E’ stato un consiglio comunale infuocato, come prevedibile, quello che ha discusso l’approvazione dell’accordo transattivo tra la Go Imperia e il Fallimento della Porto di Imperia Spa atto a mettere fine ai contenziosi legali in essere ormai da una decina di anni. In particolare, il clima, già piuttosto teso, si è particolarmente surriscaldato con l’intervento del Sindaco Claudio Scajola, applaudito da tutta la maggioranza, che ha portato alle reazioni dei consiglieri Ivan Bracco e Edoardo Verda.
Il primo cittadino, infatti, ha attribuito le responsabilità del fallimento dell’operazione porto all’inchiesta condotta dal consigliere Bracco, allora Ispettore della Polizia Postale, scaturita, secondo quanto riferito dall’ex Ministro, da un esposto dell’allora consigliere Paolo Verda, padre del consigliere Edoardo Verda.
Lo stesso aveva fatto in precedenza il consigliere di maggioranza Luca Volpe, sventolando il “libro bianco” del Pd stampato all’epoca per ricostruire le problematiche dell’operazione porto turistico.
“Il libro bianco del Pd è la più grande vergogna subita dal Comune di Imperia. L’allora Sindaco Strescino aveva licenziato la Giunta impedendoci, io ero assessore, di portare avanti il nostro lavoro. I problemi e i danni che abbiamo subito arrivano dal libro bianco, da chi si è permessso di fare denunce che non hanno sortito niente. C’è gente che ha sofferto, che è finita in difficoltà assoluta. E ci permettiamo di dire che la croce sui cittadini l’abbiamo gettata noi. Siete dei vergognosi”.
La discussione della pratica (approvata con i voti favorevoli della maggioranza e contrari dell’intera opposizione) era iniziata con gli interventi dei consiglieri di minoranza Loredana Modaffari (Pd) e Lucio Sardi (Avs).
“Il porto di Imperia è una croce che da oltre dieci anni portano i cittadini di Imperia – ha dichiarato la consigliera Modaffari – Un’opera faraonica di cui non si vede la fine che ha portato danni economici incalcolabili e una pessima pubblicità. La transazione in discussione oggi è l’ennesima pagina negativa della vicenda portuale. Questa non è buona amministrazione“.
“E’ una brutta fine della vicenda porto – ha aggiunto Sardi – Il Comune aveva un credito riconosciuto, per danni accertati, pari a 71 milioni di euro, riconosciuto dal Tribunale. Danni fatti da una società con all’interno un imprenditore portato a Imperia da lei, Sindaco Scajola, che non ha fatto le opere, ha venduto i posti barca e si è portato via i soldi. La curatela vende a 500 mila euro alla Go Imperia un’azienda che non esiste, vuota. 500 mila euro in base a quale valutazione? Come fate a votare questa pratica? E’ una roba terribile, un pessimo modo di gestire le pratiche”.
Imperia: porto turistico, tensioni in consiglio dopo l’intervento del Sindaco Scajola
Scajola ha iniziato il suo intervento illustrando l’iter che ha portato all’accordo transattivo tra Go Imperia e Fallimento della Porto di Imperia Spa.
“Corradi, presidente della Go Imperia, ha individuato, da esperto uomo di finanza, quale potesse essere la soluzione migliore per il prossimo avvio della concessione. Entro agosto, infatti, la Go Imperia avrà una concessione ultrasessantacinquennale per la gestione del porto turitico. Corradi mi disse che gli sembrava sciocco far proseguire la Go Imperia nel pagamento di 96 mila euro annui alla Porto di Imperia Spa per l’affitto d’azienda e che contestualmente l’allungamento del periodo della procedura liquidatoria fosse un continuo salasso per le risorse della Go Imperia.
La Porto di Imperia in cassa ha 2 milioni e 600 mila euro. La causa che il Comune ha vinto dice che potremmo avere diritto a 71 milioni di euro dalla Porto di Imperia Spa. Ma se la Porto di Imperia Spa ha 2 milioni e 600 mila euro come potrà mai il Comune prendere 71 milioni? Lo capirebbe anche un cretino che non è possibile. La curatela fallimentare ha fatto ricorso in Cassazione, il che obbliga il Comune al pagamento di 350 mila euro di spese di registro.
Le procedure liquidatorie durano un sacco di tempo e hanno costi. Per questo ad un certo punto mi sono confrontato in videoconferenza, in maniera brusca, con i liquidatori. Ho detto loro che non si poteva andare avanti e che era il caso di chiudere. Il Presidente del Collegio dei liquidatori si è consultato con il Giudice del Tribunale e hanno convidiso che la transazione fosse la cosa più logica, nell’interesse pubblico.
Siamo così andati a ragionare su come poteva essere questa transazione. Noi abbiamo ritenuto di fare l’interesse della comunità. Con questo accordo leviamo dalla precarietà i dipendenti della Porto di Imperia Spa perché con l’acquisto del ramo di azienda della Porto Spa si stabilizzano. Sul fronte della procedura liquidatoria, più si va avanti e meno si prende. Per questo ci è sembrato che si dovesse correre. Con la transazione chiudiamo la liquidazione, stabilizziamo i dipendenti e ci prendiamo un milione e cinquanta. Per fare questo c’è la rinuncia al ricorso in Cassazione e di conseguenza ai 350 mila euro della tassa di registro. E’ tutto molto semplice”.
Scajola si è poi concentrato sull’operazione porto.
“Il 21 ottobre 2010 per effetto di un’informativa della Polizia Postale sono finito su tutti i telegiornali di Italia con la accusa di associazione a delinquere. Nell’aprile 2009 era stato presentato un esposto alla Procura di Imperia con primo firmatario Paolo Verda. Tutto ciò che è scritto in quel libretto (il cosidetto ‘libro bianco’ del Pd sul porto di Imperia, ndr) ha portato alle informative successive.
Oggi mi viene da sorridere a vedere che due pilastri del Pd di Imperia sono Verda figlio e Bracco, della Polizia Postale. Sono stati i protagonisti della vicenda porto. Lo sono stato anche io, perché sono stato indagato per associazione a delinquere e poi archiviato a due anni dallo stesso Procutatore che mi aveva indagato perchè il fatto non sussite. Mi sono letto tutte le informative. Ho visto l’assoluzione piena da parte di tutti gli indagati che erano stati spinti al pubblico ludibrio.
Le informative erano perennemente inviate ai media. Qualcuno si è ammmalato fino a morire. Ora finitela, cerchiamo di salvare la città e il porto. Ho voluto fare il Sindaco perchè ho pensato di mettere le mie energie e le mie competenze per far uscire dal fango la città e il porto. Ci abbiamo lavorato sei anni, siamo arrivati all’ultimo atto. In buona sostanza il fatto che si completi il porto credo che sia un interesse condiviso.
Io è la prima volta che parto del libretto, del primo firmatario dell’esposto e delle informative. Non trasciniamoci più in queste cose. Le guance sono solo due e credo sia il tempo di chiudere queste vicende.
Io ho rispetto per Caltagirone, che non vedo da 13 anni. Era un imprenditore significativo. Nelle carte dell’inchiesta non si dice che l’ho portato io Caltagione, si dice invece chiaramente come è venuto Caltagirone a Imperia. Finiamola con questa storia. Io non sapevo neanche che Caltagirone fosse interessato alla costruzione del porto.
Io non contesto il Paolo Verda che fa la denuncia in Procura. Ma non è il mio modo di fare la politica. Non è il mio modo di vedere la vita. Non mistifichiamo piu la storia.
C’è stata un’indagine, ci sono stati due processi, le assoluzioni. La Procura generale di Torino non ha fatto più appello, condividendo le assoluzioni, finiamola. Era evidente che il porto lo avrebbe realizzato il privato. Il miracolo fu di fare una societa in cui il Comune aveva il 33% mettendoci zero. Il 33% ce lo mettevano gli imprenditori privati, il 33% Caltagirone, che scelsero loro. Il Comune di Imperia, senza averci messso un euro, oggi si trova proprietario del porto. Ora cominciamo a costruire”.
Ivan Bracco (PD)
“Siccome il Sindaco non vedeva l’ora di arrivare a questo punto, io non gli consento assolutamente di entrare nel merito della professione di un’altra persona che ha svolto un incarico secondo le direttive dell’autorità giudiziaria. Se il Sindaco all’epoca aveva delle perplessità, aveva tutti i modi e il potere dal punto di vista legale di intervenire. Io facevo la mia parte. Sindaco si vergogni”.
Edoardo Verda (PD)
“La vicenda ha sicuramente segnato le vite personali di molti, anche nella città, sulla quale credo che il Partito Democratico, per non serbare personalismi, abbia dimostrato di avere la capacità di guardare oltre. Io per primo mi sono trovato più volte a votare favorevolmente ad alcuni atti di indirizzo riguardanti il futuro del porto, a dimostrazione del fatto che si guarda il punto e non il proponente. Il Partito Democratico sarà contrario e voterà contrariamente per le ragioni che sono state esposte da me e dai colleghi. Mi permetto un appunto personale, visto che ho trovato una risposta convincente dal punto di vista dell’oratoria, ma scadente nei contenuti da parte del Sindaco. Ho parlato di responsabilità politiche, di scelte politiche che sono state prese da una parte politica che, a mio avviso e a nostro avviso, sono state sbagliate.
Visto che è stata citata una vicenda personale di qualcuno all’interno di questo consesso comunale, concludo con un ricordo del 2010, quando fu organizzata una manifestazione dall’allora ministro Scajola sull’opera pubblica portuale. All’epoca il primo firmatario casualmente era mio padre. Ricordo bene quando, di fronte al bar Piccardo, ero con mio padre, tenendogli la mano, gli chiesi come andò quella manifestazione, avevo 12 anni, mi resi conto di quanto fosse importante per la città e anche per me stesso. Ricordo che il primo firmatario, anche il secondo e una serie di altri politici locali, furono citati dall’allora ministro proprio per l’esposto che anche oggi è stato citato, e un coro diceva ‘A mare, a mare‘. Concludo con questa visione personale: ero troppo piccolo per poter capire, ma mi rivolsi a mio padre e gli dissi ‘Ti vogliono bene’. Questa è la vicenda del porto che ha toccato ciascuno di noi, la vicenda che siamo tutti pronti a guardare”.