“Del tutto correttamente il Tribunale del Riesame ha riconosciuto la ipotesi aggravata facendo leva sull’insegnamento del giudice di legittimità che, ai fini del riconoscimento del metodo mafioso, valorizza il dato dei riferimenti intimidatori al potere criminale della consorteria, acuito dalla indicazione della provenienza geografica degli affiliati (“noi siamo calabresi e non di Milano“), nonché alla esplicita indicazione del risaputo spessore criminale dei prossimi congiunti, il cugino detenuto Antonio De Marte”. Così la Cassazione nella sentenza con la quale ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati Marco Bosio, del foro di Imperia, e Gianfranco Giunta, del foro di Reggio Calabria, contro l’ordinanza con il quale il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura cautelare del carcere per Antonino Laganà, arrestato nell’ambito dell’operazione Ares.
Diano Marina: Cassazione conferma aggravante del metodo mafioso
“Il Tribunale del Riesame – scrive la Cassazione – dopo avere delineato i caratteri strutturali del sodalizio criminoso in oggetto, fondato su rapporti familiari e di stanza nell’imperiese, con una fitta rete di collegamenti con il territorio calabrese in una prospettiva di rifornimento di sostanze stupefacenti, che venivano custodite e lavorate presso la base operativa in provincia di Imperia, trattate e cedute ad una nutrita batteria di spacciatori locali, ha successivamente evidenziato, sulla base degli esiti di intercettazioni ambientali, il poliedrico contributo fornito dal Laganà in molteplici attività funzionali al perseguimento delle finalità criminose del sodalizio, in qualità di corriere nel trasporto dello stupefacente, anello di collegamento con i pusher, incaricato dai vertici del sodalizio nella riscossione di crediti, fino alla finale rendicontazione del proprio operato”.
“E’ una valutazione relativa al supporto motivazionale – dichiara a ImperiaPost l’avvocato Marco Bosio – nel merito bisogna ancora discuterne, nonostante le motivazioni della Cassazione”.