23 Dicembre 2024 17:57

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Da Imperia a Milano e ritorno: Luca D’Addino e l’arte della clownerie. “Con il teatro è stato un colpo di fulmine. Il mio sogno? Aprire un ‘cantiere Grock'” / Foto e video

“La clownerie è l’arte di sovvertire le regole”. Queste le parole di Luca D’Addino, attore imperiese di 38 anni, che racconta il suo percorso artistico dalla sua città natale a Milano, dove ha studiato e ha iniziato la sua carriera. D’Addino ha scoperto la passione per il teatro studiando al Dams di Imperia, proseguita poi nell’esplorazione della clownerie.

Lo abbiamo intervistato di fronte al murales di Villa Grock per parlare dei suoi ambiziosi progetti per valorizzare la figura di Grock. Tra i suoi sogni c’è la creazione di un festival di clownerie e di un archivio dedicato a Grock, un progetto che prende il nome di “Cantiere Grock”. 

Che cos’è la clownerie?

“La clownerie è sovvertire attraverso la comicità le regole che in qualche modo ci vengono imposte. Io sono un amatore, un artista che ama questo genere. Il clown è colui che con la sua presenza, con i suoi giochi e scherzi riesce, attraverso la risata, a sovvertire le regole. Spesso viene unito alla figura dei bambini o dei folli, perché proprio queste persone sono coloro che sovvertono le regole.

Il clown in realtà ha il naso rosso perché veniva definito clown il contadino ubriaco che arrivava dopo il lavoro stanco al banco della taverna e cadeva, si versava il bicchiere addosso e tutti ridevano di questo uomo ubriaco. Gli uomini, si sa, quando sono ubriachi hanno il naso rosso e le gote un po’ più rosse. Da qui nasce il trucco del clown. Per cui c’è tutta una genealogia del clown che deve essere riscoperta.

Qui siamo nella città di Grock, o meglio, in una delle città di Grock, perché Grock è stato un giramondo, e quindi sarebbe bello riscoprirlo proprio qui”.

Tu hai studiato qui a Imperia al Dams. È qui che hai scoperto il teatro?

“Sì, è stato qui il mio incontro con quest’arte che mi ha folgorato. Ricordo ancora la prima volta che ho aperto il libro di Camus, “Caligola”, per studiare il monologo che doveva essere un provino per mettere in scena, leggo il testo e dico: “Ma questa cosa è meravigliosa, io questa cosa tra l’altro mi sento che già la so fare”. È come se avessi sentito la chiamata. Dopodichè ho scoperto sempre di più studiando al Dams con grandi maestri e professori. Ne cito alcuni: Enrico Bonavera, che oggi è l’Arlecchino nell'”Arlecchino servitore di due padroni” del Piccolo di Milano, e Roberto Cuppone, un grande del teatro. Studio teatro, mi innamoro e mi dico: “Voglio fare l’attore”. Ho provato il provino per le accademie e sono finito all’Accademia Paolo Grassi di Milano. L’ho fatta tre anni e poi sono rimasto a Milano”.

Hai fatto tante cose in questi anni e c’è stata anche l’incontro e la collaborazione con Dario Fo?

“Beh sì, devo dire che a Milano quasi tutti hanno collaborato in qualche modo con lui, perché era l’asso pigliatutto di Milano. Negli ultimi anni della sua vita ho avuto la fortuna di incontrarlo per una messa in scena di “Mistero Buffo” di Dario Fo e Franca Rame. Insieme ai miei compagni di Accademia siamo andati al Festival di Avignone a mettere in scena un remake di questa grande opera che gli valse il Premio Nobel. In quell’occasione ho avuto l’opportunità di incontrarlo da vicino. Abbiamo fatto delle lezioni con lui. L’attore deve sempre rubare e io ho cercato di rubare il più possibile da questo gigante”.

Siamo qua di fronte al murales di Villa Grock, non a caso, perché hai dei sogni molto importanti per valorizzare la figura di Grock a Imperia?

“I sogni sono desideri di felicità. Mi darebbe molta felicità che a Imperia si possa costituire un nucleo di persone capaci di valorizzare la figura del grande Grock attraverso una serie di azioni sul territorio. Il territorio che abbiamo è un territorio meraviglioso. Grock è un personaggio meraviglioso. Unendo le due cose si può fare qualcosa di grande. È per questo che sto cercando, nel mio piccolo, di creare una rete tra gli attori del territorio che fanno cultura ed eventi. Magari creare un festival di clownerie che già c’era, il Festival Grock dal 2000 al 2009, però magari in una versione rinnovata. E poi magari altre attività, un archivio su Grock, delle attività al museo. Insomma, cercare di dare quello che ho ricevuto prima al Dams e poi a Milano alla mia città d’origine”.

Hai già fatto un esperimento alcune settimane fa qui a Villa Grock. Com’è andato?

“L’esperimento che abbiamo fatto a Villa Grock è stato inserito all’interno di una programmazione per un evento chiamato “Un treno carico di Grock”. Degli allievi milanesi del Collettivo Clown di cui faccio parte sono scesi da Milano a Imperia per scoprire Villa Grock e fare dei workshop con dei clown che abbiamo contattato, tra cui Boris Vecchio di Genova, direttore artistico del Festival Circumnavigando di circo contemporaneo, e Carlo Rossi, fondatore della compagnia Filarmonica Clown di Milano che è una pietra miliare della clownerie milanese. Ci siamo fatti questo weekend di mare e approfondimento culturale, di conoscenza di questo gigante della clownerie come Grock. È stato bello. Mi piacerebbe chiamare questa iniziativa di connettere le realtà di Imperia “Cantiere Grock”. Quindi segnatevi questo nome, se ne sentite parlare sappiate che qualcosa si sta muovendo a Imperia”.

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