In occasione della presentazione del libro del prof. Alessandro Mola, “Vita di Vittorio Emanuele III 1869-1947. Il re discusso”, è intervenuto anche Alessandro Cecchi Paone, candidato alle Elezioni Europee, con la lista Stati Uniti d’Europa.
Alessandro Cecchi Paone affronta la storia dell’ultimo periodo monarchico italiano e i temi dell’Europa e della Massoneria
In merito alla storia di Vittorio Emanuele III, Cecchi Paone spiega: “Diciamo che soprattutto da parte mia e nostra, intendo dire come erede del dell’antifascismo liberale repubblicano mazziniano, non è un re discusso, è un re condannato, cui attribuiamo cose terribili, come aver ceduto all’atto di forza della marcia su Roma, aver posto la sua firma, disonore eterno per casa Savoia, alle leggi razziste del ’38 e di aver apposto la sua firma all’entrata in guerra dell’Italia a fianco dei mostri del nazismo e quindi io ero arrivato dichiarando queste posizioni, che sono posizioni della mia famiglia e del mio mondo di riferimento politico culturale.
Però io ho molta stima e molta amicizia col professor Aldo Mola da tanto tempo, perché ha il coraggio di lavorare oltre questi giudizi ,che non sono solo storici, ma appunto sono politico ideali e credo che sia molto importante sentire le ragioni, il tipo di ragionamento che il re ha fatto sbagliando. Confermiamo che ha sbagliato tutto e tra l’altro ha condannato la monarchia,
Alla fine, però, prima di Mola nessuno aveva capito che cosa lui avesse per la testa e perché abbia sbagliato così tanto, non solo condannando l’Italia a una tragedia, ma condannando la sua stessa dinastia alla fine”.
Un impegno non soltanto sul fronte culturale, ma anche su quello politico, adesso con Stati Uniti d’Europa, alle Europee, per cercare di fare che cosa?
“Beh ,è un impegno più che politico, un impegno di attenzione nei confronti delle giovani generazioni. Nulla di quello che sta avvenendo e avverrà nel mondo può essere gestito da un singolo Paese per quanto splendido come il nostro. Ormai il mondo è dominato da tre quattro grandi attori, uno amico, gli Stati Uniti, gli altri non lo sappiamo, come l’India e la Cina, a seconda dei momenti, e uno nemico come la Russia.
Di fronte a questi quattro giganti non c’è paese, l’Italia o qualunque altro, che possa competere dal punto di vista economico, finanziario, della ricerca scientifica, delle nuove tecnologie, della intelligenza artificiale, delle armi o della diplomazia e per questo con Emma Bonino, più che politica, noi proponiamo una grande riforma e rafforzamento del dell’Europa in Stati Uniti d’Europa, proprio per creare un altro polo mondiale di grande tradizione democratica e occidentale”.
Lei oltre ormai oltre 20 anni fa ha avuto due coraggi importanti: quello di esprimere il suo orientamento sessuale, quando era ancora più complicato di oggi, e anche quello di dire “Io faccio parte della Massoneria”. Cosa è stato più complicato?
“Nessuno dei due, perché chi come me viene da una tradizione di liberalismo democratico e di di laicità di rapporto col mondo anglosassone Nord europeo, sono due cose normali in quei mondi lì. Solo in Italia gli omosessuali e i massoni separatamente intesi venivano costretti o si costringevano al silenzio o alla dissimulazione. Io non appartengo a questo mondo qui e quindi quando ho sentito più che altro la bisessualità, perché ho amato veramente mia moglie e le donne fino a 35 anni, quest’altra sensibilità, perché non dirlo, essendo un uomo pubblico e dovendo anche soccorrere la paura e la mortificazione di coloro che pensavano di essere malati o peccatori o comunque a rischio di una vita infelice e lo stesso per quanto riguarda la massoneria.
Il professor Mola che non è massone ha dedicato dei libri meravigliosi a quanto la Massoneria abbia dato a questo Paese e quanto abbia dato al Risorgimento, alla rivoluzione francese, la rivoluzione inglese, la rivoluzione americana e quindi è motivo di orgoglio”.
Sulla massoneria si sono tutti fossilizzati sulla P2? E’ questo il problema?
“Gli italiani riescono a rovinare tutto, anche le cose migliori. Diciamo che io infatti ho chiarito che per me era un fatto anche familiare, perché io ho avuto ben due avi con la camicia rossa al seguito di Garibaldi, nella spedizione dei Mille, in quanto garibaldini, mazziniani e massoni“.