“Dopo lunga e attenta riflessione ed aver assistito agli eventi delle ultime settimane, quale Gruppo Consiliare “Diano Marina” abbiamo deciso di revocare la nostra adesione al Comitato “No CPR”, dopo aver sostenuto la sua costituzione ed aver garantito costantemente il nostro contributo sia propositivo che fattivo – Con queste parole, il consigliere di minoranza della lista civica ‘Diano Marina’, Marcello Bellacicco, comunica pubblicamente la decisione di aver revocato l’adesione al comitato contro il CPR nel Golfo Dianese.
Marcello Bellacicco revoca l’adesione al Comitato “No CPR”: ecco le motivazioni
La decisione è maturata ritenendo che la collocazione di un CPR alla ex Caserma “Camandone”, qualora venga confermata, deriverebbe indubbiamente da una determinazione ministeriale, ma sarebbe anche il risultato di una precisa e chiara volontà politica della maggioranza di governo della Regione Liguria.
Questa nostra convinzione è maturata sin dai primi momenti di tutta questa vicenda quando, alla fine di settembre, il Presidente Toti ha esternato al Ministero il suo parere favorevole ad ospitare un CPR in Liguria.
Si è consolidata nei mesi successivi, assistendo ad un assordante silenzio ed una totale assenza dei rappresentanti istituzionali regionali, di fronte alla crescente preoccupazione delle Comunità locali di Albenga e del Dianese, di fronte alla possibilità di dover subire la collocazione di un CPR. Non una parola da parte di Toti e dei suoi di fronte alle manifestazioni di piazza della popolazione albenganese, alla costituzione di uno specifico Comitato e alla raccolta firme nel nostro Golfo.
Nessun commento di fronte ai tanti comunicati stampa di questi mesi e neanche di fronte all’ufficializzazione, da parte del Prefetto di Savona, che il CPR non si sarebbe fatto ad Albenga, lasciando come unica ipotesi la ex Caserma “Camandone”. Un silenzio incredibile e colpevole, rotto solo da un paio di comunicati stampa dell’Assessore Marco Scajola, che dichiarava il suo appoggio al Golfo dianese, scagliandosi contro il Ministero, ma dimenticando il ruolo che, per legge, il Presidente della Regione detiene.
Interventi di facciata di fronte ad territorio seriamente preoccupato. Quando ai primi di aprile si è arrivati all’ufficializzazione, da parte del Prefetto di Imperia, della decisione ministeriale di collocare un CPR alla “Camandone” e la conseguente manifestazione in piazza del Comitato dianese, il Presidente si è esposto, affermando che il Ministro gli avrebbe detto che nulla è ancora deciso, accusando offensivamente il Comitato dianese di un’utopica strumentalizzazione.
Già allora la credibilità di Toti era scarsa, contraddicendo una comunicazione ufficiale di un Prefetto, ma i recenti eventi giudiziari che lo riguardano, sembrano poterla minare definitivamente. A tutto questo si aggiunge la totale assenza di qualsiasi rappresentante istituzionale, sia provinciale che regionale, alla manifestazione del 27 aprile contro il CPR, dimostrando di aver abbandonato il territorio dianese nella sua battaglia, per poi ricomparire magicamente per l’inaugurazione della Manifestazione “Aromatica” di Diano Marina, sorridenti e gaudenti per la solita passerella propagandistica.
Tutto ciò per noi dimostra che il Presidente Toti, in vista delle prossime Elezioni Europee, è intervenuto per calmare l’esasperato bacino elettorale dianese, mentre i Rappresentanti regionali non c’erano il 27 aprile perché non potevano protestare contro loro stessi.
Pertanto, pensiamo che quanto sinora successo abbia una valenza politica, per cui debba essere valutato, giudicato ed eventualmente contrastato anche sul piano politico, cosa che non é possibile attraverso il Comitato “No CPR”, che ha natura apolitica ed apartitica.
Da qui la nostra decisione di lasciare il Comitato e di continuare la lotta affiancandoci ad esso ed, eventualmente, sostenendolo dall’esterno nelle sue prossime decisioni, ma mantenendoci liberi di agire anche politicamente.
Infine, intendiamo astenerci da qualsiasi commento su quanto fatto sinora dal Comitato, a meno che non fossimo costretti a farlo”.