14 Agosto 2024 23:36

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14 Agosto 2024 23:36

Un’imperiese in Palestina: la Resistenza del popolo palestinese e l’importanza della nostra solidarietà / Le immagini

“Ultimi giorni in Palestina, grata di questa opportunità di aver fatto quel niente che mi ha permesso di essere accanto a questo popolo che stimo e amo ogni volta di più per la sua forza, fierezza, amore grande e vero per la SUA terra, dove arte, natura e cultura si fondono con la grande gentilezza del suo popolo. Peccato la loro vita sia stravolta da un colonialismo genocidario. Ma intanto vi racconto”. Inizia così il quarto report (qui, qui e qui gli altri tre) dell’imperiese Susanna, tornata in Palestina per aiutare la popolazione, devastata da continui conflitti. Per far conoscere quella realtà a chi non si trova sul posto, realizza servizi in cui racconta tutto ciò di cui è testimone.

Un’imperiese in Palestina: la Resistenza del popolo palestinese e l’importanza della nostra solidarietà

8 agosto: ucciso il 166° giornalista a Gaza: Mohammed Issa Abu Saada, corrispondente e fotoreporter sul campo per diversi organi di informazione.

Uccidere l’informazione perché non trapelino le barbarie della più barbara “democrazia del medio Oriente”.

8 agosto. Tulkarem. Visita ai due campi profughi di Tulkarem e Nur Shams, oggetto di costanti attacchi da parte dell’esercito israeliano, abitati da circa 40.000 persone che già avevano subito la violenza della Nakba, costretti a fuggire e a lasciare ogni loro bene nel 1948 dalla loro città di Haifa. In entrambi, le strade principali sono ripetutamente distrutte da quei bulldozer che rovinano il manto stradale in profondità rompendo le tubazioni sottostanti e ad ogni incursione i soldati distruggono anche l’impianto e le tubazioni dell’acqua; tante case sono distrutte sia dai bulldozers sia dai bombardamenti fatti indifferentemente di giorno o di notte senza alcun preavviso; anche le coltivazioni sono state oggetto della violenza sionista. Questa la prassi già prima del 7 ottobre, ma da quella data i soldati israeliani hanno ucciso almeno 300 persone. Ci ha accompagnate Ahmed, uno dei responsabili del Coordinamento che sostiene le famiglie impoverite dalle continue violenze e organizza attività per i bambini anche del campo di Jenin. Grazie a lui ho potuto conoscere Sima Ibrahim Mahamid, studentessa di 16 anni alla quale il 19 novembre scorso i soldati israeliani, per puro disprezzo e nell’impunità totale, hanno ucciso il fratello e il padre, noto giornalista . Il ragazzo, ucciso perché uscito sulla strada per capire l’origine di un rumore ed il padre mentre cercava di soccorrerlo. I soldati, da prassi, hanno bloccato l’ambulanza. Quella sera il bombardamento ha ucciso 13 persone. Mi porto negli occhi e nel cuore la dolce fermezza di Sima mentre, accanto a sua madre, racconta e ci mostra il video. Non odio, non disperazione, ma la consapevolezza di essere sì assediati da un occupante disumano, ma di essere i legittimi abitanti di quella terra che non intendono lasciare.

5 agosto. Villaggio di Jawaya, sempre a Sud dove siamo ogni giorno a fianco di un pastore e delle sue pecore minacciato dai coloni che invadono la sua terra. Vediamo arrivare esercito e polizia e due grandi bulldozer, uno dotato di una specie di martello pneumatico. La processione sale al villaggio e, scortati da una trentina di soldati, vanno al pozzo nella proprietà di un famiglia di 14 persone e lo distrugge! L’acqua per la famiglia, gli animali, le coltivazioni! L’acqua per la VITA! Tanti del villaggio, attivisti palestinesi, internazionali e israeliani assistiamo impotenti: davanti a noi i soldati con i fucili spianati. I due mezzi procedono in perfetto accordo: distruggono, ricoprono e se ne vanno. Torneranno… la pulizia etnica prevede la demolizione di altre 16 case…. Questa è la democratica Israele.

4 agosto. Sono tornata ad Um Al Kher, altro villaggio beduino in Masafer Yatta dove, in passato, abbiamo trascorso tante notti con le famiglie che temevano l’arrivo dei soldati per rubare auto, un mezzo agricolo o distruggere una casa. L’occasione, un matrimonio, che è riuscito ad essere gioioso con la bellissima sposa che ha danzato con le donne del villaggio nonostante la recente devastazione: in luglio, in due giorni, l’esercito ha demolito 12 case in muratura! Ma Tareq e la sua gente stanno ricostruendo, anche se la colonia, inarrestabile, avanza. Ed è stata l’occasione per conoscere volontari americani e italiani del “Centre for Jews NonViolence” che assicurano la loro presenza per 15 giorni…Ebrei a fianco dei Palestinesi: occhi internazionali che vedono, filmano e denunciano, ponti, non muri!

3 agosto. Ad At Twani ho incontrato ed ascoltato G., funzionario della FAO, reduce da un mese trascorso nella striscia di Gaza. In passato aveva operato per ben 9 mesi con Operazione Colomba ad At Twani ed è nato un legame indissolubile con i volontari e la famiglia Huraini. Era provato, scosso dall’aver toccato con mano la volontà di sterminio dell’esercito che continua a comandare alla popolazione di spostarsi indicando posti sicuri che poi diventano l’obiettivo di spietati bombardamenti. Soldati israeliani che sparano per noia, soldati israeliani dell’esercito “più morale al mondo” che sparano ai piccoli in braccio alle loro madri in fuga… Ha visto il numero infinito di camion pieni di derrate, farmaci, strumentazioni …: tutto bloccato da soldati e coloni. I governi sanno, ma si inchinano a questo mostruoso governo coloniale.

Il Direttore dell’OCHA (Agenzia per il Coordinamento degli aiuti alla popolazione di Gaza e della Palestina intera) Andrea De Domenico al quale Netanyahu non ha rinnovato il visto di ingresso (!) denuncia: “Gaza sta soccombendo all’orrore, alla devastazione, ad una mattanza quotidiana perpetrata da uno degli eserciti più potenti e sanguinari del mondo che uccide e ferisce donne, uomini, bambini palestinesi senza essere fermato in alcun modo”. (Comunicato di Pax Christi-Campagna “Fuori Tutti!” https://www.paxchristi.it/?p=27152 )

Non dimentichiamo che a Gaza sono stati uccisi più di 16.000 bambini e 21.000 sono dispersi… quanti sono morti nella disperata solitudine per soffocamento o disidratazione o ferite sotto blocchi di cemento che gli adulti non sono stati in grado di togliere per la mancanza di gasolio e mezzi vietati da Israele? La bimba nella foto allegata è stata salvata dalle macerie, ma è rimasta sola. Quante come lei? Quante con gambe e/o braccia amputate? Ai governanti non interessa…, ma a NOI, SI!

Come denuncia Altreconomia di luglio, a Gaza non si sta compiendo solo un genocidio, un ecocidio, un domicidio, ma anche uno studenticidio di cui non si parla: 8.700 studenti, 500 docenti e amministrativi uccisi dai bombardamenti e dai cecchini israeliani e tutte le scuole, comprese le 6 università rase al suolo: questo è uccidere Il futuro!

9, venerdì. Abbiamo partecipato alle manifestazioni nonviolente in due villaggi oppressi dalle colonie illegali. A Kufr Qadum i soldati non hanno permesso neanche di iniziare intervenendo con tante bombe sonore e lacrimogeni prima ancora che la preghiera in moschea terminasse e usando un drone per individuare i manifestanti. Per fortuna nessun ferito o intossicato, mentre a Beita hanno sparato anche molte munizioni d’acciaio ed hanno ferito seriamente ad una gamba un internazionale mentre se ne stava andando! Trasportato con un camion perché i soldati hanno bloccato l’ambulanza, è stato medicato nell’ospedale di Nablus. Con ogni mezzo cercano di intimorire chi viene da tutto il mondo e mettere a tacere ogni voce di denuncia.

Termino con la positività del popolo palestinese, di Hakima, che in risposta alle violenze costanti dei coloni illegali di Ytzar che imperversano nel suo villaggio, organizza progetti di empowerment per le donne e campi educativi per i bambini, Assira Qiblyia, oltre a lavorare per un’Associazione contro la violenza sulle donne. In questi giorni si sono svolti a Gaza come al suo villaggio, giornate di attività ludiche, di gioia per i bambini, per i quali ha lavorato tanto, ma anche un progetto agricolo per diverse famiglie profughe da Gaza perché possano ritrovare la loro dignità. Non si ferma anche se i coloni hanno recentemente bruciato più di 1000 ulivi e, sempre con il fuoco, devastato decine di arnie.

Devo anche esprimere ammirazione per tanti giovani (e anche meno giovani 🙂 che ho incontrato sul campo e che stanno arrivando da ogni continente!
Non li ferma la parola “guerra”, né il sapere di essere ora target di soldati e coloni; li fanno partire le parole occupazione illegale, pulizia etnica, oppressione, genocidio!

Ringrazio chi mi ha affidato piccole e grandi offerte che, vi assicuro, sono state un grande sollievo e non solo materiale per diverse famiglie che hanno perso tanto. Sono la conferma che la solidarietà, l’amore esistono ancora e sempre e non ci sarà mai sufficiente bruttura che potrà fermarle! Restiamo umani!

Susanna

PS Giorno 305: Israele impedisce l’ingresso al vaccino antipolio salvavita. Complimenti, Israele…

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