c’erano i privati, Amat e Aiga. Non dimentichiamolo mai che la crisi l’ha provocata questa situazione e Arera non poteva adeguarle finché non si fosse costituita la società pubblica. Poi il passaggio necessario era che i comuni maggiori entrassero in Rivieracqua e non sono mai entrati, Imperia, Sanremo, Taggia, Ventimiglia. Dovevano entrare tutti e la tariffa andava adeguata progressivamente, sarebbe stato molto più indolore. Io mi sono sempre chiesto perché la politica non prendeva ste iniziative”.
La Amoretti e la Mameli, Gruppo Misto, entreranno nel vostro gruppo Società Aperta?
“No, loro restano lì. Noi credo che siamo molto aperti. All’inizio ho detto, non mi sembra opportuno, anche perché esci da un partito non è che entri in un altro. Devi comunque fare delle tue riflessioni, capire se hai fatto bene, se hai fatto male. Ci vediamo ogni tanto, prepariamo anche dei Consigli Comunali insieme. Noi di Società Aperta siamo pluralisti. Ci sono anche socialisti quando facciamo queste riunioni, partecipa Pierpaolo Ramoino, una persona intelligente che si prepara. Si possono avere idee diverse, l’importante è stare nella cornice umana, non certo essere razzisti,nazisti o massacratori di altra natura e di altre ideologie. Comunque, se la Amoretti e la Mameli vorranno venire, è passato del tempo, è un ragionamento. Ma non credo, penso che vorranno restare autonome. Noi non facciamo nessuna pressione. Le nostre porte sono aperte anche alla cittadinanza e colgo l’occasione per dirlo. Perché per me noi siamo la prospettiva migliore oggi sul mercato politico di Imperia. Io di questo ne sono convinto, per chi voglia far politica e senta il bisogno di questo impegno”.
Opposizione costruttiva alibi per non fare opposizione?
“Questa è un’imputazione che ci viene fatta e secondo me non rispecchia la realtà, perché noi in consiglio comunale ci siamo espressi su una quantità di cose. Ci esprimiamo sempre, tanto ci andiamo sempre. Poi interveniamo
sempre, siamo solo in due, io e Savioli. Ci siamo espressi sulla tassa di soggiorno, sui parcheggi, sulla biblioteca. Io sulle partecipate ho fatto una disamina che Sardi ha definito feroce. Pur essendo una persona mite e volendo restare mite. Io lo dico a Claudio Scaiola, a Ivan Bracco, a Lucio Sardi, usando un’espressione di De Andrè ‘non riuscirete a cambiarmi’. Io voglio restare una persona civile, corretta, mite, voglio invitare al dialogo e al confronto. A me non piace la politica spettacolo, fatta di urli e insulti. A me piace la politica del confronto, è l’unica soluzione Se vogliamo che l’umanità vada avanti. Se volete che ci sia la pace in Ucraina e la pace a Gaza bisogna fare un discorso di politica del confronto.
Noi facciamo la politica dell’opposizione nel merito, pratica su pratica. Ma com’è giusto che sia. Cioè voglio dire, se Claudio Scaiola mi porta una bella scuola, che ha tutti i requisiti, ecologici, ambientali, voto a favore. Cosa faccio? Sono un pazzo? Per pregiudizio voto contro? Devo votare a favore se sono una persona onesta intellettualmente. Poi certo che non mi fa piacere votare per chi mi ha sconfitto, e pesantemente, nelle elezioni. Viceversa quando sbaglia, e gli succede spesso purtroppo, non mi sottraggo. Quando mi mette tutti quei parcheggi a pagamento, quando mette la tassa di soggiorno, quando mette la biblioteca a pagamento, quando non vuol fare la commissione antimafia e quando con questa gestione delle società pubbliche arriviamo a privatizzare tutto. Tra un po’ privatizziamo anche il Comune.
Però bisogna anche riconoscere che è un uomo che si è molto impegnato nella politica, che ci sta 12 ore al giorno. E’ giusto dirlo. Quando si fa un’osservazione critica è sempre bene anche ponderare le cose se vogliamo essere onesti intellettualmente ed equilibrati. E’ un uomo che si impegna, che cerca di fare del suo massimo, però io gli avevo consigliato non dico di fare un passo indietro, ma di fare un passo di lato o anche un passo in avanti. Perché l’essenza della democrazia non è solo il limite ai mandati, ma è anche il ricambio della classe dirigente”.
Bracco e Scajola?
“Hanno entrambi hanno un modo di concepire la politica che è molto diverso dal mio. Io sono per la moderazione, per la collegialità, per il confronto, per il dialogo, per i toni contenuti. Ma perché non è solo un modo, non sono solo le buone maniere, è un’essenza. Cerchiamo di capirlo, cioè passare dalla clava al confronto, è tutto”.
Sei un pò paraculo…
“No, per niente. Noi abbiamo fatto una scelta veramente ideale, ma siamo gli unici in città. Lo dico a voce alta”.