Alberto Muraglia, il “vigile in mutande“, simbolo dell’inchiesta sui cosidetti “furbetti del cartellino”, ha vinto la propria battaglia legale anche in Cassazione. La Suprema Corte, infatti, ha respinto il ricorso del Comune di Sanremo contro la sentenza della Corte d’Appello di Genova, sezione Lavoro, secondo cui Muraglia, licenziato dopo il coinvolgimento nella maxi inchiesta sui “furbetti del cartellino“, doveva essere reintegrato e risarcito di tutti gli arretrati.
Sanremo: Muraglia vince anche in Cassazione
La Corte d’Appello, accogliendo il ricorso del legale di Muraglia, Alessandro Moroni, aveva annullato il provvedimento di licenziamento disciplinare disposto dal Comune di Sanremo il 22 gennaio del 2016. Il motivo? A Muraglia il Comune di Sanremo non contestava ulteriori violazioni disciplinari, se non quelle già oggetto del procedimento penale terminato con l’assoluzione, con formula piena, in primo e in secondo grado.
In sostanza l’assoluzione in sede penale del Muraglia copriva anche le contestazioni contenute nel procedimento disciplinare. Da qui la decisione di annullare il licenziamento con la condanna del Comune di Sanremo al reintegro e al pagamento degli arretrati e al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali (dal 2016 ad oggi).
La Cassazione ha confermato la sentenza dell’Appello. Nel frattempo Muraglia, che ha già percepito 132 mila euro, ha contestato, tramite i propri legali, gli avvocati Alessandro Moroni e Alberto Luigi Zovoli, una discrepanza tra i propri calcoli e quelli del Comune in merito al risarcimento. Secondo quanto approvato dalla Giunta Biancheri, a Muraglia sarebbero dovuti andare 227 mila euro, cifra poi ridimensionata a 132 mila. Per l’ex vigile, licenziatosi dopo la sentenza di Appello, il Comune non avrebbe tenuto in considerazione alcune voci, tra le quali le ferie non godute, rivalutazione del capitale e degli interessi, per un totale di circa 80 mila euro.