“Con l’assegnazione dei tanto scontati, quanto vanamente smentiti, incarichinella giunta del sindaco Mager al candidato Sindaco per il centrosinistra Fellegara ed all’esponente del PD Lucia Artusi, si completa il quadro di una vicenda politica che ora si può leggere e giudicare sotto tutti gli aspetti ed effetti – Interviene così il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in merito alla nomina di Fulvio Fellegara (esponente di centrosinistra) a vicesindaco di Sanremo nella nuova giunta del sindaco Alessandro Mager (sostenuto da da Claudio Scajola e dal movimento Cambiamo che fa riferimento a Giovanni Toti ).
Fellegara è vicesindaco di Sanremo. L’amarezza del gruppo Alleanza Verdi Sinistra
“Con l’ingresso di Fellegara e del PD nella giunta Mager, il venti per cento dei votanti che al primo turno aveva dato sostegno e fiducia ad un progetto ed un programma decisamente alternativo rispetto a quelli di Mager e Rolando (compresi quelli che al secondo turno han deciso di esprimersi per il “meno peggio” del centro destra civico), si trovano privati del diritto di avere nel consiglio comunale una opposizione pronta a portare i valori , le proposte e le battaglie per cui si erano espressi col voto.
Una situazione che se fosse stata anticipata come il naturale o già concordato esito in caso di ballottaggio, avrebbe interrogato gli elettori di centrosinistra sul senso di proporre una candidatura alternativa e critica sull’esperienza di governo della giunta Biancheri se poi si era già pronti a rientrare nella maggioranza della sua prosecuzione sotto nuove spoglie.
Avendo chiaro questo scenario un elettore di centrosinistra avrebbe o chiesto di non perdere tempo e di assumersi la responsabilità di siglare un accordo preventivo col candidato pseudo “civico” (visto che è stato sostenuto sia da Toti che da Scajola), o rivolto il suo sostegno ad una candidatura che garantiva, al di là dell’esito del primo turno, di mantenere la collocazione e gli impegni per i quali aveva chiesto il voto.
Stesso ragionamento in base al quale avrebbero deciso come schierarsi le forze politiche, tra cui Sinistra Italiana, che hanno contribuito a sostenere la candidatura di Fellegara nella convinzione che quel patto e quella proposta non potesse essere smantellata alla prova del ballottaggio.
Nessuno certo pensava che fosse improbabile che a giocarsela nel secondo fossero Rolando e Mager, ma che da questo scenario potesse scaturire la decisione, (peraltro presa a maggioranza nel PD e nella coalizione), di dare indicazione di voto esplicita a favore di Mager con l’ingresso in giunta, come atto di riconoscenza, del principale partito della coalizione di centrosinistra nella giunta Mager proprio del suo candidato rivale ce ne passa.
Avendo sostenuto la linea di non dare indicazione di voto per lasciare libertà di espressione agli elettori che ci avevano sostenuto al primo turno, non avremmo condiviso ma ritenuto comunque legittima, la posizione di chi voleva dare una pubblica indicazione di voto a favore del “meno peggio” in ragione anche del contrasto al profilo più ufficiale del centro destra della coalizione di Rolando.
Diversa e grave è stata invece a scelta di far seguire questa indicazione con un supposto accordo programmatico che portava con sé due incarichi di governo che regalano al PD, che pure ha ottenuto un risultato elettorale modestissimo, il “premio speciale” di una presenza in giunta ed in consiglio comunale, ragione che spiega l’eccessivo e imbarazzante trionfalismo manifestato per la vittoria di Mager di cui sembrano essere stati sostenitori e alleati da sempre.
Un accordo programmaticamente superficiale se non inconsistente, considerando che non ha neanche sfiorato la questione centrale dell’ingresso dei privati in Rivieracqua e che si è cercato di giustificare come argine alle destre responsabili della riforma sull’autonomia differenziata, il premierato e dello sfascio della sanità pubblica regionale.
Una motivazione forse dettata dall’esigenza di contenere l’imbarazzo per tale scelta, ma evidentemente poco credibile dato che, osservando i principali esponenti e gli eletti in consiglio della maggioranza che sostiene Mager, si ritrovano figure storiche del centrodestra locale in libera uscita dai partiti (che non sono certo contrari alle riforme della Meloni) e uomini vicini proprio al responsabile dello sfascio della sanità ligure Giovanni Toti (i cui esponenti hanno festeggiato la vittoria di Mager come ha denunciato, lamentandosene, il segretario regionale di Fratelli d’Italia).
Per chi vuole esercitarsi nell’osservazione del profilo politico del “civismo moderato” basterebbe osservare la qualità del dibattito in consiglio comunale di Imperia, dove la maggioranza “civica” di Scajola mette regolarmente in scena tutto l’armamentario della destra nazionale, anche se ha azzerato la presenza ufficiale dei partiti nazionali di centro destra.
Che la sfida per il governo della città di Sanremo potesse essere al ballottaggio un derby a destra ci poteva stare, ma che a questo scenario già poco gradito si accompagnasse l’azzeramento di una voce alternativa di opposizione che, lavorando criticamente sui temi per far crescere il consenso può lavorare per riproporsi con più forza alle prossime elezioni, è il frutto di un grave errore politico che forse il candidato Fellegara non ha saputo o potuto evitare. Una decisione che non dà seguito agli impegni assunti in una campagna elettorale intensa e condotta su un programma elettorale alternativo alle due destre sanremesi.
Il fatto che questa strategia venga propagandata come un modello esportabile alle prossime elezioni regionali rappresenta un evidente problema politico che dovrà essere oggetto di un chiarimento tra le forze del centrosinistra, per capire se ambiscono veramente a conquistare il governo regionale per lasciarsi alle spalle il “Totismo” oppure se intendono fare alleanze per puro calcolo elettorale con esponenti di quel mondo alla ricerca di ricollocazione ora che la loro “corazzata” sta lentamente affondando.
Riteniamo che per offrire un diverso modello di sviluppo della Liguria non si possa annunciare la costruzione di un argine alle destre (nei fatti ridotto ad operazioni di piccolo cabotaggio politico per imbarcare transfughi del centrodestra Totiano in cerca di ricollocazione) che si traduce invece in una gabbia di alleanze tattiche che impedisce la costruzione di una proposta alternativa alle politiche che hanno fatto arretrare la condizione della Liguria nel decennio delle giunte di centrodestra”.