““La musica è rivoluzione, ma magari ha un peso minore rispetto a quello che aveva negli anni ’60 e ’70. Il Festival di Sanremo? Spero che torni a essere anche teatro di musica d’autore. Negli ultimi anni non lo è stato assolutamente“. Queste le parole di Enrico Ruggeri, l’ospite che ieri sera ha aperto, con grande entusiasmo da parte del pubblico, la rassegna “Incontri ravvicinati coi cantautori” presso il Molo delle Tartarughe a Diano Marina. La manifestazione, ideata dal discografico imperiese Stefano Senardi, prevede un ciclo di serate dedicate alla cultura musicale e alla canzone d’autore.
Enrico Ruggeri ha proposto una performance acustica di alcuni dei suoi brani più celebri, ma soprattutto, dialogando con Stefano Senardi e Maurilio Giordana di Radio Onda Ligure, ha ripercorso i momenti più significativi della carriera, attraverso aneddoti e ricordi, oltre ai riferimenti al suo ultimo libro “40 vite, senza fermarmi mai”.
La rassegna proseguirà con altri importanti nomi della musica italiana: Ron l’11 luglio, Morgan il 9 agosto e Paola Turci il 31 agosto. “Incontri ravvicinati coi cantautori” è un evento organizzato da Intersuoni Srl in collaborazione con BMU Music di Ettore Caretta, promosso dal Comune di Diano Marina e dal Sindaco Cristiano Za Garibaldi, con il patrocinio di SIAE, del Club Tenco e di Rockol. Presente all’incontro anche l’assessore regionale Marco Scajola.
L’intervista a Enrico Ruggeri
Non è la prima volta che sei qui nell’imperiese, nel dianese. Cosa ti lega a questo posto?
“C’è un’amicizia con Stefano Senardi, che è stato mio discografico negli anni ’90, il miglior partner che io abbia avuto all’interno della discografia. Qui, in questa zona, è attivissimo e fa un sacco di cose interessanti. Quando mi chiama, arrivo di corsa”.
Il tuo ultimo libro, “40 vite senza fermarmi mai”, è una citazione di un tuo grande successo. Com’è stato ripercorrere 40 album, che sono moltissimi, tantissime canzoni, e se c’è stata magari una riscoperta particolare?
“Devo dire molte riscoperte, perché nel momento in cui scrivevo i capitoli qualche canzone la riascoltavo e, siccome non capita spessissimo, ci sono state delle riscoperte di canzoni delle quali sono orgoglioso ma che non ricordavo quasi più”.
C’è una canzone che ti ha segnato particolarmente anche a livello personale, oltre la carriera e i grandi successi?
“A livello personale mi piace ricordare le canzoni nelle quali ho un po’ anticipato eventi che sono poi successi. Per esempio, nel ’78 avevo già individuato delle tensioni tra il fan e la rockstar. Scrissi un pezzo che si chiamava “Superstar”, nel quale un fan uccide la sua rockstar preferita, e ahimè, due anni dopo Chapman ammazzava John Lennon. Ho scritto un brano che si chiama “Trans” quando LGBTQ era un codice fiscale, nel ’91. Mi piace dare un’occhiata al mondo e certe volte intuire dove sta andando”.
Il tuo ultimo album, “Rivoluzione”. La musica è ancora una rivoluzione o è cambiata?
“La musica è rivoluzione, ma magari ha un peso minore rispetto a quello che aveva negli anni ’60 e ’70. Però indubbiamente si rivolge a un’élite dell’anima oggi, non a una grande massa. La musica vera è importante”.
Ultima domanda: siamo qua vicino a Sanremo. Per te il Festival ha rappresentato tanti momenti importanti. Il prossimo anno torna la conduzione con Carlo Conti. Cosa ne pensi? Ti rivedremo in gara?
“Non lo so. Quest’anno qualche cantautore ci sarà, sono mancati per cinque anni, però credo che ce ne saranno tanti che vogliono andare. Non lo so, però spero che il Festival torni a essere anche teatro di musica d’autore. Negli ultimi anni non lo è stato assolutamente”.