Alla Triennale di Milano c’è anche un artista imperiese c he ormai da tempo vive e lavora nel capoluogo lombardo. Si tratta di Luca Staccioli, 36 anni, artista visivo e ricercatore.
Luca Staccioli, nato a Imperia 36 anni, fa, da tempo vive e lavora a Milano, raccogliendo successi nel campo artistico
Luca, dopo aver studiato Filosofia, ha poi intrapreso il percorso artistico studiando pittura e poi arti visive e studi curatoriali alla NABA di Milano. La sua pratica artistica coinvolge media differenti, tra cui il disegno, il collage, la fotografia, l’audio, il video, la scultura. Staccioli impiega tecniche, materiali e processualità molteplici al fine di riflettere sul cambiamento del valore di narrazioni e oggetti, e sulla relazione tra i corpi umani, gli artefatti e gli ecosistemi naturali.
Luca Staccioli nella sua carriera artistica ha già ottenuto numerosi riconoscimenti come l’Exibart Prize nel 2022, il Premio Fabbri per l’arte contemporanea e la borsa di studio Fondazione Pini nel 2018. Nel 2017 ha ricevuto il secondo premio al Talent Video Awards, Careof, Mibact. Numerose le sue mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Alla Triennale Milano Luca Staccioli, insieme a Lavazza, partner istituzionale con cui la Triennale condivide l’approccio multidisciplinare della ricerca nelle arti visive, presenta l’installazione Kit eliminacode multifunzione (fichi d’India).
L’opera è visibile nello spazio espositivo all’interno del Caffè Triennale – spazio espositivo che accoglie installazioni temporanee dedicate alla natura e alla sostenibilità – e succederà a GL 03 di Andrea Branzi, Under a Coffee Tree di Francis Kéré, Terra-cotta, Plastic Pots and Chai and Chinese Hibiscus di Lorenzo Vitturi e Saetta (Totem) di Alice Ronchi.
Le opere di Luca Staccioli sono spesso legate a operazioni di denuncia del sistema di consumo contemporaneo e alla possibilità di metamorfosi e rinascita che guarda alla natura come prima fonte di ispirazione.
La serie di lavori in ceramica Kit eliminacode multifunzione (fichi d’India) realizzata dall’artista nel 2024, prende ispirazione dalla continua trasformazione del paesaggio e da come gli esseri viventi si adattino a esso. La chiocciola di un kit eliminacode è sottoposta a un processo di trasformazione, passando da oggetto di uso comune e banale a matrice di un corpo vivo. Questi nuovi organismi, dalle forme totemiche e dai colori e sfumature antirealistiche, si ispirano ai fichi d’India non solo nella forma, ma anche nella capacità di generare gruppi naturali per proteggersi e moltiplicarsi. Sottraendo l’oggetto-matrice alla propria funzione originaria, l’artista apre le porte a nuove possibilità poetiche di metamorfosi, narrazione e rinascita.
L’installazione si inserisce in un percorso di promozione e valorizzazione della scena artistica italiana avviato da Triennale da alcuni anni, a cura di Damiano Gullì, che ha visto coinvolti artiste e artisti italiani di diverse generazioni, caratterizzati dalla capacità di muoversi con disinvoltura tra diverse discipline, mezzi e tecniche.
(Foto Gianluca Di Noia Triennale Milano)