“La presentazione della nuova grafica della società Go Imperia con tanto di “restyling” delle divise delle receptionist e degli ormeggiatori del porto (tanto valeva chiamarli moorings) è la nuova tappa dell’operazione “elegance experience” messa in atto dal sindaco (major) Scajola, di cui abbiamo avuto le avvisaglie durante l’ultimo consiglio comunale (town council forse prossimo a diventare camera dei lord) – Queste le parole del consigliere di minoranza Lucio Sardi, del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, in merito alla presentazione nuova veste grafica della Go Imperia.
Go Imperia svela la nuova veste grafica, critico Lucio Sardi (AVS)
Una operazione avviata con un intervento da architetto da interni nel piano nobile del comune, dove sono comparsi due modelli della Vespucci e della Palinuro (forse nottetempo sottratti al museo navale), alcuni quadri antichi appesi nella ex sala commissioni – ora attrezzata all’uso di press room per gli annunci del sindaco – e alcune installazioni artistiche piazzate nei corridoi, accompagnate da qualche vaso di Kenzia (nota per la sua eleganza e decoro) in sala consiglio.
Meno efficace è stato il tentativo della maggioranza di adattare lo stile delle opposizioni, che si ostinano a presentarsi in consiglio senza giacca e con uno atteggiamento fastidiosamente critico che stona con l’eleganza british del sindaco, il quale nell’ultimo consiglio, ha interrotto con stile coloniale il mite consigliere Lauretti, minacciandolo di tirare fuori un dossier dei debiti fuori bilancio che egli avrebbe causato quando era dirigente in comune, faldone che forse Scajola conserva in soffitta.
Il timore è che il sindaco, non riuscendo ad addomesticare l’irritante mole di problemi e critiche che l’opposizione si ostina a portare in consiglio, tenti una operazione di estirpazione come già fatto per l’infestante referendum sui parcheggi bloccato con una potente dose di regolamento antidemocratico.
Tornando al lancio della campagna “filler and painting” sul porto (meglio nota alla plebe come stucco e pittura), che è stata presentata con un video realizzato con droni tenuti a debita distanza dai parcheggi interrati ancora inagibili, dagli scheletri di palazzine in stile tardo Caltagirone, dai mastelli e bidoni della spazzatura ricolmi e dagli asfalti sconnessi che chi vive con i piedi per terra vede ogni giorno in città, colpisce il nome dell’agenzia incaricata alla produzione del video promozionale.
Si tratta dell’agenzia Double Malt, a cui ci sentiamo di fare sinceri complimenti per il prodotto realizzato considerato lo scarto tra ciò che appare e la condizione reale della città e che crediamo meriterebbe la promozione a Triple Malt, a giudicare dallo stato di euforia quasi alcolica con cui l’amministrazione cittadina brinda al rilancio del porto e della città.
Abbandonando il tono sarcastico a cui certi annunci inevitabilmente inducono, sarebbe bene che l’amministrazione cittadina e il sindaco, invece di un continuo rilancio e annuncio sul completamento del porto turistico, riflettessero meglio sui rischi e problematicità del progetto, per evitare di ripetere gli errori del passato.
Invece che preoccuparsi della qualità delle divise, dovrebbero riflettere sulle evidenti carenze, approssimazioni e lacune del piano finanziario predisposto per dimostrare la fattibilità finanziaria dell’opera. Più che curare la grafica del sito del porto turistico, dovrebbero riflettere sull’impatto reale che avrà in quel tratto di costa la realizzazione della imponente quantità di metri cubi di nuovi edifici. Piuttosto che annunciare i grandi passi avanti fatti e l’imminente avvio dei lavori come un grande risultato ottenuto, potrebbero spiegare come mai, nonostante gli annunci sulla riapertura, non siano ancora riusciti neanche a rendere agibili i parcheggi interrati del porto.
Perché dopo oltre sei anni di amministrazione e di trionfali quanto vuoti annunci sul porto, l’unica “experience” da far vivere ai cittadini di Imperia dovrebbe almeno avere la consistenza di un’opera realizzata nello spirito del motto “fatti non parole” (deeds not words) che il sindaco spesso cita a sproposito.