“C’è la necessità di rivedere la mission della Fondazione ISAH per migliorare la qualità dei servizi”. A dirlo è il genitore di una ragazza, che dopo aver usufruito per anni, con soddisfazione, dei servizi della struttura, ora ha deciso di abbandonarla e di rendere pubblica una lettera aperta indirizzata al presidente Stefano Pugi.
Imperia: papà ritira la figlia dall’Isah e scrive una lettera aperta al presidente Pugi
Scrive N.C al nostro giornale: “Sono il genitore di una ragazza con disabilità cognitiva grave che frequenta il centro diurno ISAH da oltre dieci anni e ho deciso di scrivere una lettera aperta con lo scopo di convincere i dirigenti della Fondazione ISAH a fare un’attenta valutazione sulle criticità che il centro diurno (non nella parte riabilitativa) sta affrontando da qualche anno. All’inizio del nostro percorso, quando mia figlia era ancora una bambina, abbiamo beneficiato dei servizi di logopedia e psicomotricità, trovandoci molto bene.
Con il raggiungimento della maggiore età, la frequentazione di nostra figlia al centro ha assunto principalmente un carattere socializzante, con obiettivi di riabilitazione sociale e occupazionale. Tuttavia, negli ultimi anni, ci è stato ripetutamente comunicato che nostra figlia non era in grado di partecipare a determinate attività, come l’ippoterapia e il laboratorio di cucina. Abbiamo fornito prove concrete, attraverso video e foto, che dimostrano il contrario. Inoltre, la prassi del centro è quella di negare ai genitori la possibilità di verificare o almeno visionare (anche tramite video) le attività svolte.
Alle nostre richieste di maggior trasparenza, ci è stato risposto che le proposte con le attività programmate vengono rese pubbliche all’inizio dell’anno. Personalmente, abbiamo vissuto diverse criticità. La prima riguarda l’accoglienza e la consegna dei ragazzi, dove abbiamo spesso percepito un atteggiamento di frustrazione e indifferenza da parte di alcuni membri del personale. Questo atteggiamento, seppur non condiviso da tutti gli operatori, fa sorgere dubbi sulla qualità della relazione che possa esserci all’interno del centro nell’interazione con i ragazzi.
Con questa lettera aperta, intendo invitare i responsabili della Fondazione ISAH a rivedere quanto dichiarato nella loro mission pubblicata sul sito internet e a esaminare più attentamente la qualità della soddisfazione del personale. È evidente che l’insoddisfazione degli operatori può ripercuotersi negativamente sul benessere dei nostri ragazzi.
Mi dispiace doverlo dire, ma al momento, a mio parere, il sistema ISAH non sta funzionando come dovrebbe, rischiando di compromettere gravemente quello che è diventato un vero e proprio sistema pachidermico di servizi dove la qualità della relazione umana è sempre più distante. Mi spiace ISAH , grazie al fatto che sul territorio esistono altre alternative molto più valide, siamo costretti ad abbandonarvi”.
C.N.