“Nella discussione della pratica sulla transazione tra il comune ed il fallimento della Porto di Imperia spa nel corso dell’ultimo consiglio comunale, Scajola è riuscito a citare il sommo poeta e la Divina Commedia, immaginando la riunione ultraterrena dei vari protagonisti della vicenda del porto – Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere di minoranza del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, in merito alla vicenda del Porto Turistico, discussa nei giorni scorsi in Consiglio Comunale.
Porto Turistico, Lucio Sardi (AVS) critico sulla discussione del Consiglio Comunale
“Nel rappresentare le ragioni che “a suo dire” hanno portato al fallimento della Porto di Imperia spa, Scajola ha con veemenza attaccato quelli che ritiene responsabili della mancata realizzazione del porto, che per lui sono coloro i quali hanno denunciato gli illeciti oltre ovviamente chi condusse le indagini per conto della magistratura.
Per Scajola nessuna responsabilità può essere addebitata a Caltagirone anche se, come documentalmente verificato dalle carte del processo penale e sancito dalla sentenza in cui è stato assolto dai reati penali, è risultato il responsabile del blocco dei lavori del porto dopo aver fatto finire nella voragine di debiti della sua holding capogruppo oltre 150 milioni di euro ricavati dai finanziamenti bancari e dalla vendita dei posti barca con cui doveva finanziare i lavori.
Nessun accenno, nel racconto di Scajola, alle opere mal realizzate (come i parcheggi sotterranei ancora oggi inutilizzabili), agli abusi e difformità sul progetto che le giunte “paperino” eterodirette da Scajola si affannavano a cercare di sanare (come il famoso capannone mostro), neanche un vago richiamo alla gigantesca montagna di terre di scavo innalzata come una discarica abusiva davanti alle finestre del Comune ed i cui residui inquinanti devono ancora essere smaltiti per bonificare l’area.
Anche in merito alla catena di fallimenti o di insolvenze subite dalle imprese impegnate nel cantiere del porto, Scajola ed i suoi sovraeccitati consiglieri di maggioranza hanno ripetuto la stessa favoletta sulle responsabilità di chi denunciava irregolarità e dell’indagine della magistratura, dimenticando che al momento dell’arresto il cantiere del porto era già da tempo quasi immobile proprio perché Caltagirone non pagava l’azienda capofila dell’appalto, che quindi non poteva saldare tutti i subappaltatori a cui aveva assegnato parte dei lavori.
Una serie di “dimenticanze” che hanno accompagnato l’illustrazione della pratica con cui l’amministrazione Scajola ha raggiunto il “brillante” risultato della transazione per effetto della quale il Comune rinuncia a 71 milioni di euro di crediti riconosciuti per le mancate opere pubbliche sul porto, (cifra oggettivamente non recuperabile dal fallimento) per farsene promettere solo 3 milioni (altrettanto irrecuperabili viste le disponibilità della procedura fallimentare).
Una operazione particolarmente insensata e contraria all’interesse pubblico, anche in una logica transattiva che porta con sé la rinuncia a qualche diritto, perché è vincolata all’acquisto, da parte della Go Imperia (ovvero dal Comune visto che è una società interamente partecipata), dell'”azienda portuale” dal fallimento alla assurda cifra di 500 mila euro.
Considerando che l’azienda ceduta dal fallimento consiste praticamente in una scatola vuota o meglio piena di cianfrusaglie di valore risibile (parliamo di qualche pontile galleggiante e qualche arredo), ci si domanda che tipo di transazione sia quella in cui un soggetto che deve ricevere una montagna di soldi ci rinuncia, e poi a fronte di un nuovo più modesto impegno di pagamento non credibile, decide di dare dei soldi al suo debitore in cambio di nulla.
Una transazione seria avrebbe dovuto semplicemente e in modo trasparente vedere l’impegno da parte del fallimento della Porto di Imperia spa a saldare la parte di debito verso il Comune che può sostenere dopo aver saldato i creditori aventi diritto di prelazione senza acrobazie finanziarie e annunci che non avranno esito.
Anche nella transazione con cui si vanno giustamente a definire gli ultimi contenziosi ancora in atto, ma che non potranno rimediare il danno già subito dalla città, bisognerebbe avere il coraggio di dire la verità e rispettare i dati oggettivi.
Perché del milione e cinquantamila euro che il comune dovrebbe a breve ricevere dal fallimento in base alla transazione votata dalla maggioranza (probabilmente gli unici di cui il comune rientrerà rispetto a quelli promessi dal fallimento) praticamente la metà è quella che lo stesso comune gli ha appena versato tramite la Go Imperia.
Tornando a Dante, se tutti i protagonisti della fantasiosa narrazione della vicenda del Porto andata in scena nell’ultimo consiglio comunale, si dovessero ritrovare nell’immaginario aldilà descritto dal sommo poeta, di sicuro finirebbero nel “girone dei ballisti”, il più affollato dei Calta-gironi dell’infero dei porti turistici”.