3 Luglio 2024 11:26

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3 Luglio 2024 11:26

Imperia: bollette pazze Rivieracqua, le considerazioni del consigliere Lucio Sardi (AVS). “Scelta assurda, una doccia fredda per i cittadini”

In breve: Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere comunale di Alleanza Verdi Sinistra, interviene con una nota in merito alla vicenda delle bollette “pazze” di Rivieracqua.

“L’arrivo delle bollette di Rivieracqua con la richiesta di pagamento del conguaglio per l’adeguamento retroattivo delle tariffe è stata una doccia fredda per i cittadini della provincia di Imperia.

Si è trattato di una brutta sorpresa anche in ragione della richiesta di pagamento dell’intero importo dovuto per l’aumento retroattivo delle tariffe nella bolletta bimestrale recapitata in questi giorni, che Rivieracqua ha deciso venendo meno all’impegno di prevedere un pagamento dilazionato degli arretrati annunciato con un comunicato del febbraio scorso – Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere comunale di Alleanza Verdi Sinistra, interviene con una nota in merito alla vicenda delle bollette “pazze” di Rivieracqua.

Bollette pazze Rivieracqua: l’intervento del consigliere Sardi

Siamo di fronte ad una scelta assurda che, messa in relazione con la decisione di applicare retroattivamente dal 2022 le nuove tariffe, ha fatto perdere ogni residua credibilità a chi ha gestito la fase del “salvataggio” di Rivieracqua.

Anche la possibilità “concessa” agli utenti di chiedere la rateizzazione delle pesanti bollette recapitate in questi giorni è stata una beffa, in quanto, come hanno fatto presente le associazioni di tutela dei consumatori, questa richiesta determina l’accettazione del debito e preclude la possibilità di ogni futura azione per contestare la legittimità sull’applicazione retroattiva della nuova tariffa.

Siamo però di fronte al solo indigesto antipasto rispetto all’ultimo amaro calice rappresentato dal previsto ingresso trionfale del socio privato, a cui si vuole assegnare il ruolo di “salvatore” di Rivieracqua.

Al socio privato verrà infatti garantito il controllo operativo della gestione del servizio ed un margine economico aggiuntivo sulle tariffe e questo dopo che si è scaricato sulle spalle (o meglio sulle tasche) dei cittadini il peso di gran parte del deficit accumulato in anni di scellerata gestione, sulla quale, a nessuno dei responsabili, è stato chiesto di rispondere patrimonialmente o politicamente.

Alla luce di quello che è emerso dalle indagini della magistratura sull’operato del presidente della regione di Toti, mettendo in fila i protagonisti e i passaggi cruciali di una vicenda che dovrebbe consegnare il servizio idrico provinciale al controllo dei privati (in evidente disprezzo della volontà popolare espressa dal referendum sull’acqua pubblica), si passa dall’amaro al tossico.

Il primo passaggio è stato la scelta della giunta provinciale di centrodestra, di affidare nel 2012 la guida della neonata società Rivieracqua a Gabriele Saldo, figura priva di competenze se non quella della assoluta fedeltà all’allora deputato Claudio Scajola.

Una guida rivelatasi disastrosa che si è caratterizzata per il disinvolto ricorso a costosissime consulenze esterne e per una gestione economica fuori controllo che ha generato molta parte del deficit che oggi si deve ripianare, poi miseramente interrottasi nel 2017 a seguito del suo arresto per il coinvolgimento nell’inchiesta relativa ai concorsi truccati per le assunzioni della società.

Il secondo “edificante” episodio ha invece riguardato il commissariamento dell’Ato idrico da parte della regione guidata da Toti, il quale di fronte ai ritardi della Provincia nell’organizzazione del servizio idrico provinciale, nel 2019 ha dato una “svolta” scegliendo di nominare commissaria dell’Ato idrico Gaia Checcucci.

Una nomina non casuale considerato che la Checcucci era notoriamente una sostenitrice dell’ingresso dei privati nella gestione del servizio idrico, tanto che a solo due mesi dalla sua nomina, la commissaria predispose e fece approvare in assemblea dei sindaci un piano di “salvataggio” di Rivieracqua che imponeva l’ingresso di soci privati.

Così come avvenuto con Saldo, anche per la Checcucci si è però verificato un “problemino” sul piano della legalità, visto che nel 2022 è stata sospesa dai pubblici uffici ed è quindi decaduta dall’incarico a seguito dell’inchiesta sulle consulenze gonfiate o dirottate a persone a lei vicine, per la quale è stata appena rinviata a giudizio.

Per completare il filotto delle vicende poco edificanti che hanno interessato i principali protagonisti di questa vicenda, arriviamo allo sconfortante ed inaccettabile scenario emerso nelle indagini che hanno portato all’arresto del presidente Toti, con un sistema perverso di rapporti e scambi tra la politica e alcuni imprenditori a danno dell’interesse dei cittadini.

Le ragioni che hanno portato alla rimozione della commissaria Checcucci non sono state tuttavia ritenute meritevoli di un ripensamento in merito al progetto che la stessa aveva predisposto per il “salvataggio” di Rivieracqua, tanto che il suo successore Scajola ha ritenuto opportuno procedere su quella strada.

Un percorso che oggi consegna ai cittadini imperiesi un consistente prelievo forzoso con l’applicazione retroattiva delle nuove tariffe (scelta questa tutta di responsabilità del commissario dell’Ato Scajola), per stendere un tappeto rosso all’ingresso dei privati in una società dai conti risanati e che verrà guidata da un amministratore delegato nominato proprio dal socio privato.

Una società che opererà in un mercato senza concorrenza e per il quale le norme prevedono che tutti i costi ed il margine di profitto da riconoscere ai soci privati, debbano essere coperti dalla tariffa imposta agli utenti.

Uno schema che ricorda tristemente quello delle concessioni autostradali in cui la qualità o il costo del servizio sono state subordinate alla logica del profitto a danno quindi dell’interesse pubblico e dei cittadini.

In un quadro così sconcertante ci si deve augurare che la forte reazione che l’arrivo delle salatissime bollette ha generato, possa indurre il commissario dell’Ato idrico, gli amministratori di Rivieracqua e la politica locale a qualche ripensamento o atto di responsabilità, per almeno contenere gli effetti negativi che purtroppo ricadranno comunque sui cittadini imperiesi.

Perché bisogna mettere fine ai “giochi d’acqua” visti nel passato, partendo dall’esigenza di garantire ai cittadini un servizio efficiente a condizioni e costi ragionevoli, rispettando la volontà popolare sulla gestione pubblica sancita dal referendum”.

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